Ha incontrato un riscontro più che positivo il film di Alice Rohrwacher, Le meraviglie, una storia dal sapore famigliare e fiabesco, girato in con la sorella Alba Rohrwacher, Monica Bellucci, Sam Louwyck e la giovane Alexandra Lungu, a cui spetta il ruolo della protagonista, Gelsomina.
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Durante la conferenza stampa era presente anche il produttore Carlo Cresto-Dina, ma tutta l'attenzione era puntata sulla regista e sulla Bellucci, star internazionale "relegata" ad un ruolo comprimario. Ma come ha detto proprio Monica, non esistono ruoli grandi o piccoli "siamo tutti sulla scena e si può dire tanto anche con poche battute". Un film che racconta la disillusione, la realtà che infrange la fantasia e le regole prestabilite dalla routine, il desiderio di liberarsi dai ruoli imposti dagli altri, dalla vita, e cercare, ottenere, quello che desideriamo veramente.
L'esperienza umana
La Bellucci ha sottolineato come il lavoro di un attore non consiste soltanto nel recitare, o sfilare su red carpet, ma soprattutto vivere e sperimentare le umane esperienze attraverso le storie che si interpretano "il personaggio creato da Alice mi interessava molto e sono davvero felice di averlo portato in vita, è la ciliegia su una bellissima torta, ma è una gran bella ciliegia. E' stata un'esperienza molto intensa, lavorare con questo cast meraviglioso, con Alba e con i bambini specialmente. I bambini sono attori naturali e c'è un forte senso di verità con loro sul set, sono una ventata di aria fresca e riscalda il cuore lavorare con loro... mi ha toccato profondamente l'onestà e l'integrità di Alice come regista e persona". La Bellucci ha continuato tratteggiando il suo ruolo come quello di una "fata turchina che è stanca di questo mondo finto di cui fa parte e che vuole diventare reale", uscire dagli schemi, da questo mondo patinato di cui fa parte e ci riesce grazie all'incontro con la giovane Gelsomina "un incontro con la vita vera ma allo stesso tempo magico".
E' un film molto personale, ma non autobiografico
ha detto la regista, parlando di come la storia di questo nucleo familiare è in qualche modo la storia di una famiglia che tutti possiamo conoscere - anche se ci sono dei cenni autobiografici visto che il padre dell'autrice era proprio un apicoltore come il personaggio di Louwyck. "Volevo raccontare una storia della mia terra, tra la Toscana e l'Umbria e desideravo lavorare a casa, in un ambiente che fosse familiare per me".
Protagonista o meno, non importa
La Bellucci ha sottolineato di come per lei non sia fondamentale essere la star di una pellicola, che non importa avere un ruolo centrale o marginale, anzi che per lei non esistono ruoli minori "si può comunicare qualcoa di molto importante anche solo con poche battute di dialogo, non è necessario essere al centro della storia. Quando ho incontrato Alice ed abbiamo parlato, mi ha trasmesso tanto e sapevo che questo ruolo avrebbe consegnato un messaggio significativo, di valore, al pubblico, anche se compare per poco tempo sullo schermo". Per l'attrice i criteri per scegliere un ruolo sono diversi e "mi trovavo in un momento della mia vita in cui avevo bisogno di un personaggio così".
Una fiaba infusa di realtà
Già il nome della regista dice tutto, come sottolinea la Bellucci, e di certo il titolo del film ricorda molto da vicino la fiaba di Alice nel Paese delle Meraviglie "siamo tutti alla ricerca di qualcosa di meraviglioso nella nostra vita e Alice lo fa attraverso i suoi film". La regista ha preso la parola dicendo "E' una fiaba molto materica da un certo punto di vista".
"Facciamo la conoscenza di questa famiglia di notte, durante il pieno dell'estate e quando la fata arriva in città ecco che arriva anche la luce". Ma la Rohrwacher ha girato questa favola cercando di aderire più che mai alla realtà, lasciando ampio spazio di interpretazione allo spettatore, qualcosa che oggi "succede di rado". La realtà è stata d'aiuto all'autrice e agli attori, vista la collaborazione tra lei e sua sorella, interprete del film "è stato molto naturale e sorprendentemente facile lavorare insieme" ha detto Alba, che ha scoperto di condividere lo stesso tipo di immaginazione di sua sorella "ci ha aiutate a sviluppare la storia e i personaggi. E' stata un'esperienza molto interessante, eravamo un po' preoccupate al principio perchè da un punto di vista lavorativo abbiamo sempre mantenuto le distanze e non sapevamo come sarebbe andata. Ma alcuni degli elementi del film fanno parte di noi, della nostra storia, e questo legame ci ha aiutato a lavorare in maniera molto rilassata, con grande complicità". Una comunicazione quasi subliminale tra le due "quando pensavo a qualcosa non dovevo neanche spiegarglielo, mi capiva al volo" ha detto Alice.E' la storia di un Re con quattro figlie e una Regina con una fatina vestita di bianco
Un luogo segreto
Anche la lingua ha avuto una grande importanza "abbiamo usato il francese per dare spessore al plot, quando loro parlano in francese è per indicare la loro storia, da dove vengono, quello che non abbiamo visto prima che il film iniziasse... si tratta anche di un luogo virtuale, di un posto dove la madre e il padre possono parlare in segreto. Abbiamo usato anche il tedesco e per me era importante usare questo mix di lingue perchè il personaggio di Wolfgang è come un bambino che non si sa esprimere perchè spesso il linguaggio può essere una barriera, una prigione, quando non riesci a trovare le parole giuste per comunicare quello che stai provando. C'è una dimensione linguistica molto importante nel film che abbiamo usato per gettare una luce sui personaggi" ha detto la regista.
Un elemento davvero chiave quello delle lingue, sia davanti alla camera che dietro, visto che Louwyck è davvero poliglotta "parlo tedesco, inglese, francese, fiammingo, un po' di portoghese, spagnolo e ho imparato un po' di italiano per il film. E' molto interessante conoscere nuovi linguaggi perchè sono l'ingresso per entrare in diverse culture e arricchirsene" ha detto l'attore. "Penso sia importante ricordarsi ogni tanto che parliamo una lingua perche vogliamo dire qualcosa, questo è quello che conta veramente per questi personaggi, è quello che li spinge, e sono pronti a usare qualsiasi linguaggio, anche straniero, per farsi comprendere" ha detto l'autrice.
I miei primi cinquant'anni
C'è ancora tanto da imparare!
L'indelicatezza dei giornalisti non ha limiti e la Bellucci si è vista chiedere cosa pensa di fare con il suo futuro visto che tra poco compierà i fatidici cinquanta; anche in questo caso le attrici della kermesse mostrano diplomazia e classe (come ha già fatto Hilary Swank durante la conferenza stampa per The Homesman) e la nostra Monica risponde ridendo "sono già contenta di essere viva e di essere arrivata fin qui! Spero di continuare su questa strada, c'è ancora tanto che voglio imparare e le mie figlie hanno ancora bisogno di me. Sono molto felice e soddisfatta, sto bene, mi sento bene e non cambierei niente di quello che ho fatto nella mia vita".