Il kolossal da 28 milioni di euro che doveva consacrare definitivamente Can Yaman come protagonista di grandi fiction internazionali si è rivelato, a una settimana dalla messa in onda dell'ultima puntata, un mezzo flop a livello di ascolti. Ma Il Turco non è affatto un passo falso nella carriera dell'attore turco. Anzi, potrebbe rappresentare il vero punto di svolta per la sua maturazione artistica.
Lontano dai ruoli da commedia romantica che l'hanno reso famoso, Yaman ha messo in scena un personaggio stratificato, ricco di sfumature e intensità. E in questo ha superato le aspettative di chi non credeva potesse essere credibile in ruoli drammatici.
Il Turco: un kolossal sotto tono, penalizzato dalla programmazione
Nonostante un budget imponente e una produzione internazionale ambiziosa, Il Turco non è riuscito a imporsi come evento televisivo. Il motivo? Una serie di scelte sbagliate da parte di Mediaset: scarsa promozione, palinsesto poco strategico e un lancio troppo condensato in sole due serate, per giunta in un giorno feriale. La prima metà, andata in onda martedì 8 aprile, ha accorpato tre episodi fino a mezzanotte inoltrata, scoraggiando buona parte del pubblico generalista.

A tutto questo si è aggiunto il confronto impietoso con Fuochi d'artificio, la fiction Rai andata in onda nello stesso periodo e capace di raggiungere punte del 17% di share, lasciando Il Turco indietro all'11,3%. Il kolossal turco-ungherese (che potete recuperare per intero in streaming su Mediaset Infinity fino al 29 aprile), insomma, ha avuto un battesimo in prima serata tutt'altro che fortunato.
Can Yaman: un nuovo volto drammatico
A brillare, però, è stato proprio lui: l'attore turco Can Yaman. Nei panni del giannizzero ottomano Hasan Balaban, ha mostrato una sorprendente capacità drammatica.
Lontano dai personaggi patinati delle dizi turche (le serie romance infinite solitamente ambientate a Istanbul) o dall'ispettore sornione di Viola come il mare, Yaman ha interpretato un uomo lacerato da guerra, fede, amore e identità. Il corpo a corpo con il proprio passato ha richiesto una presenza scenica forte, non solo fisica: e in questo Can ha convinto, anche grazie alla regia che ne ha valorizzato carisma e intensità.
Un lavoro di squadra non sempre all'altezza

La performance dell'attore è stata aiutata anche da un ottimo doppiaggio. Sebbene Can Yaman parli un italiano molto buono (grazie agli studi al liceo di Istanbul), il suo accento resta inadatto a ruoli epici come questo. La voce di Daniele Giuliani, ormai suo doppiatore ufficiale, invece, è riuscita a restituire credibilità e carattere al personaggio di Balaban.
A penalizzare ulteriormente Il Turco, è stata la recitazione di Greta Ferro. L'attrice, abbastanza apprezzata in Made in Italy, qui risulta meno convincente, anche a causa dell'autodoppiaggio che ha peggiorato la resa complessiva. A ciò si aggiunge una sceneggiatura debole, che alterna momenti di pathos sincero ad altri troppo simili a una soap opera.
Il futuro si chiama Sandokan

Ma Il Turco non è che l'inizio. Il vero salto di qualità per Yaman potrebbe arrivare con l'altro kolossal epico in agenda, ovvero Sandokan, il reboot Rai dello sceneggiato con Kabir Bedi, in arrivo nell'autunno 2025. La serie è prodotta da Lux Vide per Rai Fiction, con un cast internazionale e un investimento di circa 30 milioni di euro. Lì, Can Yaman sarà chiamato a interpretare un'icona, affiancato da nomi come Alessandro Preziosi ed Ed Westwick.
Con Sandokan, la Rai sembra voler fare le cose in grande: promozione su TG1, forte presenza social, spot nei programmi di punta. Tutto il contrario di quanto accaduto per Il Turco. Se il progetto funzionerà, sarà anche merito della credibilità costruita da Yaman proprio con questa prima, riuscita prova drammatica.
Oltre il fisico, un attore in evoluzione
Non è più tempo solo di sorrisi smaglianti e muscoli scolpiti. Con Il Turco, Can Yaman ha fatto un passo importante per diventare un attore completo. La serie ha mostrato i suoi limiti, certo, ma ha avuto anche il merito di offrirci un Yaman diverso, più profondo. E se il pubblico non se n'è accorto subito, il tempo - e Sandokan - gli darà ragione.