Buonanotte a Teheran - Critical Zone e il cinema come strumento liberatore per Ali Ahmadzadeh

"Fare film è libertà", ecco perché il cinema, come l'arte, sono vietati nel Paese mediorientale ed ecco perché il cinema e l'arte sono così importanti, specialmente tra le nuove generazioni.

Ali Ahmadzadeh sul set di Buonanotte a Teheran - Critical Zone.

Premiato al Pardo d'oro nel 2023, Buonanotte a Teheran - Critical Zone rappresenta una pellicola che fa entrare di diritto Ali Ahmadzadeh nella lista degli illustri registi iraniani al centro di questa nuova new wave che ormai ha assunto le sembianze di un'avanguardia politica vera a propria all'interno di un Paese che non ne vuole sapere di interrompere la sua opera di cancellazione.

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Sina Ataeian Dena, produttore di Buonanotte a Teheran - Critical Zone.

Uno scontro impari, che non si ferma ad una censura legata all'immagine, ma arriva anche ad una serie di divieti alla libertà personale. Come successo a Jafar Panahi, per esempio, anche Ahmadzadeh non ha potuto recarsi a Locarno per ritirare il premio vinto per impedimenti causati dal regime. Eppure, nonostante questa situazione, il cinema in Iran continua a regalare dei film grandiosi, forse proprio perché chi li fa si sente investito di una missione politica.

Buonanotte a Teheran - Critical Zone: intervista a Ali Ahmadzadeh

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I giovani di Buonanotte a Teheran - Critical Zone.

Buonanotte a Teheran - Critical Zone è una pellicola nata dalla rabbia verso l'impossibilità di compiere dei gesti elementari, che hanno portato alla nascita di un sottobosco che deve vivere agli argini, lontano dalla luce del sole. Come dice Ali Ahmadzadeh: "in Iran tutto ciò che si vuole prendere lo si può prendere solo in modo clandestino", per questo l'idea del film è venuta in un modo abbastanza semplice al regista. Un modo abbastanza semplice come "fermarsi a parlare con uno di questi ricettatori, dal quale acquistai una birra, che era molto arrabbiato della situazione e continuava a dire di avere molti clienti - lui li chiama 'pazienti' - in città".

L'innesco fiction della storia fu invece improntato sulla sovversione di questa ghettizzazione attraverso un rovesciamento metacinematografico in cui coloro che normalmente sono considerati il male della società nel loro esatto opposto: "L'immagine dell'ambulanza è importantissima: quando ho scritto la storia essa aveva due aspetti chiari nella mia testa. Il primo è che il sistema collabora con la distribuzione dei 'dealer' nella zona e il secondo era mischiare la figura dello spacciatore a quella del medico, cioè colui che porta serenità per la città".

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I giovani vecchi di Teheran.

In questo modo Ali Ahmadzadeh punta a raccontare queste nuove generazioni di invisibili, ma senza dimenticare il punto di partenza, ovvero tutto ciò che è legato alla tradizione e alla Storia, che per il millenario popolo iraniano ha un'importanza cruciale. "Raccontare i giovani è fondamentale per il mio Paese perché siamo nel mezzo di una rivoluzione culturale che tenta di opporsi anche a costo della loro stessa vita contro un sistema molto vecchio e molto religioso. Per me, come regista, è un dovere raccontare le loro storie. D'altro canto non si può non raccontarle senza citare il loro rapporto con gli anziani e con l'anzianità, a cui arrivano molto precocemente. Ecco da dove arriva l'idea di trasformare Teheran in una grande casa di riposo".

Un cinema libero contro le censure

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L'urlo femminile.

Tra i rovesciamenti più Buonanotte a Teheran - Critical Zone c'è quello dei rapporti di potere tra uomini e donne, anche se il regista ci spiega come questo disequilibrio relazionale sia ormai una cosa assodata nel suo Paese, nonostante la ferrea propaganda operata dal regime. "Una delle certezze per me era non fare un film sulla storia di un uomo, ma mostrare delle donne in grado di rappresentare il potere che hanno nella città. In Iran oggi è così: le donne sono in una posizione autorevole e in aperto contrasto con la policy del governo, che invece le vuole relegate in casa. Volevo mostrare donne in situazioni e in momenti di vita diversi, ma comunque unite dalle stessa lotta".

Non è possibile fare un film che non sia un film politico in generale, figurarsi quando si è in Iran, "il problema politico è molto importante perché la vita giornaliera ne è fortemente influenzata e quotidianamente abbiamo a che fare con la censura nei riguardi di ogni tipo di storia che vogliamo raccontare. Siamo cresciuti in questo sistema. Siamo abituati. Quando scrivo una scena penso automaticamente a come realizzarla e quali sono i difficoltà, è tutto inconsapevole, non ci pensi neanche coscientemente."

Ali Ahmadzade
Ali Ahmadzadeh, regista di Buonanotte a Teheran - Critical Zone.

Il cinema di Ali Ahmadzadeh, come Buonanotte a Teheran - Critical Zone testimonia molto bene, è mosso dalla voglia di spingersi oltre il "semplice" combattimento contro la censura, puntando direttamente a liberarsi da essa, per quanto possibile. "Quando creo un film provo a non fare in modo che queste regole non diventino la storia principale. Potevo girare Buonanotte a Teheran - Critical Zone anche a Parigi mantenendo lo stesso plot". D'altro il cinema in Iran è sinonimo di libertà: "La differenza tra cinema iraniano e cinema europeo e che in Iran l'arte è una cosa molto emozionale. I nostri registi sono autodidatti, non c'è nessun metodo scientifico o un corso che insegni come fare operativamente film. Fare film è libertà. Ecco perché il cinema e l'arte in generale sono vietate dal nostro governo, che preferisce eliminarle e basta perché vuole veicolare un immagine falsa del nostro Paese. Gli artisti di oppongono a questo, presentandone una reale, e si sono molto appoggiati al movimento cinematografico, divenuto importantissimo in Iran".