Dopo molti show prettamente legati a un pubblico teen, da Pretty Little Liars a The Lying Game, da La vita segreta di una teenager americana a Switched at Birth, la ABC Family vira finalmente verso un target più adulto con Bunheads, il nuovo dramedy di Amy Sherman, creatrice dell'indimenticabile Una mamma per amica.
Al centro del plot le disavventure di Michelle Simms (Sutton Foster), ballerina di second'ordine di Las Vegas, che si ritrova, in seguito a un hangover al termine di una pessima giornata, a sposare il miliardario Hubbel (Alan Ruck) e a trasferirsi su due piedi con lui a Paradise, cittadina che ricorda per molti versi la Stars Hollow delle Gilmore Girls.
Ad attendere i novelli sposi a Paradise, Fanni (Kelly Bishop, già Emily Gilmore), il classico stereotipo della suocera impresso nell'immaginario collettivo: burbera, arrogante, invadente e soprattutto astiosa nei confronti della nuora appena acquisita.
Un paio di giorni dopo il matrimonio, però, Hubbel muore in un tragico incidente stradale e lascia Michelle da sola con Fanni innescando un prevedibile rapporto burrascoso e conflittuale, ma sotto sotto destinato a rafforzarsi nel tempo, che fa inevitabilmente pensare a quello tra Lorelai e sua madre, caratterizzato da battute al vetriolo e scambi d'opinioni accesi e provocatori.
La morte di Hubbel segna quindi un netto spartiacque nella vita dell'ex ballerina, che si ritrova così, dall'oggi al domani e senza essere per nulla preparata, stretta in una realtà diversa rispetto quella cui è abituata, in un ambiente che non è le è per nulla familiare, costretta a convivere non solo con una donna a lei ostile, ma anche con tutti i pregiudizi e i pettegolezzi del caso.
A far da cornice alle due protagoniste femminili, un esile gruppetto di teenager con la passione per la danza classica, allieve di Fanni nella piccola scuola di ballo di sua proprietà. Le quattro ragazze, Boo (Katlyn Jenkins), Sasha (Julia Goldani Telles), Melanie (Emma Dumont) e Ginny (Bailey Buntain), qualcuna più ostinata e caparbia nel realizzare i propri sogni legati alla danza, qualcuna meno, si fanno portavoce di molti temi cari alla Palladino, a sua volta un'ex ballerina, come non buttare via il proprio talento, cogliere l'attimo e non lasciare che siano gli altri a dettare le regole. Tentare il tutto per tutto per raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati, non smettere di crederci sempre e non arrendersi mai.
Un messaggio alquanto disneyano, non c'è dubbio, ma sempre efficace, soprattutto per conquistare il giovane pubblico. Dopo i primi episodi, Bunheads si pone a metà strada tra il drama e la commedia, senza però ancora una struttura solida e un plot ben delineato: la danza fa sì da sfondo alla vicenda, ma non è ancora riuscita a imporsi come protagonista assoluta, così come ci si sarebbe potuto aspettare.
Ciò che abbiamo per ora, invece, è solo uno show incentrato sui dialoghi veloci e incisivi, senza dubbio ben scritti, tra le due protagoniste, che però ci ricordano fin troppo l'umorismo cinico e sagace della serie con Lauren Graham.
Il ritmo è buono e l'insieme è dinamico e caratterizzato dal giusto tone of voice, ma l'impressione generale è che non ci sia nulla di concreto da raccontare all'orizzonte. Lo show sembra esaurirsi nei comici siparietti tra Michelle e Fanni e nulla di più: anche se godibile, Bunheads per ora non convince del tutto.
Michelle ricorda Lorelai nel modo di fare scanzonato ed estroverso, nel continuo pensare ad alta voce senza chiudere mai la bocca, nel non tenere a freno commenti taglienti e battute sarcastiche, e la ricorda anche dal punto di vista estetico: alta, snella, cappelli castani lunghi (ma senza lo stesso fascino della Graham).
Musica, sceneggiatura, ambientazione, cast: tutto riporta con la mente a quella Mamma per amica di cui tanto sentiamo la mancanza, ma senza la verve e il brio cui Rory e sua madre negli anni ci avevano abituati: Bunheads è la fotocopia sbiadita della celebre serie della Palladino, velata di una malinconia difficile da sottovalutare.
La maggior parte dei fan è divisa, spaccata a metà: qualcuno ringrazia Amy per aver rievocato una serie mai dimenticata, qualcun altro la condanna amaramente. C'è chi apprezza i continui rimandi alle Gilmore, chi invece avrebbe voluto una ventata di novità per un ritorno in grande stile dell'autrice e, forse, qualcosa di totalmente nuovo e diverso sarebbe stato meglio. Come molti altri personaggi storici del piccolo schermo, anche di Lorelai Gilmore ce n'è una sola.