Recensione Boogeyman 2 - Il ritorno dell'uomo nero (2007)

Più remake che sequel per un horror piuttosto convenzionale che però ha il merito di essere superiore all'originale/ predecessore.

Boogeygore

A volte tornano. Stanchi e annoiati, ma più sanguinolenti. Sam Raimi e la Ghost House non si redimono e si ributtano ancora una volta in un improbabile sequel, dedicandolo per l'occasione a uno degli horror più scialbi degli ultimi anni. Risparmiando sulla produzione (destinando il film al solo mercato home video in America) e perfino sulla sceneggiatura, visto che Boogeyman 2 è più un remake che un sequel. Privandoci di fatto della masochista ma sempre piacevole curiosità con cui si assiste al pretesto narrativo con cui viene giustifica la serializzazione di un film autoconclusivo. Portando a casa, però, nonostante le premesse, un prodotto modesto e convenzionale, ma superiore all'originale che regalava solo sbadigli e effettacci insopportabili. Sarebbe stata davvero dura fare di peggio.

L'aria da remake non ufficiale è evidente nell'estrema similitudine dell'incipit, in cui la piccola Laura Porter festeggia nel peggior dei modi il suo compleanno, assistendo insieme al fratello Henry, all'uccisione dei suoi genitori. Copia carbone, ma anche manifesto d'intenti di un'evidente volontà di spingere con più convinzione il pedale del gore per sopperire alla pochezza del tutto. Ovviamente dieci anni dopo l'uomo nero perseguiterà ancora le sue vittime infiltrandosi nella casa di cura psichiatrica dove Laura è finita per fronteggiare le sue paure, dando vita al più classico body count da film slasher, tra pazienti fobici e dottori inquietanti.

Promosso alla regia dopo aver montato The Grudge,

The Grudge 2, L'esorcismo di Emily Rose e Chiamata da uno sconosciuto, Jeff Betancourt dirige senza guizzi o entusiasmi, affidandosi al repertorio più usuale del genere, affogando nell'anonimato e nel già visto, ma evitando almeno di abusare del campionario estetico più tristemente in voga attualmente nell'horror. Un compito da ragioniere piuttosto che da regista horror, impegnato a dare continuità narrativa all'infame script dell'esordiente Brian Sieve che ha ben pensato di costruire una sceneggiatura solo intorno a qualche scena efferratta passatagli di mente probabilmente mentre si dedicava a un proficuo zapping. I personaggi sostanzialmente non esistono e l'attesa della loro morte è l'unico carburante per lo spettatore, in attesa del ridicolo spiegone finale. Non c'è traccia di tensione o volontà di destabilizzazione in Boogeyman 2, horror al passo coi tempi e sintesi di un genere che, salvo rare eccezioni, si sta ribaltando nel suo contrario, ossessionato da un desiderio pigro e incosciente di mainstream sociale. Non bastano allora il sangue, le lamette, i vermi e qualche tetta, quando l'unico reale brivido arriva a film terminato, quando il più zelante degli spettatori scoprirà che c'è un Boogeyman 3 in pre-produzione.