Black Dog, la recensione: due randagi e il lato negativo del progresso

Guan Hu parla di comunità, minoranze e risvolti della crescita economica cinese in un film capace di far convivere dramma, favola, western e noir. Al cinema.

Un'immagine di Black Dog

Pechino, 2008. La capitale cinese ospita i giochi olimpici. Una vetrina prestigiosa per la città e per tutto il paese, la possibilità di investire denaro nella modernizzazione di alcune sue aree. Ma la spinta data dalle Olimpiadi ha anche un'altra faccia. La crescita economica e sociale implica lasciare inevitabilmente indietro qualcosa o qualcuno. Lo racconta Guan Hu in Black Dog, film presentato in anteprima a Cannes 77 dove ha vinto il premio Un Certain Regard.

Più generi per un racconto sociale

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Eddie Peng in una scena del film

La storia è quella di Lang (Eddie Peng), ex motociclista acrobatico che torna nella sua città natale, nella periferia del deserto di Gobi, dopo aver scontato una condanna per l'omicidio del nipote del gangster locale, l'allevatore di serpenti Butcher Hu che vuole vendetta. Prima della prigione, l'uomo era considerato una celebrità e ora che è tornato qualcuno ancora lo guarda con ammirazione. Ma la città che ricordava non esiste più. Suo padre vive da anni nello zoo che gestisce annientato da un serio problema di alcolismo e in molti si sono trasferiti abbandonando i propri animali domestici. Questo ha dato vita a un randagismo fuori controllo. E con le olimpiadi all'orizzonte bisogna porre rimedio.

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Una scena del film

Lang viene reclutato, insieme a decine di uomini, per catturare i cani che si muovono in branco. In particolare c'è la taglia su uno di loro, un levriero nero che si pensa abbia la rabbia. Sarà proprio lui a trovarlo. Ma, dopo un paio di morsi e una quarantena passata insieme, tra i due si crea un legame che rende impossibile a Lang abbandonare il cane al suo destino. Con Black Dog Guan Hu parla di comunità, di minoranze, dei risvolti negativi della crescita economica in un film che intreccia dramma, favola, western, noir e ritratto sociale.

L'incontro di due underdog

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Un'immagine di Eddie Peng

Un film ricco di campi lunghi - come la notevole sequenza d'apertura - illuminati dalla fotografia impeccabile di Gao Weizhe che riempie gli occhi di bellezza e brutture. Quelle degli uomini che incontrano sul loro cammino Lang e il cane nero. Due underdog che si sono riconosciuti e specchiati l'uno nell'altro. E che in quell'incontro vedono una nuova possibilità, un nuovo inizio. La loro unione è una risposta allo sfilacciamento sociale che li circonda e che vorrebbe inghiottirli.

Black Dog è la storia di un risveglio dopo un lungo torpore. Un film che parte come un racconto di vendetta che il protagonista è chiamato a subire e che si trasforma in una storia di redenzione e amicizia dai contorni fiabeschi. Dal ritmo lento e verbalmente asciutto, la pellicola si inserisce in quel filone cinematografico che da Umberto D a John Wick mette in scena il profondo legame capace di instaurarsi tra uomo e cane.

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Una scena di Black Dog con Eddie Peng nel ruolo di Lang

Attraversato da una sottile ironia e da un forte simbolismo, il film non ha mai cali dal punto di vista visivo mentre scricchiola su quello narrativo. Le continue interferenze esterne che non permettono a Lang e al "black dog" del titolo di stare insieme rischiano di risultare eccessive nelle quasi due ore di durata del film. Ma è un elemento marginale se paragonato alla totalità del film.

Conclusioni

Guan Hu mette in scena le conseguenze della rapida crescita economica cinese ambientando il suo film nel 2008, anno delle Olimpiadi di Pechino. Una grande possibilità economica per il Paese, ma anche la netta consapevolezza che quel progresso lascerà dietro di sé qualcuno o qualcosa. Ne è l'esempio la città natale del protagonista, l'ex motociclista acrobatico Lang tornato dopo una detenzione. Quello che trova è un luogo semi abbandonato che ha dato vita a un randagismo fuori controllo. Sul “black dog” del titolo c'è una taglia. Ma quando i due si incontrano finiscono per riconoscersi. E quella nata come una storia di vendetta dai contorni noir si trasforma in una favola dove il racconto sociale si intreccia ad un inno a tutti gli underdog.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • La regia di Guan Hu
  • La fotografia di Gao Weizhe
  • L'ottima prova di Eddie Peng
  • Il racconto sociale al centro del film
  • L'intreccio di più generi

Cosa non va

  • Chi fatica a vedere film con animali maltrattai soffrirà la visione
  • I continui impedimenti che si trova a fronteggiare il protagonista rischiano di risultare eccessivi