Nato a Nuova Delhi, artista cosmopolita di origini anglo-austriache che si definisce "un cavaliere errante che ha girato il mondo senza mettere mai radici", Michael Radford si è laureato a Oxford e poi è diventato sceneggiatore e regista. Con all'attivo importanti lavori per la BBC e per Channel Four, una laurea in filosofia arriva alla sua prima regia cinematografica nel 1983 con Another Time, Another Place - Una storia d'amore, film drammatico che narra la storia di un amore sbocciato tra uno prigioniero di guerra italiano e una ragazza di campagna scozzese negli anni della guerra. Da allora musica, letteratura e teatro hanno influenzato molto il suo cinema ed oggi, a trent'anni esatti dall'uscita del suo film più celebre, Orwell 1984, è arrivato a Bari per raccontarci il cinema dal suo punto di vista e la sua esperienza di vita e di set al fianco di grandissimi interpreti quali Al Pacino, Michael Caine, Philippe Noiret e Massimo Troisi, scomparso al termine delle riprese de Il Postino, film candidato a cinque Oscar con cui Luis Bacalov ha vinto la statuetta per la Migliore Colonna Sonora. Ospite d'onore nella giornata di ieri del Bari International Film Festival 2014, il maestro Bacalov ha ricevuto il Premio Fellini per l'Eccellenza Cinematografica (lo stesso che stasera il Bif&st consegnerà a Radford) e regalato uno dei momenti più belli di questa settimana all'insegna del grande cinema suonando al pianoforte per il pubblico l'incantevole motivo musicale.
L'Italia nel destino"Ero solo un ragazzo ed ero arrivato da pochi giorni a Oxford quando una zingara, incontrata in un bar, mi predisse il futuro dicendo 'tutta la sua fortuna sarà in Italia'". Così Michael Radford ha iniziato il racconto del suo rapporto speciale con il nostro Paese, una terra che lo ha sempre affascinato per la gente, per il senso dell'umorismo e per le bellezze naturalistiche in cui ha girato due dei suoi film più importanti: "Quando sono venuto per la prima volta in Italia avevo in testa i soliti luoghi comuni che tutti gli stranieri hanno e per questo non andavo in giro a vedere i monumenti ma mi sedevo in un bar e mi mettevo ad osservare la gente e la sua gestualità, una cosa che mi affascina sempre molto" - ha dichiarato il regista de Il Postino e de Il Mercante di Venezia, quest'ultimo girato proprio in laguna e presentato alla Mostra del Cinema dieci anni fa. Affascinato dall'umanità che gli attori e i registi italiani hanno sempre messo nel loro lavoro, soprattutto nelle commedie, Michael Radford ha fatto la sua dichiarazione d'amore per il nostro cinema: "Nessun altro paese europeo può vantare una quantità di registi di grande spessore ed una cinematografia così vasta e importante come quella italiana, da Federico Fellini a Michelangelo Antonioni passando per Vittorio De Sica, è stato il cinema che più mi ha fatto ridere e piangere nella vita, forse perché nell'ironia di certe storie c'è tutta la sofferenza e l'umanità del popolo. A maggior ragione a Napoli, città che conosco bene e che amo particolarmente, ho trovato una quantità spropositata di ispirazioni e di facce da cinema". Il postino
Liberamente tratto da Il postino di Neruda (tit. originale Ardiente paciencia), romanzo scritto dal cileno Antonio Skármeta, il film diretto da Michael Radford è incentrato sulla tenera amicizia nata tra un portalettere delle poste italiane, Massimo Troisi, e Pablo Neruda, un poeta in esilio con la moglie a Salina interpretato da Philippe Noiret che insegna all'amico la forza della poesia e l'importanza dell'impegno politico. Un progetto, quello de Il postino, nato tanto tempo prima e maturato negli anni grazie alla collaborazione con Troisi, conosciuto all'epoca del film d'esordio di Radford che aveva come protagonisti tre italiani prigionieri di guerra in Scozia: "Il mio primo film Another time, another place raccontava la storia di tre italiani, un napoletano, un romano e un toscano, prigionieri di guerra in Scozia. Per i tre ruoli mi servivano tre attori italiani e mi dissero che c'era un famoso attore napoletano che sarebbe stato perfetto così vidi Ricomincio da tre, film divertentissimo, e poi gli proposi il ruolo ricevendo un rifiuto perché testualmente 'non posso venire, in Scozia fa troppo freddo'" - ha detto Radford sorridendo - "poi dopo il grande successo che il film riscosse anche in Italia e a poi a Cannes, mi chiamò per chiedermi scusa e mi disse che avrebbe tanto voluto fare un film con me a Napoli, ma per me faceva troppo caldo". Non potevano non emergere i ricordi dolorosi sulla morte del grande attore e comico napoletano, al quale Radford ha deciso di dedicare il film aggiungendo il nome di Troisi alla sua firma di regista, un gesto di grandissima stima forse mai accaduto prima: "Massimo se ne andò nel sonno in un pomeriggio d'estate, il film era stato selezionato per la Mostra di Venezia e feci di tutto per riuscire a finirlo nonostante l'immenso vuoto lasciato dal suo protagonista"- ha dichiarato Radford con commozione durante la lezione di cinema - "aveva comprato i diritti di quel romanzo cileno ma io non ero molto convinto di volerlo fare, solo che poi minacciò di proporlo a Giuseppe Tornatore e allora dissi di sì. Fu una grande scommessa per me, parlavo un'altra lingua e non è stato per niente facile viste anche le condizioni di salute di Massimo degli ultimi mesi. Ricordo che per rassicurarmi Massimo un giorno mi disse 'l'importante non è la lingua ma l'umanità e tu ce l'hai, al resto pensiamo noi', e da quel giorno diventammo grandi amici". L'amico Troisi sul set
Dev'essere stata un'esperienza unica quella vissuta da Michael Radford a stretto contatto con Massimo Troisi, un attore a quei tempi considerato tra i più grandi in circolazione: "Per i ragazzi della troupe era un dio e io spesso mi sentivo più il suo assistente che non il regista del film" - ha confessato il regista - "era un fiume in piena, sul set era un anarchico e non recitava mai le battute come noi le avevamo scritte, poi un giorno misi i patti in chiaro e gli spiegai che il film avrebbe potuto anche farselo da solo perché sembrava quasi che io non c'entrassi nulla, lui tornò al suo posto e tutto andò meglio nonostante ogni tanto mi chiedesse di improvvisare qualcosa". Tempi comici perfetti e una malattia sopraggiunta troppo presto che gli ha impedito di regalarci altre interpretazioni memorabili: "Lavorare con Massimo era molto arricchente perché essendo un comico puro basava tutto sulla velocità delle battute e sul timing, di conseguenza avevo la scena buona sempre al primo ciak. Era incredibile, un attore unico". L'ultimo periodo di riprese de Il postino fu molto complicato da girare perché la malattia cardiaca era in stato avanzato e Troisi viveva in attesa di un trapianto di cuore che però non è mai arrivato. Per questo motivo il completamento del film è stato più volte definito come un piccolo miracolo tecnico: "Poteva girare solo un'ora al giorno e per di più seduto, ciò voleva dire che per il film ho dovuto sfruttare l'aiuto di un sosia" - ha ricordato con emozione Radford - "lui e Philippe Noiret non si sono quasi mai incontrati sul set e per terminare il film montai le lunghe registrazioni audio che avevo fatto con Massimo facendogli leggere le sue battute dal copione per accelerare i tempi". Documentari in musica
Autore nel 2011 del bellissimo Michel Petrucciani - Body & Soul incentrato sulla vita del celebre pianista jazz scomparso nel 2000 (uno dei più apprezzati del mondo) che ha sfidato per tutta la vita una malattia genetica gravissima che gli aveva impedito una crescita normale e talvolta anche di suonare, Radford fu anche regista di Van Morrison in Ireland, il primo video ufficiale del cantautore nordirlandese uscito nel 1981 registrato nel febbraio del 1979 in un concerto a Belfast e completato con una serie di riprese documentaristiche sul tour della band nella città. "Purtroppo Michel non è riuscito a vivere molto ma era un genio, aveva una forza d'animo straordinaria e per me è stato un grande onore poter raccontare la sua vita e la sua carriera con questo documentario frutto di un grande lavoro di ricerca negli archivi"- ha spiegato Radford - "ha sempre lottato per sentirsi normale e per vivere un rapporto normale con le donne che dal canto loro lo adoravano anche se lui si divertiva a tradirle a ripetizione. Quando entri nella sofferenza e nella mentalità di un'altra persona in questo modo capisci anche il motivo di certe scelte e di certi atteggiamenti, da lui ho imparato che nonostante le difficoltà della vita se una cosa la si vuole veramente alla fine la ottieni". Michael Caine, Philippe Noiret e Al Pacino
Tanti gli attori di primo piano con cui Michael Radford ha lavorato nel corso della sua carriera, tra tutti oggi ha ricordato i riflessivi e straordinariamente calmi Philippe Noiret e Michael Caine, che sarà il protagonista del nuovo film di Paolo Sorrentino, e il fumantino Al Pacino, che sul set de Il mercante di Venezia ha dato in escandescenze in maniera veemente contro il regista solo per aver ricevuto una piccola critica: "Michael Caine recita anche senza parlare e se gli chiedi di rifare una scena lui te la rifà esattamente come prima, cioè perfetta" - ha raccontato sorridendo il regista britannico - "ancora mi ricordo la scena finale de Il postino, quando Philippe Noiret mi disse 'ti do due sguardi e tu muovi la camera come vuoi', poi guardo davanti a sé e poi in basso. In quei due sguardi c'era tutto quello che stavo cercando di spiegare nel film". La questione Al Pacino ha richiesto un po' più di tempo perché l'aneddoto è stato divertente ma immaginiamo che all'epoca non debba esser stata proprio una passeggiata per Radford: "Al Pacino è un attore di metodo e per lui tutto si rivela essere una grande sofferenza, vive i personaggi sulla pelle nonostante sia una star, quindi quando incontra un regista che non conosce all'inizio è sempre molto titubante"- ha spiegato con dovizia di particolari Radford - "la scena del processo fu talmente lunga da essere spezzata in quattro ma dopo un lungo lavoro di memorizzazione Al esclamò 'I've got it', cioè 'ce l'ho, penso di farcela'. Mi azzardai a dirgli che secondo me avrebbe potuto farla meglio e fu il dramma, se ne andò sbattendo la porta e quando tentai di parlargli mi insultò ferocemente lanciandomi addosso un caffè con tutta la tazza e un'arancia". Tutto si risolse bene perché dopo la sfuriata Pacino decise di rifarla ancora una volta, l'ultima, e la fece talmente bene che partì un applauso dalla troupe che era assolutamente ignara di quel che era appena successo fuori. Progetti futuri
E' da poco uscito nelle sale americane il nuovo film di Michael Radford intitolato Elsa & Fred, una commedia sentimentale scritta insieme ad Anna Pavignano e interpretata da Christopher Plummer e Shirley MacLaine con le musiche di Luis Bacalov, ma il regista sta già lavorando al suo prossimo progetto, un film che parlerà d'amore e che si incentrerà sui popoli mediorientali e sarà girato in Pakistan: "Voglio fare un film che superi i luoghi comuni mediatici e ci mostri la bellezza della gente che vive in quei luoghi in cui imperversano guerra e morte, quando si parla d'amore la paura sparisce".