Better Call Saul 2: l'importanza di essere Jimmy McGill

Torna lo show di Vince Gilligan nato da una costola della serie-capolavoro Breaking Bad; abbiamo visto in anteprima due episodi della nuova stagione che confermano la crescente qualità dello show AMC.

Il cold open è di quelli memorabili a cui Vince Gilligan ci ha spesso abituato: ancora una volta in bianco e nero - e ancora una volta nel presente, ovvero dopo gli avvenimenti di Breaking Bad - Saul/Jimmy/Gene lavora come manager di un Cinnabon (panetteria/pasticceria in franchising) in un centro commerciale e rimane bloccato nel locale rifiuti quando una porta si chiude alle sue spalle. Ha soltanto due alternative: usare l'uscita di emergenza, allertando così la polizia, oppure attendere, chissà per quanto tempo, l'arrivo di qualcuno che possa farlo uscire.

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Il nostro "eroe" sceglie, ovviamente, di aspettare, perché da fuggitivo richiamare su di sé l'attenzione della polizia non è certo un'alternativa valida. Nell'attesa di un addetto alle pulizie che arrivi a salvarlo, Saul trova un cacciavite e incide nel muro semplicemente "SG was here". Saul Goodman, e non il nome che una volta era davvero il suo: Jimmy McGill. Uno che sotto la facciata dell'imbroglione e del traffichino era davvero un uomo buono (esattamente l'opposto del fittizio Goodman, nonostante il nome) e che, in fondo, aveva avuto le sue possibilità per diventare ancora migliore, un vero avvocato, un uomo innamorato e felice.

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Lo spinoff che tradisce

Better Call Saul: Rhea Seehorn e Bob Odenkirk in una scena dell'episodio Switch
Better Call Saul: Rhea Seehorn e Bob Odenkirk in una scena dell'episodio Switch

Con questo malinconico ma potentissimo incipit riprende la seconda stagione di Better Call Saul, una serie che pur essendo a tutti gli effetti lo spinoff di Breaking Bad, non potrebbe essere più diversa, se non per la solita straordinaria cura nei dettagli e realizzazione tecnica. Se Breaking Bad oscilla(va) tra il dramma e il thriller, Better Call Saul in apparenza fa lo stesso tra dramma e commedia. E momenti divertenti certamente non mancano - la "truffe" di Jimmy nel primo episodio ma soprattutto la sequela di improbabili e irresistibili bugie che racconta ai poliziotti nel secondo - ma è evidente che più si va avanti e più la serie si fa cupa e le risate più amare.

Better Call Saul: Rhea Seehorn insieme a Bob Odenkirk in una scena del primo episodio della seconda stagione, Switch
Better Call Saul: Rhea Seehorn insieme a Bob Odenkirk in una scena del primo episodio della seconda stagione, Switch

D'altronde la differenza principale con l'altro show AMC risiede soprattutto nel protagonista, così differente da quel Walter White che ha reso grande Bryan Cranston. E di certo non per mancanze del suo interprete Bob Odenkirk, che invece si conferma eccelso, ma perché di quel crescendo di tensione e di euforico senso di onnipotenza che accompagnava le gesta dell'ex professore di chimica di Albuquerque qui non c'è proprio traccia, ma piuttosto c'è un senso di tristezza e di fatalità che accompagna un personaggio brillante, adorabile e a tratti davvero unico nel suo essere un imbroglione, attraverso una lunga e lenta discesa verso l'autodistruzione.

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Better Call Saul: il protagonista Bob Odenkirk interpreta Jimmy in Switch
Better Call Saul: il protagonista Bob Odenkirk interpreta Jimmy in Switch

Il (secondo) miglior avvocato del mondo

Better Call Saul: Bob Odenkirk e Rhea Seehorn interpretano Jimmy e Kim in Switch
Better Call Saul: Bob Odenkirk e Rhea Seehorn interpretano Jimmy e Kim in Switch

Prima però di raggiungere l'inevitabile e grigio presente in cui Jimmy/Saul/Gene si è cacciato - anche e soprattutto a causa delle compagnie non esattamente raccomandabili che ben conosciamo - abbiamo modo di assistere a quelli che sono dei vari e proprio lampi di genio che ne fanno, agli occhi della bella e amata Kim (una Rhea Seehorn sempre più brava), davvero un avvocato dalle grandi potenzialità. Agli occhi di Mike (il solito straordinario e ironico Jonathan Banks) è invece una importante risorsa per risolvere affari illeciti non andati esattamente come previsto, ma Jimmy d'altronde non sembra farsi troppi scrupoli, soprattutto considerato che questi "trucchetti", per lui così naturali da non riuscire a considerarli veramente illegali, lo fanno sentire più vivo e apprezzato di quanto possa mai fare una qualsiasi macchina di lusso o il prestigio di essere finalmente parte di un verso studio legale.

Better Call Saul: l'attore Jonathan Banks è Mike in Switch
Better Call Saul: l'attore Jonathan Banks è Mike in Switch

Ha quindi ragione Chuck (il grande Michael McKean) ad immaginarlo sempre e comunque come l'imbroglione di una volta, Slippin' Jimmy, o è proprio la mancanza di fiducia del fratello maggiore a portarlo inevitabilmente a ricadere nei vecchi vizi? Una risposta vera e propria forse non l'avremo mai e non ha nemmeno senso cercarla, ma di sicuro al cuore di questa serie AMC che episodio dopo episodio si fa sempre più drammatica, ma anche più bella, c'è un personaggio ambiguo, affascinante e disperato a cui è impossibile non affezionarsi. E, cosa assolutamente non di poco rilievo, ci fa venire voglia di rivedere tutto Breaking Bad, e in particolare gli episodi con Saul, sotto un'altra ottica.
Prima però c'è la malinconica storia di Gene, manager di un Cinnabon ad Omaha, che una volta, che ci crediate o meno, era il (secondo) miglior avvocato del mondo.

Movieplayer.it

4.5/5