Suzanne é una ragazza giovane, l'ultima di tre figlie che la famiglia non può più mantenere. Quindi, l'unica scelta affrontabile sembra quella di mandarla in convento: ma se la prima esperienza non le riserva nemmeno troppa amarezza, con l'arrivo di una nuova Madre Superiora le cose per la giovane si fanno insopportabili, tanto da spingerla a ribellarsi e a denunciare i soprusi subiti. Tratto da un romanzo di Diderot, La religieuse (The Nun) fa scoprire al pubblico il talento della giovane Pauline Etienne, e riconferma la bravura e la versatilità di Isabelle Huppert, qui impegnata nel ruolo decisamente sopra le righe di una suora lesbica. Oltre alle due attrici, in conferenza stampa erano presenti anche il regista e il resto del cast, che hanno commentato le forti tematiche chiamate in causa dalla pellicola.
Come si è avvicinato al romanzo di Diderot?
Guillaume Nicloux: Ho letto il romanzo quando ero un adolescente, al tempo della mia scoperta dell'arte, della musica, e ha lasciato un segno molto forte dentro di me, tanto che ricordo di essermi detto che, se mai fossi diventato un regista, avrei fatto un film basato su quel libro. Ho cercato di trovare la giusta prospettiva con cui tradurlo, di trasmettere le sue idee anticlericali ma soprattutto di andare al cuore del libro, di farne capire il suo essere senza tempo. Ho cercato di essere il più chiaro e incisivo possibile.
Guillaume Nicloux: Quando ho deciso di fare questo film, ne ho parlato con mia figlia, che all'epoca aveva quindici anni, e le ho fatto leggere il libro. E lei ha commentato che, nonostante le cose siano cambiate e la situazione della donna non sia più la stessa, ci sono ancora tanti episodi di sopraffazione, tante battaglie da combattere per la libertà. Ad esempio, ricordo un episodio in cui una donna islamica ha acconsentito a farsi tagliare un orecchio per aver disobbedito al marito. Io non sono contro la religione islamica o quella cristiana, sono contrario ai fanatismi.
Isabelle, come hai trovato la motivazione per questo ruolo così estremo?
Isabelle Huppert: Non avevo mai letto il libro prima, ma è stata una vera scoperta e questo mi fa essere ancora più orgogliosa della mia presenza qui. Così come ha fatto il mio personaggio, ho dovuto andare dietro all'immagine apparente delle cose, oltre i comportamenti considerati standard. Mi è piaciuta innanzi tutto la sceneggiatura, e poi il modo di dirigere di Guillaume: un modo molto semplice, che non rendeva "superiore" la mia Madre Superiora, ma che metteva in evidenza i suoi sentimenti per le giovani ragazze dei convento, allontanandola dalla "divinità" che doveva rappresentare. Non mi sono mai chiesta cosa avrei o non avrei dovuto fare, semplicemente facevo ciò che mi sentivo, e non c'era niente di scandaloso in questo, come non c'è niente di scandaloso nell'sprimere i propri sentimenti.
Avete cercato di adattare il libro al pubblico contemporaneo o siete rimasti fedeli al testo originale?
Guillaume Nicloux: Ho cercato di rimanere il più possibile rispettoso del soggetto originale, di immaginare i tempi in cui era stato scritto, di vivere i personaggi così come li aveva immaginati Diderot. Semplicemente ho dato un'aggiustatina al linguaggio, cercando di semplificarlo e di avvicinarlo a quello moderno, che ha un senso della lingua parlata molto differente rispetto a quello ottocentesco.
Martina Gedeck: Mi ha appassionato moltissimo interpretare questa figura, che è stata capace di rompere il sistema in cui aveva sempre vissuto, di avere il coraggio di fare le giuste scelte per la propria vita, dopo essersi resa conto di non starla vivendo pienamente. In un certo senso, uccide una parte di se stessa per poterne liberare un'altra. E' stata una sfida portare sullo schermo questa sua lotta interiore, ma mi è piaciuto moltissimo poter recitare in una maniera molto essenziale, pura, affidandomi al linguaggio corporale, specialmente all'espressività degli sguardi, che erano poi uno dei pochi modi di esprimersi in un mondo privo di libertà come quello in cui il mio personaggio viveva.
Qual è la sua posizione srispetto al ruolo che la religione occupa nella sfera educativa?
Guillaume Nicloux: Io effettivamente non credo in Dio, ho piuttosto una visione panteistica. Anche alla fine del film c'è una frase mistica, ripresa dal testo originale di Diderot, che esprime come noi tutti siamo un unico insieme coeso, e in questo senso io sono curioso di sapere come gli altri si approcciano all'argomento, di quali risposte si diano. Sono però molto critico nel momento in cui la religione si impone sulla libertà di opinione e di espressione, perché ognuno deve essere libero di essere ciò che è.
Pauline, pensi che il tuo personaggio possa essere una nuova Marianna per la Francia? E, dopo aver lavorato con un cast così importante, cosa ti aspetti dalla tua carriera?
Pauline Etienne: Innanzi tutto io sono belga! (ride) Lavorare con Isabelle e il resto del cast è stato molto bello, ma è molto difficile rispondere a questa domanda: semplicemente aspetterò e vedrò cosa mi riserverà il futuro, lasciando che le cose si sviluppino naturalmente.
Come è stato per te immergersi nel personaggio, in un'epoca così diversa dalla nostra?
Pauline Etienne: Girare questo film è stata un'esperienza molto intensa. Il mio personaggio ha una grande forza, ed immedestimarmi in lei si è rivelato molto interessante. E poi ho scoperto che i costumi del tempo erano pesantissimi! Non ci avevo mai pensato prima, ma è qualcosa di simile all'indossare un corsetto: è stato come viaggiare nel tempo.
Come ti sei relazionata con uno stile di vita così diverso dal tuo?
Pauline Etienne: La mia strada l'ho trovata durante le riprese: certo, prima avevo fatto molte ricerche e mi ero preparata, ma ho cominciato a diventare lei quando sono arrivata sul set, grazie al lavoro comune.
Quanto è stato difficile girare la scena del sotterraneo?
Pauline Etienne: E' stato difficile, sì, ma non mi sono preparata in modo particolare a girare quella scena: semplicemente, come è accaduto al mio personaggio, sono stata buttata all'improvviso nei sotterranei.
Isabelle Huppert: Sì, a tratti l'ho trovata divertente, per come i protagonisti spesso fatichino a capirsi, per come rimangano spiazzati e sopraffatti dai sentimenti. Non direi che si tratti di comicità, ma vedere l'assurdità di certe situazioni, di certe scosse telluriche nel comportamento dei personaggi, ha un che di ironico.
Louise, il tuo personaggio spicca per crudeltà, come ti ci sei avvicinata?
Louise Bourgoin: Innanzi tutto devo dire che io non sono davvero così crudele. Guillaume mi ha aiutato molto in questo percorso, suggerendomi di recitare in maniera il più paradossale possibile, comportandomi all'opposto di una persona chiamata a redimere delle anime. Mi è comunque piaciuto moltissimo interpretare questo ruolo, nonostante i vestiti che pizzicavano!
Come mai ha deiso di focalizzarsi su una problematica che, se due o trecento anni fa era molto forte in Europa, adesso è molto più sentita in altri Paesi, come nel mio Paese? (domanda posta da un giornalista iraniano ndr)
Guillaume Nicloux: In Francia esistono tuttora delle correnti religiose che proibiscono l'uso del preservativo, e che in generale impongono il proprio sistema di pensiero. L'ideologia retrograda, purtropppo, continua a proliferare anche da noi, non soltanto nel suo Paese.
Ha cercato di mettere un po' di se stesso all'interno dei personaggi maschili del film, o corrispondono a quelli descritti da Diderot?
Guillaume Nicloux: Il punto di realizzare un adattamento è quello di rimanere fedeli all'originale, ma non in maniera troppo pedissequa. Non sono sicuro di voler rispondere a questa domanda, però. Quello che ho cercato di fare con gli uomini del film è stato metterli di fronte allo stesso sentimento che ho provato io quando ho incontrato Pauline: lei ha grazia, la grazia di una giovane pura, e ho voluto che le figure maschili non fossero né troppo tetre né troppo positive rispetto a questo aspetto.