C'è un elemento che la nostra recensione di Bene ma non benissimo, film d'esordio di Francesco Mandelli, non può che sottolineare in apertura e con convinzione: si chiama Francesca Giordano, si era già fatta notare per il suo ruolo nella serie La mafia uccide solo d'estate ma qui si rivela non solo capace di sostenere un intero lungometraggio sulle sue giovani spalle, ma anche di portare un personaggio dal buon potenziale a guadagnare uno spessore e una rilevanza che vanno oltre i meriti della sceneggiatura.
Sì, perché Candida Morbillo non assomiglia a nessun personaggio adolescenziale che abbiamo visto di recente sul piccolo o sul grande schermo. Per trovarle forse dobbiamo scomodare la grinta e la noncuranza di una Pippi Calzelunghe: se pure le manca la forza fisica sovrumana del personaggio creato da Astrid Lindgren, ha la stessa fibra morale, la stessa faccia tosta e lo stesso senso dell'umorismo.
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Candida, la 'terrona' inaffondabile
Eppure, a sentire Mandelli, a pochi giorni dall'inizio della lavorazione di Bene ma non benissimo, con il ruolo centrale ancora scoperto, l'idea era ancora quella di affidarlo a un ragazzo. Poi è arrivata lei, Francesca Giordano, con un videoprovino irresistibile che ha convinto immediatamente il neo-regista di aver trovato la sua eroina: e così è nata Candida, quindicenne orfana di madre e trascinata dal lavoro del padre dalla sua amata Sicilia all'algida ed elegante Torino.
La sistemazione è precaria e l'ambiente scolastico poco accogliente per la ragazzina sradicata da un'esistenza felice nella sua semplicità: ma Candida il sole e il mare se li porta dentro, e le permettono di affrontare con il sorriso una serie di prove anche difficili, di non subire le prepotenze degli inevitabili bulletti della classe, di mettersi a lavorare per guadagnare qualche soldo per tornare sulla tomba della mamma e di scardinare il silenzio e la solitudine di un coetaneo ricco e timido (Yan Shevchenko) che non aspettava altro che un'amica come lei. E persino di farsi notare dal suo eroe, il rapper Shade.
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L'amore che resta
Originata da un soggetto di Fabio Troiano, la sceneggiatura di Bene ma non benissimo ha la struttura di una favola senza troppe complicazioni - ma quelle che ha sono credibili - e il pregio di affrontare in modo non superficiale alcuni aspetti della vita adolescenziale. Il bullismo, in un momento della vita in cui i ragazzi costruiscono la propria identità e mettono alla prova il proprio potere sugli altri, è un fenomeno pressoché inevitabile e per le vittime, confuse quanto i loro aguzzini, ed è difficile trovare il canale giusto per chiedere aiuto. Questo non significa che il bullismo non abbia conseguenze potenzialmente molto serie e Mandelli e i suoi coautori hanno il merito di non sottovalutare questo aspetto, finendo per confezionare un film che offre intrattenimento piacevole ma anche un ottimo spunto di discussione per affrontare il tema in famiglia e a scuola.
Ma qual è il segreto della forza di Candida, capace di farsi scivolare addosso crudeltà e dispetti, capace di sfoggiare indipendenza, fiducia in sé stessa e un ottimismo contagioso in un'età tanto fragile? In questo forse il film di Mandelli ha un messaggio importante per i genitori: la mamma di Candida (Maria Di Biase, in un ruolo piccolo e adorabile), perduta già da due anni, è rimasta una presenza costante e luminosa nella vita della figlia grazie alla sua gioia di vivere, al suo amore incondizionato e alla sua capacità di trasmettere fiducia e sicurezza alla sua bambina. Una ricetta magica eppure semplicissima che potrebbe rendere la vita più facile a tutti anche dopo la licenza liceale.
Non è un miracolo produttivo, intendiamoci, Bene ma non benissimo, che non cerca di mascherare i suoi limiti né eccede in ambizioni fuori dalla sua portata; come la sua protagonista scende in campo senza preoccuparsi troppo di non sapere le regole, e fa canestro con un tiro da tre.
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Conclusioni
La nostra recensione di Bene ma non benissimo sottolinea il fatto che la naturale simpatia e la gioiosa presenza scenica di Francesca Giordano siano l'elemento vincente di questo piacevole d'esordio di Francesco Mandelli. Ma non c'è solo la grinta di Candida: il film è girato con semplicità e attenzione agli umori adolescenziali e a un tema delicatissimo, quello del bullismo, toccato in maniera collaterale ma con apprezzabile consapevolezza.
Perché ci piace
- La protagonista Francesca Giordano, che incarna con grande maturità e simpatia un personaggio spavaldo e grintoso da cui abbiamo qualcosa da imparare.
- La delicatezza e la semplicità con cui Mandelli si avvicina al mondo dei giovanissimi e al tema dell'amicizia adolescenziale.
- Il modo equilibrato di affrontare il tema del bullismo a scuola.
- Il contributo generoso del rapper Shade.
Cosa non va
- La mancanza di fantasia e coraggio nell'affrontare gli sviluppi conclusivi della sceneggiatura.
- La colonna sonora un po' piatta e ripetitiva.