Basileia, la recensione: una favola soprannaturale che non dimentica il realismo

L'esordio al lungometraggio di Isabella Torre ci porta nel cuore dell'Aspromonte in balia di una natura potente e misteriosa. Film di chiusura delle Giornate degli Autori

La protagonista di Basileia, Angela Fontana

Era il 2018 quando Isabella Torre ha presentato alla Mostra del Cinema di Venezia il suo primo corto scritto, diretto e interpretato, Ninfe. La storia di un archeologo che nel disseppellire un tesoro finisce per risvegliare tre ninfe che portano ad una serie di strani avvenimenti. Sei anni dopo la regista torna al Lido con il suo debutto al lungometraggio, Basileia (intervallato da altri due corti, __Vernice_ e Luna piena), scelto come film di chiusura delle Giornate degli Autori. Un ampliamento di quella stessa storia scritta al Sundance Lab e prodotta dalla Stayblack di Jonas (anche montatore) e Paolo Carpignano e RAI Cinema.

L'Aspromonte come co-protagonista

Basileia Sequenza
La suggestione visiva di Basileia

L'archeologo protagonista di Basileia con il volto di Elliott Crossett Howe è un giovane uomo che si muove tra i boschi dell'Aspromonte sicuro che in quei luoghi si trovi un tesoro che vale moltissimo. La sua guida è l'unica copia di un vecchio testo che consulta ossessivamente. Quando, grazie all'aiuto di altri due uomini, riesce nel suo intento non sa che quella scoperta porterà al risveglio di tre ninfee. Creature né umane né divine che iniziano a disseminare morte e distruzione nei villaggi vicini rispondendo alla violazione di una terra che chiede vendetta.

Basileia è un debutto lontanissimo per il genere scelto - una fiaba soprannaturale dove non mancano innesti di realismo - dal cinema italiano di appartenenza. Un film che guarda ad una cinematografia dai confini molto più ampi restando, però, profondamente radicata al territorio dell'Aspromonte. Vero e proprio personaggio che guida il racconto. La sua una è natura forte, potente, misteriosa, travolgente. Isabella Torre lo filma riuscendo ad evocarne il respiro. Merito anche dell'ottima fotografia di Mélanie Akoka che rende le immagini sensoriali.

Un nuovo sguardo coraggioso

È proprio l'aspetto visivo di Basileia a catturare l'attenzione dello spettatore. Isabella Torre ha il controllo sull'immagine e sa bene cosa vuole evocare. È chiaro fin dalla primissima sequenza che impone il tono del film. Le ninfe interpretate da Angela Fontana, dal forte richiamo pittorico, rappresentano invece la sua anima soprannaturale che convince a metà. Affascinanti ma non sufficientemente incisive per sostenere l'intera pellicola. Forse a causa di movimenti e gesti limitati e reiterati che, una volta assorbiti dal pubblico, non lasciano molto spazio ad altro.

Basileia Frame Del Film
Elliott Crosset Hove nel film

Basileia è ambizioso e, senza dubbio, coraggioso anche per la scelta del soggetto trattato. Un film che lascia che il mistero avvolga i territori in cui si svolge e la storia stessa, restando tale fino in fondo. Una riflessione, infine, sul bisogno di lasciare che l'ossessione del profitto e la scienza restino lontano dalla sacralità ancestrale di certi luoghi. Un'opera prima che, al netto di imperfezioni, svela lo sguardo di una nuova regista che non ha paura di correre rischi.

Conclusioni

Quello di Isabella Torre è un esordio coraggioso che non ha paura di confrontarsi con il genere e contrapporlo ad una realtà come quella dell'Aspromonte. Luogo capace di trasformarsi, grazie alla fotografia di Mélanie Akoka e lo sguardo della regista, in un co-protagonista affascinate, aspro, misterioso. Un esordio imperfetto ma ambizioso che si discosta per genere e toni dal cinema d'appartenenza ampliando i suoi confini.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
3.4/5

Perché ci piace

  • La capacità di fare dell'Aspromonte un personaggio a tutti gli effetti.
  • La fotografia di Mélanie Akoka.
  • Il controllo sull'immagine di Isabella Torre.

Cosa non va

  • Le ninfe non riescono ad essere sufficientemente incisive.
  • Alcune ingenuità della sceneggiatura.