Banshee è una serie per pochi eletti perché, diciamoci la verità, non a tutti piace questo fuorviante mix di sesso, dramma e spargimenti di sangue; eppure in queste tre caratteristiche lo show trasmesso su Cinemax ha trovato la forza necessaria per imporsi fra il pubblico dei serial addicted. Dopo tre stagioni, tre anni di scorribande in una città molto simile ad un far west, la serie prodotta da Alan Ball giunge in dirittura d'arrivo.
La quarta ed ultima stagione - composta da appena otto episodi - ha debuttato in America il 1 aprile (e dal 6 Maggio parte su Sky) con un episodio brillante, emozionante e capace di sconvolgere gli equilibri già precari della trama. Inizia così il conto alla rovescia, e se questi sono i presupposti, Banshee potrebbe regalare uno dei series finale più toccanti degli ultimi anni.
Something Out the Bible: la season premiere
La storia riprende 18 mesi dopo la mattanza che ha chiuso la stagione 3, un lasso di tempo che permette al plot di prendersi un attimo di respiro ed innescare nuovi meccanismi. In città finalmente è stato eretto un nuovo Ufficio dello Sceriffo, più sicuro ed a prova di proiettili, e Kai Proctor (Ulrich Thomsen) è diventato Sindaco di Banshee, ma continua a muoversi nei meandri della malavita locale. Si vive un momento di calma apparente in una città che, da sempre, è stata sconvolta da guerre sanguinarie ed intestine. Ma un omicidio, opera di un serial killer, innesca una serie di sfortunati eventi che portano al ritorno sulla scena di Lucas Hood (Antony Starr). L'ex sceriffo dall'oscuro passato, ancora sconvolto per la scomparsa di Job (Hoon Lee), l'hacker dalle mille qualità, è fra i principali sospettati per la morte di Rebecca (Lili Simmons), nipote di Kai e sua ex spasimante. In un gioco di flashback ben strutturato, si comincia a delineare un puzzle intricato dove scazzottate e sparatorie sono ancora all'ordine del giorno. Attorno a questa vicenda altre storie prendono vita, intrecciando un plot dal grande respiro e teso coma una corda di violino.
Banshee colpisce e stupisce, di nuovo, come un violento pugno nello stomaco, rimane l'unica serie tv capace di re-inventare se stessa, di rimboccarsi le maniche e di approfondire tematiche, storie e situazioni con una scaltrezza mai vista prima, particolarità poi che la contraddistingue nel panorama seriale moderno. La quarta stagione è partita nel migliore modi, avviando un racconto di una bellezza e profondità disarmante, non facendo rimpiangere quel piccolo capolavoro che era stata la stagione 3, e portando l'intero impianto narrativo ad una svolta decisa (quasi necessaria) per dare allo show l'opportunità di accomiatarsi dal pubblico nel migliore dei modi.
Una svolta necessaria e... vincente
Il primo episodio non è degno di nota solo per quanto riguarda la qualità dell'intreccio, ma colpisce soprattutto per l'evoluzione dei personaggi, messi nuovamente di fronte ad una dura prova emotiva. Lucas Hood infatti è tormentato dai fantasmi del suo passato - che bussano pericolosamente alla porta del presente - e non riesce ad alzarsi dal pantano di autocommiserazione in cui sta annaspando; Carrie (Ivana Milicevic) esorcizza la morte del marito diventando una sorta di paladina della giustizia violenta ed incurante del pericolo, e lo stesso Kai sembra aver perso quel suo alone mistico, finendo per mostrare un lato umano che fino ad ora era rimasto saggiamente nascosto. Se a questa cornice ci si aggiunge una regia cupa e discreta, un'atmosfera metropolitana e l'assenza di una colonna sonora, il primo episodio dell'ultima stagione di Banshee si candida per diventare un piccolo capolavoro della moderna serialità.
Pur essendo una fra serie più amate dal pubblico del web, a distanza di 4 anni dal suo debutto Banshee conserva ancora alcuni difetti stilistici che, nel corso del tempo, sono diventati purtroppo il suo 'marchio di fabbrica': come la recitazione approssimata e per nulla coinvolgente di Antony Starr, o i colpi di scena così surreali che la maggior parte delle volte cadono nella morsa del trash. Eppure Banshee è unica anche per queste sue caratteristiche, e resta uno fra gli esempi più riusciti di entertainment televisivo.
Movieplayer.it
4.0/5