Sesso sfortunato o follie porno, recensione: sesso, pandemie e video online

La recensione di Sesso sfortunato o follie porno, il film del cineasta rumeno Radu Jude che ha vinto l'Orso d'Oro alla Berlinale 2021.

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Bad Luck Banging Or Loony Porn: una sequenza

C'è quasi una sensazione di ritrovata normalità nello scrivere la recensione di Sesso sfortunato o follie porno, il film che ha vinto l'Orso d'Oro alla Berlinale 2021 (tenutasi in forma virtuale per stampa e professionisti all'inizio di marzo e con evento fisico per il pubblico previsto per giugno). Normalità perché, pur uscendo inizialmente solo in modalità digitale, tramite MioCinema, il film sarà anche in sala al momento della riapertura (così ha detto la Lucky Red in occasione di un incontro tra il regista e la stampa nostrana), ed è un segnale forte per la ripresa dell'esercizio cinematografico in Italia, con la volontà di puntare su un titolo prestigioso e provocatorio. Inoltre - dato da non trascurare - l'Italia è il primo paese ad accogliere l'uscita commerciale del lungometraggio dopo il trionfo berlinese, mentre nella natia Romania il pubblico dovrà ancora aspettare qualche settimana. E così, con la possibilità di sostenere concretamente le sale (ricordiamo che MioCinema devolve ai cinema aderenti parte dei guadagni), gli spettatori italiani possono finalmente scoprire su larga scala, fuori dal contesto festivaliero (Trieste e Torino), il lavoro di un cineasta come Radu Jude, una delle firme più interessanti del cinema contemporaneo.

La morale prima di tutto

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Bad Luck Banging Or Loony Porn: una foto del film

Probabile che a una parte del pubblico italiano Bad Luck Banging or Loony Porn possa interessare anche per la premessa, che ricorda un recente fatto di cronaca nostrano (e non solo): protagonista della vicenda è infatti un'insegnante, Emi (Katia Pascariu), che si ritrova al centro dell'attenzione quando un video in cui lei fa sesso con il proprio partner finisce in rete. Scandalizzati, i genitori chiedono a gran voce il licenziamento, mentre Emi si oppone al finto perbenismo di questi adulti che nel privato (che poi tanto privato non è, a seconda dei casi) arrivano a fare ben di peggio. Ha senso far perdere il lavoro a una persona per uno sbaglio che non è nemmeno opera sua? Ed è lecito scandalizzarsi per quello che, per quanto esplicito possa essere, altro non è che un atto intimo tra due adulti consenzienti e innamorati? Questi sono gli interrogativi della parte finale del film, dove Emi, in piena pandemia e con la mascherina sul volto, si ritrova a dover argomentare contro una vox populi sempre più ottusa e ipocrita.

Bad Luck Banging, Radu Jude a Berlino 2021: "Il mio film parla di sesso e ipocrisia"

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Bad Luck Banging Or Loony Porn: una foto

La struttura del film è suddivisa in tre parti: la prima è appunto quella del video e delle reazioni iniziali, con una sequenza d'apertura molto spinta (girata, stando al regista, con tecniche alla Lars von Trier, usando professionisti del porno per le inquadrature apertamente hard) e un senso di isolamento che si traduce in una scena dove lei cammina, da sola, e gradualmente lo sguardo della macchina da presa si allontana da Emi e mette in evidenza tutta la città di Bucarest. Da lì scatta la transizione alla seconda parte, un insieme di citazioni che rimandano a concetti vari e si ricollegano alla denuncia della società ipocrita che Radu Jude vuole fare. E poi la terza, con il "tribunale" indetto dai genitori, un inno al caos realizzato però con precisione millimetrica, dato che con l'eccezione dell'incipit l'intero film è stato girato dopo il primo lockdown, integrando la pandemia nel copione. Scelta giusta e azzeccata, poiché l'emergenza sanitaria ha messo in evidenza un altro morbo, quello dell'egoismo e dell'ipocrisia.

Hey, Jude

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Bad Luck Banging Or Loony Porn: una scena del film

Radu Jude ha cominciato ad attirare seriamente l'attenzione di stampa e cinefili a livello internazionale nel 2015, quando la Berlinale ha selezionato in concorso il suo film Aferim!, western in salsa rumena. Successivamente è anche stato a Locarno e Karlovy Vary, perfezionando la propria poetica con opere forti quali I Do Not Care If We Go Down in History as Barbarians, dove si condanna l'atteggiamento di una parte della popolazione rumena nei confronti del passato (nello specifico, gli eventi del secondo conflitto mondiale). Atteggiamento che è presente anche nel nuovo film, dove si parla della società di oggi ma ci sono anche i fantasmi di ieri (come ha spiegato durante la presentazione berlinese, il titolo rimanda in parte a vere riviste a luci rosse in voga in Romania dopo la fine della dittatura), evoluzione naturale di un percorso che il pubblico nostrano potrà scoprire sempre grazie a MioCinema, che per l'occasione offre la possibilità, in collaborazione con il Trieste Film Festival, di vedere quattro dei titoli precedenti della filmografia di Jude, usciti tra il 2015 e il 2020.

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Bad Luck Banging Or Loony Porn: un'immagine

Con questo suo lungometraggio più recente Jude raggiunge l'equilibrio ideale tra provocazione di nicchia e compatibilità con un pubblico più ampio, sfidandoci già nei primi minuti con la sequenza del video e facendo a noi la stessa domanda che si fa ai genitori nel film: perché indignarsi per un filmato amatoriale tra due adulti consenzienti quando nell'industria del porno accade ben di peggio (basti pensare a Pornhub che in seguito a proteste ripetute per la presenza di video contenenti revenge porn, stupri non simulati e altro materiale illecito ha rimosso tutti i filmati non provenienti da utenti verificati, portando a una riduzione dei contenuti da 13 milioni di video a 4 milioni)? Anche perché, al netto di quella sequenza esplicita all'inizio, il film non parla di video hard in senso stretto, bensì di un altro tipo di pornografia, a livello intellettuale, quella di una società che deriva piacere dal suo considerarsi moralmente superiore, fino al momento in cui la dura realtà (e la scelta dell'aggettivo non è casuale) colpisce gli ipocriti in faccia.

Conclusioni

Chiudiamo la recensione di Bad Luck Banging or Loony Porn, strepitosa provocazione con cui il cineasta rumeno Radu Jude mette a nudo l'ipocrisia della società mondiale. Un ritratto spassoso e spietato dell'umanità ai tempi della pandemia.

Movieplayer.it
4.5/5
Voto medio
2.8/5

Perché ci piace

  • L'uso della pandemia come strumento narrativo è molto forte.
  • Katia Pascariu è fenomenale dall'inizio alla fine.
  • La commistione di stili e generi dà al film molte sfumature interessanti...

Cosa non va

  • ... Ma potrebbe anche mettere alla prova gli spettatori più tradizionalisti.
  • La sequenza d'apertura è sconsigliata a chi è eccessivamente sensibile.