Evil isn't born, it's made... or not?
Iniziamo con questa domanda la nostra recensione di Bad Education, il film con cui Kai Ko si ripresenta al Far East Film Festival 2023 non più da interprete - aveva impazzato nel film d'esordio di Giddens Ko, You Are the Apple of My Eye - ma come regista, e alla sua opera prima convince decisamente. Perché propone tanti elementi visti nei film di genere ma ri-assemblati in una maniera nuova, o comunque accattivante. Kai Ko si chiede e chiede al proprio pubblico: in che percentuale il mondo è fatto di persone buone e persone cattive? Penseremmo, ingenuamente e idealmente, 50 e 50, invece pare che siano 10 e 10. Il resto 80% quindi come si comporta? Secondo Ko, è incline a entrambe le direzioni; ma alla fine propenderà per quella cattiva, ci dice attraverso questa pellicola che non lascia quasi un attimo di tregua, merito anche della durata esigua ed efficace (1 ora e 17 minuti, quasi un miraggio nel 2023).
Un film che si gusta e che disgusta
Dita mozzate, insetti, sangue. Non manca nulla nella messa in scena - frenetica e serrata - di Bad Education, che parte da una sfida di tre ragazzi che si sono appena diplomati al liceo e stanno festeggiando su un tetto. Uno dei tre propone agli altri due un patto per rimanere bros for life. Nessun patto di sangue - o di piscio, avevamo detto che non mancava proprio nulla nella pellicola per gustare e disgustare lo spettatore - bensì raccontarsi a vicenda un segreto torbido da portarsi nella tomba e con cui poter tenere in scacco gli altri a vita. Due su tre confessano atti indicibili, ora tocca al terzo, che reo di non avere un segreto abbastanza succoso (aggettivo che scegliamo non a caso) viene sfidato a prendersela addirittura con un boss della malavita locale. Chissà chi li avrà educati? Sarà stata la proverbiale cattiva compagnia a portarli su questa strada o sono nati con questa predisposizione? Tante le domande che, nel corso di una notte che i tre liceali non potranno sicuramente dimenticare, vengono poste al pubblico attraverso le azioni del trio, una più improbabile e riprovevole dell'altra.
Un film che diverte e si diverte
In mezzo a tutto questo orrore, si ride assistendo a ciò che compiranno in quella fatidica notte i tre giovani protagonisti. Questo perché la situazione per loro si farà sempre più surreale e tragicomica, portandoli a confrontarsi sulla propria amicizia e sul loro futuro durante l'università. Kai Ko ci dice che, nel momento del bisogno, nell'attimo della scelta fatidica, in quella determinata circostanza, in qualunque essere umano, soprattutto se giovane e non ancora del tutto formato, scatta l'istinto di sopravvivenza più primordiale e sarebbe disposto a qualsiasi cosa pur di continuare a vivere. Tradire gli amici, anche di vecchia data, non diventa più un grosso problema o un terribile dilemma, così come essere disposto a passargli letteralmente sopra pur di prevalere. Tassisti ubriachi, prostitute stuprate, boss criminali chef: i tre incontreranno tanti personaggi sopra le righe quella notte, che si concluderà con un'immagine estremamente poetica e incisiva, con una ripresa dall'alto che si allontana sempre più. Proprio come si sta allontanando chi è rimasto sullo schermo, in direzioni diverse. Bad Education è anche un cinico e sanguinolento trattato sull'amicizia, destinata a non sopravvivere (ancora una volta, termine scelto non a caso) dopo una determinata fase della vita, soprattutto se giovanile. Un primo rito di passaggio verso l'età adulta, che il trio affronta nel modo peggiore possibile.
Pulp Education
Ci sono influenze tarantiniane ma anche del cinema di genere asiatico in Bad Education, che si dimostra un prodotto estremamente visivo nei movimenti di macchina spesso senza soluzione di continuità, nelle inquadrature scelte, nella fotografia, nella messa in scena, quasi pulp: nel cibo che viene trangugiato (o vomitato), nel sangue (che non sgorga mai eccessivamente, bisogna dirlo), negli inseguimenti, nel passaggio da un capitolo all'altro di questa storia surreale che il regista sembra dirci che potrebbe tranquillamente succedere a chiunque di noi, anche se pensiamo che non potremmo mai arrivare a tanto. Un film inquietante, disturbante, provocatorio. Forse, semplicemente, drammaticamente (sur)reale.
Conclusioni
L’umanità non fa una bellissima figura nella recensione di Bad Education così come nel film stesso con cui Kai Ko ritorna al Far East Film Festival, questa volta dietro la macchina da presa e alla sua prima regia. Una storia disturbante, che non fa sconti a nessuno, schifosamente coinvolgente, che ci racconta dell’amicizia di tre giovani e del loro romanzo di formazione nella maniera più cruda e cinica possibile.
Perché ci piace
- I tre attori protagonisti, molto bravi e con buona chimica.
- L’ambientare il film durante un’unica notte partendo da una scommessa.
- La riflessione filosofica sull’umanità e sull’amicizia.
- La scena finale, estremamente poetica.
Cosa non va
- Da tragica la pellicola diviene surreale e quasi comica, e questo potrebbe disturbare qualcuno, così come del resto tutto il film.