Assassin's Creed Mirage, la recensione: Ubisoft ci porta a Baghdad per un ritorno alle origini della saga

La recensione di Assassin's Creed Mirage, che si conferma una buona esperienza ludica d'impronta cinematografica, facendo un passo indietro verso le origini della saga, portandoci a Bagdad per seguire la formazione da Occulto di Basim Ibn Ishaq.

Assassin's Creed Mirage, la recensione: Ubisoft ci porta a Baghdad per un ritorno alle origini della saga

Un passo indietro per andare avanti con più spinta? Potremmo vedere in questo modo il nuovo capitolo della saga Ubisoft di cui vi parliamo in questa recensione di Assassin's Creed Mirage, che si concentra come è nostra abitudine sugli aspetti più cinematografici e narrativi del videogioco. Aspetti che la saga ha avuto sin dal primo capitolo datato 2007, quando abbiamo imparato a conoscere quelle dinamiche di gioco e presupposti narrativi che si sarebbero poi consolidati ed evoluti titolo dopo titolo. Controllando Altair in quel primo gioco abbiamo imparato a muoverci per Damasco e Gerusalemme, nasconderci tra la folla di quelle città per compiere le nostre missioni... e i nostri delitti.

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A sedici anni da quel gioco, Assassin's Creed Mirage, disponibile dal 5 Ottobre, ci riporta ad atmosfere simili, quelle che sono le origini della saga, pur collocandosi come sequel diretto del precedente Assassin's Creed Valhalla del 2020. Un passo indietro che abbiamo accolto con gioia perché ci permette di rivivere un'ambientazione simile a quella che ci ha fatti innamorare della serie di giochi Ubisoft, ma senza accantonare l'evoluzione tecnica e dell'impianto di gioco che si è andata sviluppando nel corso degli anni.

Nascita di un assassino

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Siamo a Baghdad e l'anno è l'861 dopo Cristo, dove ritroviamo Basim Ibn Ishaq, personaggio che era già stato introdotto in Valhalla e di cui qui seguiamo, e giochiamo, il periodo di transizione dall'essere un umile ladro di strada a entrare a far parte della Confraternita degli Assassini per diventare un Occulto e combattere per pace e libertà contrapponendosi all'Ordine dei Templari. Un cammino che inizia grazie all'incontro con Roshan, che lo prende sotto la sua tutela e gli fa da mentore, e il conseguente addestramento come Occulto, per poi farsi strada tra parkour sui tetti della città dell'Iraq, furtività e combattimenti ravvicinati, misteri da indagare e risolvere, e tanti personaggi che rendono vivi e vissuti i quattro distinti distretti in cui Baghdad è suddivisa.

Baghdad come Gerusalemme

Riviviamo le sensazioni che ci hanno fatto amare Assassin's Creed nel muoverci tra le strade di Baghdad, facendoci largo tra una folla che reagisce al nostro passaggio. La sensazione è forte perché look, atmosfere e ambienti rievocano quelle stesse suggestioni, ricordano quelle stesse strade. Impariamo a conoscere ogni via, ogni palazzo, i balconi, i tetti su cui appostarci per i nostri scopi. Probabile che servisse a una serie andata avanti a lungo questo omaggio alle sue origini, così come serviva a noi potercene star seduti su una panca per mimetizzarci e osservare la vita della città che scorre in attesa che sia il nostro momento.

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La componente stealth è marcata e la città viene in nostro supporto per gestire le missioni che passo dopo passo ci conducono lungo il cammino del racconto di Assassin's Creed Mirage. Così come ci aiuta il fidato Enkidu, un'aquila imperiale orientale che possiamo usare per scrutare la città dall'alto e individuare potenziali luoghi di interesse. Non tutto scorre via liscio in Mirage dal punto di vista del gameplay, con un'aggiunta in particolare, la Prontezza dell'assassino, che una volta potenziale risulta fin troppo letale.

Meno Open World, più racconto

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Eppure va bene così, almeno per chi ama i giochi molto narrativi, perché Assassin's Creed Mirage fa un passo indietro anche da questo punto di vista, spingendo meno sulla componente Open World o da gioco di ruolo per affidarsi a uno sviluppo lineare del racconto. Non è una storia lunghissima, e tutto il gioco è meno corposo di altri titoli della saga, ma è una storia da cui è difficile staccarsi, sempre protesi verso la tappa successiva delle indagini di Basim e nuove scoperte relative a Baghdad e i suoi abitanti. Ci basta così, almeno per questo capitolo che appare di transizione. Ci basta poterci arrampicare sulle torri più alte, respirare l'atmosfera della città, ascoltarne i suoni ovattati decine di metri più in basso, e lasciare che lo sguardo spazi per un attimo prima di lanciarci nell'iconico Salto della Fede. Questo è da sempre Assassin's Creed e questo Mirage lo riesce a riproporre.

Conclusioni

Arriviamo alle battute finali della nostra recensione di Assassin’s Creed Mirage soddisfatti per il percorso narrativo che abbiamo vissuto insieme a Basim e per le atmosfere che ci hanno riportato alla gloria dei primi titoli della serie Ubisoft. Mirage non è un gioco perfetto, non è soprattutto completamente equilibrato nel gameplay, ma ci immerge nelle strade di Baghdad con efficacia e grande atmosfera. Gli elementi chiave della saga ci sono tutti e Basim è un bel personaggio da approfondire indagine dopo indagine.

Movieplayer.it
3.5/5

Perché ci piace

  • La figura di Basim, ereditata da Valhalla, ma qui ben tratteggiata.
  • Le dinamiche più stealth e la storia più lineare, in controtendenza rispetto agli ultimi titoli della saga.
  • Le atmosfere di Baghdad che ci riportano alla memoria Damasco o Gerusalemme del primo gioco.
  • Alcune missioni/indagini sono entusiasmanti…

Cosa non va

  • … ma non tutte hanno lo stesso appeal.
  • Il gameplay non è del tutto bilanciato.