Antonella Carone possiede tutta la malleabilità tipica di un attrice di teatro. È capace di passare dal palco al set, alternando diverse metrature interpretativa. Sì, certo, è la villain dei Me contro Te - interpreta Perfidia - ma, dietro il trucco e il parrucco, si nasconde un'attrice a tutto tondo. Come dimostra il suo ruolo in MalAmore di Francesca Schirru (arrivato in sala). Una storia di resistenza emotiva nel contesto criminale di una cosca mafiosa. Raggiungiamo l'attrice al telefono, parlando con lei per mezz'ora.

Il punto di partenza? La sempre svilente categorizzazione del mestiere. "Il teatro inevitabilmente ti porta a confrontarti con tanti autori, e c'è una maggiore libertà nell'interpretazione dei personaggi", ci dice Antonella Carone. "Nel cinema si tende invece, tranne in rare e piacevoli eccezioni, a catalogare gli attori. Nel teatro è richiesto un maggiore sforza, puntando a ruoli e caratteri diversi. Lo studio poi è universale, ma sul palco ho interpretato ruoli più disparati".
Antonella Carone: la nostra intervista

Partiamo quindi da MalAmore per allargare il discorso, addentrandoci nelle declinazioni interpretative. A cominciare dalla riconoscibilità data da certi ruoli. "Gli attori subiscono questo in un certo senso. È compito dell'arte e del cinema differenziare. Tuttavia, ci vengono precluse maggiori possibilità di esplorare. Questo è un tema a me molto caro: per essere vendibile devi essere riconoscibile, e per essere riconoscibile devi essere un brand. Questo rende più facile la vendibilità, ma rappresenta come contrappeso la perdita dell'originalità. Se un cantante fa successo con una hit, poi gli altri brani dovranno essere simili alla precedente. Nell'epoca del target, tutti questi aspetti rappresento un limite".
In fondo è cambiato il lavoro, e diventa tutto una costante promozione: "Andiamo sempre più spesso verso il numero e la riconoscibilità, verso il personal branding, però non sempre in questo modi si onora questo mestiere. Ho scelto di fare l'attrice per andare incontro una libertà espressiva per me salvifica. Per me il cinema e la recitazione è il terreno delle possibilità. E se le possibilità si inaridiscono, è un problema".
Oltre i cliché
Come detto, Antonella Carone arriva dall'esperienza dei Me contro Te. Ora, con MalAmore, si cambia decisamente direzione. "Vengo da sette film in versione cartoon dove ero una villain, ora rappresento una donna di mafia. Pur nelle totali differenze, provo sempre a delineare qualcosa di diverso. Provo a scrollarmi di dosso i cliché, e presto attenzione a questo: non cercare la riconoscibilità". Poi ci racconta un aneddoto: "Uno dei complimenti più belli? Uscita da una proiezione dei Me contro te, vediamo un bambino piangere, le ho detto se voleva una foto con Perfidia, ma non mi hanno riconosciuto. E questo mi piace, e mi da fiducia".
MalAmore e la ricerca della verità
Tra i temi di MalAmore il concetto di verità, inseguito dalla protagonista, Mary, interpretata da Giulia Schiavo. Così Antonella Carone: "La verità non esiste più, viviamo nell'epoca del pensiero relativo. Non esistono più le grandi ideologie, anche politiche. Siamo nell'epoca del pensiero liquido. La verità è sempre qualcosa di relativo. Ognuno di noi rappresenta un micro-cosmo con le sue regole e le sue leggi interne. E si fatica ad entrare in contatto con gli altri. Ci sono tante storie all'interno di Malamore, e ognuna di queste storie ha la sua forza e il suo centro. Ma tutti i personaggi del film sono soli e persi, e credo sia un aspetto interessante del film. Il personaggio di Carmela, e il suo non entrare in dialogo con i suoi sentimenti, la rende maggiormente vulnerabile. È un discorso culturale che vale nella criminalità, ma anche rispetto alla nostra società attuali: una società atomizzata".

Del resto, una società che pare scacciare ogni tipo di relazione. "Siamo spaventati dai rapporti e dalle relazioni, è più facile, si pensa, essere noi stessi in solitudine, e per questo siamo tutti più soli, fatichiamo a costruire una relazione, nel pieno di alcune dinamiche tossiche. Oggi non affrontiamo più a viso aperto noi stessi e le nostre relazioni". E prosegue, "Il contesto mafioso in Malamore è un pretesto, rendendo tutto relativo. Non è un film di mafia, ma spiega la tossicità di alcune dinamiche relazionali, estremizzando i canonici narrativi".
Il rapporto con Luì e Sofì
Se Maura Delpero ha vinto il David per Vermiglio - la prima regista a vincerlo -, sono tanti i film indipendenti diretti da autrici. Come MalAmore, che segna tra l'altro l'esordio di Francesca Schirru. "La normalizzazione si raggiungere quando non si specificherà più quando la regia sia affidata da una donna. Fortunatamente regia è una parola neutra", spiega l'attrice. "Specificare, come se fosse una qualità diversa rispetto all'opera finale. Ci possono essere differenze all'interno dello stesso genere, ed è sbagliato categorizzare. Una certa sensibilità può essere anche maschile".

In chiusura, un pensiero da parte di Antonella Carone riguardo l'universo di Luì e Sofì. "I Me contro Te sono consapevoli di non venire dal cinema o dal teatro, ma dal personal branding. Anche nelle interviste, sono consapevoli che il loro target è stabilito, sono riconoscibili da un pubblico di bambini. Ho centellinato il mio essere Perfidia in altri contesti. È una saga che ringrazio, ho fatto esperienza, costruendo un personaggio da zero. Non ho mai voluto chiudermi in quel ruolo. Non ho partecipato a concerti o press junket, sono l'attrice e non il personaggio. Ne abbiamo sempre parlato, e hanno apprezzato la sincerità perché conoscono il mio pensiero".