Recensione Jumper - Senza confini (2008)

Una storia in cui i cattivi non sono particolarmente cattivi e i buoni non riescono ad essere mai buoni fino in fondo, e in cui a farla da padrone sono i cambi di scenario e le incantevoli ambientazioni.

(Anti)eroi antipatici e anticonformisti

Non c'è dubbio, il cinema hollywoodiano sta sempre più diventando lo specchio dei nostri tempi. I cartoni animati sono cambiati, le commedie non ne parliamo, e a quanto pare anche i supereroi non sono più quelli di una volta. La prova tangibile di questa evoluzione in questo Jumper - senza confini, il blockbuster che è destinato a cambiare per sempre il genere, mostrandoci per la prima volta un super-uomo egoista, bramoso di successo e di denaro, uno che usa i poteri non per salvare l'umanità ma solo per il suo tornaconto, per avere il mondo ai suoi piedi, e che è totalmente privo di altruismo e di senso civico.

Insomma i primi supereroi figli naturali (o vittime?) dell'America di Bush amano la bella vita, sono schivi e neanche troppo simpatici, ma quel che li contraddistingue dai predecessori è un potere straordinario, quello dovuto ad un'anomalia genetica (così ci pare di aver intuito) che permette loro di teletrasportarsi con la forza della mente in qualsiasi parte del mondo in una frazione di secondo. I jumpers non suscitano empatia e se si coalizzano è solo per difendersi dagli attacchi dei Paladini, giustizieri agguerriti ed armati fino ai denti che danno la caccia ai Saltatori sparsi in tutto il mondo tentando di annientarli, per evitare che abusino oltremodo del loro preziosissimo dono. Il protagonista della nostra storia è David, un ragazzo che vive a Londra e che ha approfittato di questa sua 'dote' per andare via da casa e buttarsi alle spalle un'adolescenza non proprio felice. Ha rapinato qualche banca, ha vissuto nel lusso, conquistato ragazze e fatto viaggi ovunque, ma ora che l'organizzazione segreta ha scoperto la sua esistenza e gli da la caccia la sua vita e quella della sua amata sono in pericolo.

Diretto da Doug Liman, regista giunto al successo per aver diretto The Bourne Identity, il primo episodio della trilogia action su Jason Bourne, questo Jumper è l'apoteosi del polpettone hollywoodiano per teenagers, un film tutto effetti speciali, azione e combattimenti, che lascia ben poco spazio alla riflessione e all'introspezione dei personaggi. Una storia, quella di Jumper, in cui i cattivi non sono particolarmente cattivi e i buoni non riescono ad essere mai buoni fino in fondo, in cui a farla da padrone sono i cambi di scenario e le incantevoli ambientazioni, anziché la vicenda personale di un protagonista che non riesce ad imporre la sua personalità e fallisce nel tentativo di trascinare emotivamente lo spettatore nella sua avventura. L'impressione che si ha dopo la visione è di aver assistito ad un'opera incompleta, che a livello narrativo abbozza laddove dovrebbe approfondire e si perde in inutili peripezie estetiche per mettere in scena duelli e inseguimenti roboanti nel tentativo (non riuscito) di nascondere grosse lacune di sceneggiatura. Chi siano i jumpers e perché abbiano suddetto potere non è dato a sapersi, tanto meno i realizzatori si prendono la bega di spiegarci il vero scopo dei Paladini e della loro missione, sta di fatto che non si riesce a parteggiare né per l'una né per l'altra parte.

C'è anche da dire che Jumper non si prende mai troppo sul serio e che, per la leggerezza dei toni e per le 'pieghe' sentimentali assunte dalla storia, si rivolge prettamente ai più giovani. Hayden Christensen & C. si apprestano dunque ad invadere le sale italiane, cercando di conquistarsi la vetta del botteghino dopo essere balzati (non per nulla si chiamano jumpers!) in testa alle classifiche Usa con oltre 38 milioni di incasso nel solo primo weekend di programmazione. Per chi avesse voglia di capire di più sulla vera natura di questa nuova generazione di super(anti)eroi, l'appuntamento è al primo dei quattro sequel annunciati. Speriamo solo che a partire dalla prossima volta si punti a far un po' più di attenzione al contenuto anziché alla forma.

Movieplayer.it

2.0/5