Tanti auguri Anthony Hopkins: i cinque film più iconici

Anthony Hopkins compie 85 anni. Ripercorriamo la sua carriera ricordando i cinque ruoli più iconici da lui interpretati.

Tanti auguri Anthony Hopkins: i cinque film più iconici

Il 31 dicembre 2022, l'attore britannico Anthony Hopkins spegne la bellezza di ottantacinque candeline. Lungo la sua carriera ha avuto modo di collaborare con grandi autori del panorama internazionale (come Woody Allen, Robert Zemeckis o Francis Ford Coppola) e interpretare ruoli indimenticabili: dal dramma storico di Steven Spielberg, Amistad, sino al film biografico di Oliver Stone dedicato al presidente Nixon (Gli intrighi del potere - Nixon), passando ovviamente anche per il Marvel Cinematic Universe grazie alla partecipazione nei panni di Odino nel Thor diretto da Kenneth Branagh.

Anthony Hopkins The Father
The Father - Nulla è come sembra: un'immagine di Anthony Hopkins

Anthony Hopkins si è sempre prestato a progetti di diverso genere senza risparmiarsi, passando dalle commedie ai thriller ad alta tensione, lavorando tanto nel cinema autoriale quanto in quello più commerciale e mainstream. Sono tutti film (o serie televisive, come nel caso di Westworld) che riescono a mettere in luce un talento poliedrico e che spesso meritano di essere riportati alla mente e agli occhi degli spettatori. Abbiamo quindi deciso di porgere (a distanza) i nostri personalissimi auguri di buon compleanno all'interprete, consigliando cinque lavori (proposti in ordine cronologico) che a nostro avviso sono tra i più riusciti e i più iconici della sua filmografia.

1. The Elephant Man (1980)

The Elephant Man: Anthony Hopkins in una scena del film
The Elephant Man: Anthony Hopkins in una scena del film

Il secondo lungometraggio diretto dal genio creativo di David Lynch è ricordato dal pubblico come il film più umano e commovente all'interno della filmografia dell'autore. The Elephant Man racconta la storia di un'amicizia straordinaria tra un uomo sfortunatamente deformato nell'aspetto fisico e sfruttato come fenomeno da baraccone e un dottore (Hopkins appunto) che invece lo farà ricoverare nell'ospedale dove lavora per provare ad aiutarlo come può. La pellicola è molto emozionante, non solamente per via della struggente storia che racconta ma anche per la cornice più fiabesca e solidale scelta dal regista come chiave narrativa. Se l'interpretazione di John Hurt nei panni del protagonista non si discute (incredibile il lavoro svolto sotto, letteralmente, chili di trucco), Anthony Hopkins sorprende e convince nel restituire in scena un uomo di scienza diviso tra la sua indole da studioso e i sentimenti più paternalistici che poco alla volta lo coinvolgeranno. Il film non è riuscito ad aggiudicarsi premi importanti negli Stati Uniti, tuttavia è riuscito a ottenere otto nominations agli Oscar tra cui quella per miglior film e miglior regia.

2. Il silenzio degli innocenti (1991)

Anthony Hopkins è Hannibal Lecter in una scena de IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI
Anthony Hopkins è Hannibal Lecter in una scena de IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI

Senza ombra di dubbio, quello diretto dal compianto Jonathan Demme è uno dei thriller più importanti degli anni Novanta, e non solo. Il silenzio degli innocenti, tratto dall'omonimo romanzo di Thomas Harris, basa tutta la sua forza sull'intensità delle emozioni. In maniera un po' inusuale per il genere di riferimento, il film si spinge vicino ai suoi interpreti, prediligendo primi e primissimi piani perfettamente restituiti dai due personaggi principali: il sinistro Hannibal Lecter interpretato proprio da Anthony Hopkins e l'agente dell'FBI Clarice Starling, ovvero Jodie Foster. Il successo di critica e pubblico è pressoché unanime. Il film diventa il terzo, dopo Accadde una notte e Qualcuno volò sul nido del cuculo, ad aver vinto i premi Oscar come miglior film, miglior regia, migliore sceneggiatura non originale, miglior attrice protagonista (Jodie Foster) e miglior attore protagonista (Anthony Hopkins). Questo premio risulta particolarmente curioso dato che Hopkins appare in scena solamente per 25 minuti, non una mole propriamente idonea per un personaggio considerato principale. Tuttavia la sua interpretazione in questa pellicola è talmente magnetica e calzante da aver convinto l'Academy.

3. La maschera di Zorro (1998)

La Leggenda Di Zorro
La maschera di Zorrro: Anthony Hopkins in un'immagine

Da un'idea di Steven Spielberg, La maschera di Zorro è la moderna trasposizione hollywoodiana del celebre paladino mascherato a quasi sessant'anni di distanza dal precedente, e più classico, Il segno di Zorro (1940). Dopo aver sondato diversi nomi per la regia del progetto, tra cui quello di Robert Rodriguez (che non accettò il progetto per divergenze creative con i piani alti), la produzione ingaggiò Martin Campbell reduce dal successo del rilancio della saga di 007 con GoldenEye. Il film diverte e appassiona dal primo all'ultimo minuto, soprattutto grazie all'originale e riuscita chiave narrativa che vede accostare due diverse generazioni di Zorro: il giovane e testardo Antonio Banderas dovrà infatti seguire le orme del maestro Anthony Hopkins, l'unico e vero Diego de la Vega ormai troppo anziano per poter affrontare simili avventure e reggere ritmi forsennati quali quelli richiesti dal ruolo dell'eroe mascherato. Ovviamente il passaggio di consegne funziona anche da un punto di vista metacinematografico: il più saggio, esperto ed affermato Anthony Hopkins prova a tramandare il suo talento e il suo lavoro al più giovane e rampante Antonio Banderas. Le carriere dei due sono rimaste però parecchio distanti negli anni seguenti anche se si sono intrecciate nuovamente nel 2010 grazie a Woody Allen che li scelse entrambi per la sua commedia intitolata Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni.

4. Hitchcock (2012)

Anthony Hopkins nei panni di Alfred Hitchcock sul set di Hitchcock
Anthony Hopkins nei panni di Alfred Hitchcock sul set di Hitchcock

Ai tempi dell'uscita, il primo film di finzione di Sacha Gervasi ottenne pareri discordanti. Sicuramente però, tutti hanno osannato l'interpretazione della coppia di protagonisti: Helen Mirren nei panni di Alma Reville (moglie e collaboratrice di Alfred Hitchcock) e quella di Anthony Hopkins proprio nei panni del Maestro del brivido. L'onore di interpretare uno dei profili di primaria importanza della storia del cinema si trasforma anche in una grande sfida interpretativa che l'attore vince senza esitazione. Il rischio di risultare didascalico o involontariamente parodistico era elevato, ma Hopkins riesce a destreggiarsi egregiamente nel personaggio trattandolo non tanto come una sorta di divo autorevole a cui rendere conto, quanto come un profilo fragile e umanissimo da portare in scena con tutte le sue debolezze. Il film, prendendo le mosse dal celebre volume di Stephen Rebello intitolato Come Hitchcock ha realizzato Psycho, si concentra proprio sulle fasi di lavorazione del celeberrimo capolavoro dell'autore, provando a posare le sue cineprese sul dettaglio di quei giorni per tratteggiare un profilo molto più complesso e stratificato in grado di abbracciare in tutto e per tutto la personalità del regista, le sue ossessioni, il suo talento visivo e il rapporto veramente eccezionale (nel senso letterale del termine, ovvero che rappresenta un'eccezione) con la sua anima gemella. Hitchcock è un film godibile e appassionante, utile per chi vuole muovere i primi passi all'interno della personalità e della mente creativa di uno dei registi più amati e apprezzati di tutti i tempi.

5. The Father - Nulla è come sembra (2020)

The Father
The Father - Nulla è come sembra: un primo piano di Anthony Hopkins

The Father - Nulla è come sembra è stata la sorpresa della notte degli Oscar 2021. Caratterizzata da una cerimonia decisamente sobria per via delle restrizioni dovute alla pandemia che in quei mesi era ancora molto diffusa in tutto il mondo, la serata più glamour dell'anno accolse il film di esordio diretto da Florian Zeller con sei nominations, tra cui quella per il miglior lungometraggio. Al termine della corsa, il progetto si aggiudicò sia il premio come miglior sceneggiatura non originale (il film è infatti tratto da un'opera teatrale dello stesso Zeller) sia quello come miglior attore protagonista ad Anthony Hopkins. Questa scelta fu ampiamente imprevista dato che praticamente tutti erano certi della vittoria postuma del compianto Chadwick Boseman nel film Ma Rainey's Black Bottom. Invece Hopkins riesce a ottenere il suo secondo premio (dopo quello ricevuto per Il silenzio degli innocenti) grazie a un film intimo e sincero in cui la sua interpretazione lascia il segno come non mai. Ostacolato sia da un copione oggettivamente delicato e scivoloso, sia dall'ambientazione interamente (o quasi) costituita da quattro mura domestiche, il carisma e il talento dell'attore non si nascondono e restituiscono sullo schermo tutto il doloro, la fragilità e le emozioni di un anziano alle prese con una demenza senile molto acuta.