Al Cartoons on the Bay protagonista assoluto è il linguaggio dell'animazione e quest'anno durante la ventisettesima edizione tenutasi nella baia di Pescara, abbiamo chiesto ai direttori e ospiti della kermesse se proprio l'animazione potrebbe salvare la crisi della sala cinematografica? Hanno risposto in tanti, con opinioni a volte anche distanti e diverse, quasi contraddittorie, ma utilissime per avere un quadro il più possibile esaustivo sulla situazione del nostro cinema. A partire dal direttore artistico di Cartoons on the Bay Roberto Genovesi: "Sinceramente non credo, perché non è una questione di contenuti e di linguaggi ma di carattere strutturale, e quindi serve una strategia che passi necessariamente per un ripensamento del prezzo dei biglietti, della tempistica della permanenza dei titoli nelle sale rispetto al passaggio sulle piattaforme e dell'esperienza cinematografica che dovrebbe essere più immersiva e coinvolgente. Ragionando su queste tre direttrici probabilmente si può immaginare un rilancio della sala. È evidente però che i film dove è maggiormente presente il linguaggio dell'animazione sono i più visti dalle giovani generazioni, ma l'animazione oramai è pervasiva perché la troviamo nel 90% dei blockbuster in sala, come Avatar 2 ad esempio".
L'animazione è il 90% dei blockbuster
Su questo aspetto gli fa eco in un certo senso Giorgio Scorza, CEO e co-fondatore di Movimenti Production, casa di produzione dietro il successo tra gli altri delle serie animate di Zerocalcare per Netflix: "La crisi della sala cinematografica purtroppo prescinde dall'animazione. Possiamo però dire una cosa che spesso non viene considerata, cioè che i grandi film d'azione e i cinecomic Marvel e DC fondamentalmente sono fatti in animazione, ovvero quelli che chiamiamo visual effects. Verrebbe da dire che in fondo la sta già salvando la sala. Dall'altro lato, per aggiungere qualcosa di meno ovvio, mi viene da dire che l'animazione ha il vantaggio di poter invecchiare meno, di poter essere universale, e probabilmente con un passaggio culturale progressivo può attrarre in sala quel pubblico che è l'unico che sta andando per i grandi blockbuster a seguire dei prodotti".
Continua Scorza: "Forse bisognerebbe ragionare meglio su film da sala che siano più family oppure molto dedicati a target come adolescenti o young adult, che si attivano per andare in sala a seguire i propri beniamini. Questo potrebbe essere un passaggio che però non può essere fatto dall'oggi al domani, e non con un solo titolo, ma se non si vuole lasciare lo strapotere alle piattaforme bisognerebbe usare la strada della sala. È chiaro ed evidente che non può partire dai più piccoli come iniziativa ma ci dev'essere una serie di tentativi mirati. È una sfida improba. Una strada potrebbe essere anche un evento d'animazione in anteprima in sala rispetto all'uscita in streaming, oppure eventi in cui incontri i creatori che creano tutto un contorno all'evento, proiezioni insieme al making of o al backstage, qualcosa del genere. Non sono certezze ovviamente ma ipotesi e proposte".
Giorgio Scorza a Cartoons on the Bay: "Il Marvel Cinematic Universe è per il 70% animazione"
Meno ottimismo per l'animazione...
La vedono decisamente più nera, a malincuore, il Maestro (anche se non gli piace essere chiamato tale) Bruno Bozzetto, che ha presentato in anteprima il suo nuovo progetto per la Rai al festival, e Ari Folman vincitore di ben tre riconoscimenti e del Premio alla Carriera: "Non penso sinceramente, e me ne dispiace. È davvero costoso. È difficile quando hai un'idea o un progetto da presentare in tutte le aziende che hanno un reparto animazione. Non c'è una struttura solida in qualunque dei dipartimenti d'intrattenimento animato, perché cambiano continuamente i responsabili, chiudono e riaprono, e il rischio è più alto di quando si realizzano i live action. Ci penso molto e penso che nell'animazione puoi avere film realizzati con 8 milioni di euro che diventano delle pellicole innovative, partecipano e vincono a molti festival importanti e arrivano addirittura a conquistare mezzo miliardo di dollari al botteghino".
Continua Ari Folman: "Anche per Il discorso del re è lo stesso discorso, piccoli film che ottengono grandi risultati. Rompere gli schemi e spaccare il mondo con l'animazione è praticamente impossibile. L'ultimo grande successo di un film animato indipendente negli ultimi 20 anni credo sia stato La mia vita da zucchina, una pellicola adorabile e la stop motion è la mia tecnica preferita nell'animazione. Eccezion fatta per lo Studio Ghibli e i film di Miyazaki. Anche se proponi un'idea promettendo di rientrare in 6 o 10 milioni non la vogliono, perché non ci credono abbastanza". Bruno Bozzetto: "Io non credo. La crisi della sala non è legata all'animazione o al cinema ma è una questione di comportamento, di educazione, di abitudine, di comodità, sono troppi i fattori che condizionano questa situazione. L'animazione del resto è sempre stata il figlio povero del cinema, quindi piace a certi appassionati ma non è per tutti".
... ma anche speranza e fiducia
La pensano diversamente gli altri due Premi alla Carriera di Cartoons on the Bay 2023. Come afferma Ian Mackinnon: "È molto da mettere sulle spalle dell'animazione (ride) ma allo stesso tempo penso che stiamo assistendo a tante properties che erano live action e ora diventano successi d'animazione che hanno altrettanto successo tra i bambini. Potrebbe davvero aiutare dato che si sta provando in tutti i modi a portare al cinema i più giovani e capire cosa vogliono vedere: l'animazione li chiama in un certo senso. Inoltre molti registi si stanno buttando su questo linguaggio dopo essere stati abituati a lavorare sempre in live action, e questa potrebbe essere la via".
Si aggiunge Peter Lord: "Lo spero con tutto il cuore perché un buon film d'animazione è spesso un buon film per le famiglie, è anche questo a renderlo speciale e soprattutto un prodotto che tutta la famiglia vede volentieri, quindi dobbiamo impegnarci a continuare a realizzare film animati che siano davvero buoni. Personalmente penso che ritroveremo il pubblico in sala, che il cinema vivrà una nuova fase, che non sia finita qui".
L'animazione salverà la sala come motto
Al contrario, tra i presenti al Festival pescarese c'è chi ne ha fatto addirittura un motto come Monica Manganelli, che ha realizzato la locandina di quest'anno e ha lavorato in passato nientemeno che con le sorelle Wachowski in Cloud Atlas e la saga di Matrix: "È praticamente il mio motto al momento (ride) anche perché ho realizzato Turandot, che è qui al Cartoons on the Bay alla mostra, che è pensato proprio per la sala. Un'animazione per adulti per la parte che riguarda l'opera originaria e l'aspetto femminista della donna indipendente protagonista, ma anche per bambini per l'aspetto più di puro intrattenimento che c'è. L'animazione al cinema dà proprio quel sense of wonder originario, che forse ci siamo un po' dimenticati e che se iniziassimo a riviverlo forse ci ricorderebbe quando è immersiva la sala cinematografica, l'esperienza della condivisione di gruppo. L'animazione come linguaggio è letteralmente spettacolare".
Le fa eco il fumettista e batterista rock Paolo Di Orazio: "L'animazione non solo può, ma oso dire che dovrebbe! Perché il pubblico ha voglia di divertirsi ma anche di altro. Secondo me il cartoon non è solamente ridere di cose bizzarre - per esempio io ho pianto a Galline in fuga, Monsters and Co. e Monster House. I cartoni fanno anche riflettere anche se sembra una banalità dirlo. Può sostituire quella mancanza della tradizione della fiaba da leggere in famiglia che secondo me si è persa tanto. L'abitudine domestica della lettura della fiaba ha generato dagli anni '70 ad oggi nerd degli horror come me, anche il dark fantasy prende ispirazione da quel tipo di racconti. Il cartoon è sempre più contemporaneo, dà moltissimi input, è sempre più aggressivo e ricco, può essere un ritorno al focolare domestico della fiaba con un linguaggio moderno, veloce e divertente ma coinvolgente senza risultare retorico e didascalico. Riottenere il potere immaginifico che appartiene a tutti noi italiani e che conduca i giovani a una vita creativa, il cartoon parla al nostro spirito e al nostro fanciullo interiore tanto quanto i live action impegnati".
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L'animazione è una possibilità
C'è infine chi è aperto al dibattito come Michele Masiero, direttore editoriale di Sergio Bonelli Editore: "Purtroppo bisognerebbe avere la sfera di cristallo per sapere come salvare le sale, ma allo stesso tempo tutto può concorrere a farlo, anche l'animazione può essere un'arma importante. Anzi pensando a quanto successo hanno avuto dei film e delle serie animate con il pubblico giovane sarebbe interessante creare degli eventi in sala come luogo in cui ritrovare una comunità, invece di guardare ognuno attraverso il proprio televisore o il proprio smartphone. Un'occasione di confronto e di riunire una tribù che ha gli stessi interessi, magari riporterebbe il pubblico al cinema".
Si trova vicina al pensiero anche Lucilla, voce narrante dei tre lungometraggi prodotti da ILBE e presentati in anteprima al Festival, Puffins - Un'avventura stellare, Arctic Friends - Alla ricerca dell'idolo Artico e Puffins Impossible - Il Tricheco che voleva troppo (proprio i Puffins di Johnny Depp, esatto): "L'animazione può essere un potente alleato per salvare le sale attirando più facilmente i più piccoli e le famiglie, pubblico che amiamo e conosciamo bene ed attraverso il quale è più semplice e spontaneo creare quelle importanti fondamenta emozionali indispensabili per tramandare il piacere della condivisione e, in questo caso, dell'esperienza cinematografica... forse ognuno di noi, ancora oggi, ricorda la prima volta che è stato al cinema". La risposta sul salvare la sala cinematografica non l'ha nessuno in tasca, ma certamente tutte le personalità che masticano quotidianamente quel linguaggio sono pronte a rimboccarsi le maniche per provare ad aiutare. Forse ora tocca anche agli spettatori.