Italia. Paese di arte, cultura, splendide location... e ora anche di Lego. Avevamo di recente raggiunto il traguardo di avere il primo designer proveniente dal nostro paese, Andrea Lattanzi con la sua splendida e accogliente Baita, e abbiamo subito aggiunto alla lista la prima firma femminile al mondo di Lego Ideas: Valentina Bima con l'altrettanto magnifico Giardino botanico.
Un duplice risultato per il nostro paese che non potevamo lasciarci sfuggire, mettendo in piedi una bella chiacchierata con entrambi in occasione della recente edizione di Lucca Comics & Games, dove entrambi erano ospiti per incontrare i fan e firmare le loro suggestive creazione. Ci siamo fatti raccontare le loro scelte di progettazione, ma anche l'esperienza di entrare a far parte del mondo Lego e, ovviamente, il funzionamento di quell'interessante progetto che è Lego Ideas, che ci sta regalando bellissimi set che spaziano in ogni ambito, compreso quelli a noi cari di film e serie tv.
Come funziona Lego Ideas?
Un traguardo importante, dicevamo, e c'è la curiosità di sapere un po' di retroscena di come funziona il programma Lego Ideas, di quali siano i passi del cammino che va dalla proposta alla pubblicazione. Ce lo facciamo raccontare da Andrea Lattanzi, con particolare riferimento al suo percorso. "Il programma prevedere che tutti i progetti che arrivano a 10000 voti vadano nella fase di review" che comporta che i designer nella sede danese valutino quali siano degni di essere messi in produzione, e si tratta di uno o due tra tutti quelli arrivati al traguardo di voti. "Questa è la fase difficile, perché a 10000 voti non è semplice arrivarci ma è fattibile" ci ha raccontato Lattanzi, "invece passare la review è più complicato" anche perché nella sua sessione erano circa 40 progetti, tanto per avere un riferimento concreto e capire la mole di concorrenza presente, a fronte di progetti che passano tra i 3 e i 5 all'anno.
Quello che viene approvato è in ogni caso "una sorta di propotipo", perché il progetto definitivo verrà adeguato a standard Lego oltre a esigenze di budget, sostituendo alcuni pezzi con altri più comuni, ma anche immaginando alcuni elementi pensati ad hoc per il progetto. Insomma una revisione totale in cui il designer originale può lavorare a stretto contatto con il team Lego: "a inizio 2022 mi allertarono che volevano fare una call per avere maggiori informazioni e già capii che qualcosa bolliva in pentola, se avevano intenzione di parlarmi." Una fase in cui è ancora tutto top secret, fino all'annuncio ufficiale che arriva poco dopo, ma il tempo necessario per vedere il prodotto sugli scaffali è ancora lungo: Lattanzi ci racconta di un annuncio a febbraio 2022 con il suo set in commercio a febbraio 2023, un anno dopo.
L'incontro con i fan
"Un'opportunità fantastica", così Valentina Bima definisce il programma Lego Ideas, "non so se ci siano altri gruppi al mondo che diano questa possibilità a dei fan che non sono professionisti di design. Veder realizzata la propria idea è un sogno ed è bello sapere che questa possibilità venga data a chiunque, qualunque sia la tua professione nella vita, da chi sei, da dove vivi. Conta solo la tua idea e come il pubblico la recepisce." E il pubblico dimostra grande affetto per questo progetto e per i designer che sono coinvolti, come è stato evidente anche a Lucca per la Bima: "mi ha stupito di essere subito riconosciuta da due persone nel pop-up store" ci ha detto, sorpresa dall'evento e l'affetto dei fan, nonostante abbia creato il profilo dedicato all'attività di designer Lego solo dopo aver raggiunto i 10000 voti per la sua creazione.
Un traguardo raggiunto rapidamente dal suo Giardino botanico, "dal primo giorno ho ricevuto tantissimi voti e in poco più di un mese ho raggiunto i 10000." E chi come noi va costantemente a spulciare i nuovi progetti sul sito dedicato sa bene quanti siano quelli attivi e quanto sia difficile attirare l'attenzione. Indice di un'idea, per l'appunto, che colpisce nel segno. Un'accoglienza calorosa che era stata riservata anche ad Andrea Lattanzi l'anno precedente. "Ero già conosciuto nella community" ci ha raccontato, "e c'era grande attesa per il primo set progettato da un italiano" che ha reso la sua Baita da subito amatissima. "E in concomitanza con l'uscita è iniziato anche il tour firma copie con diverse date in Italia a cui se ne sono aggiunte in corsa anche altre, perché appunto i fan erano così entusiasti che volevano altri appuntamenti" compreso tre date all'estero, in Francia. "Un'esperienza bellissima, una grande festa."
Perché il Giardino botanico?
"Mi sono sempre piaciute le piante e ho voluto realizzare un set che mi sarebbe piaciuto avere a casa" ci ha detto Valentina Bima, "collezionavo tanti Lego Architecture e ho voluto unire la passione per l'architettura e quella per la botanica. Viaggiando cerco di andare a visitare i giardini botanici e in un viaggio a New York nel 2018 mi ero dedicata a due mete che non sono propriamente quelle turistiche: il giardino di Prospect Park a Brooklyn e il New York Botanica Garden, che è una struttura in stile vittoriano bianca, snella e con vetrate al cui interno nel periodo natalizio fanno uno spettacolo che è l'Holiday Train Show. È un'installazione che viene rifatta ogni anno in modo diverso, in cui vengono ricreati con materiali naturali i monumenti più famosi di New York e degli Stati Uniti. Queste installazioni vengono realizzate all'interno dell'orto botanico, in mezzo alle piante, e tra loro passano i treni elettrici. Mi colpì molto e da lì mi è venuta l'idea di mettermi in gioco e costruire qualcosa di mio. L'idea è rimasta lì a maturare un po', poi nell'autunno del 2022 in due mesi ho realizzato il modello digitale. Ero soddisfatta di come era venuto e mi sono detta di provare a candidarlo al programma Lego Ideas."
Da quel progetto a quello finale ci sono state ovviamente delle variazioni, perché "quando il team Lego sceglie un progetto non produce il modello così com'è, perché un fan lo realizza come gli piace, ma l'azienda ha delle logiche di giocabilità e stabilità che vanno rispettate. Hanno standard qualitativi molto elevati che un non professionista non può conoscere, così quando hanno scelto l'idea è iniziata una collaborazione, abbiamo fatto delle videochiamate e mi facevano vedere le loro idee, io potevo proporre le mie o suggerire delle aggiunte" che i progettisti Lego valutavano se realizzabili o meno. "Una cosa che mi è piaciuta molto è un elemento nuovo che hanno creato appositamente per il set definitivo, un pezzo trasparente della copertura, un elemento angolare a doppia curvatura che è tipico dei tetti dei giardini botanici vittoriani che si trovano in varie parti del mondo. Quell'elemento non c'era quando avevo progettato il mio modello digitale".
Altri progetti in arrivo?
Una grande soddisfazione per chi come Valentina Bima, anche per la sua professione di architetto, ha un'attenzione per gli elementi degli edifici. "Progetto un Lego come se dovessi progettare un edificio reale, perché bisogna coniugare funzionalità ed estetica. Ma il bello di un un edificio in Lego è di potersi basare puramente sulla creatività, senza vincoli esterni come la burocrazia che limita fortemente. " Ma ci sono altri edifici che la Bima vorrebbe progettare, magari per la linea Lego City? "Ce ne sono tanti, per esempio la biblioteca, un edificio scolastico, mancano ancora tanti edifici. In questo momento è in votazione un altro mio set che ho chiamato The Circus, che richiama il classico tendone da circo bianco e rosso, ma con due punte. Però ho voluto ambientarlo nell'attualità realizzando un circo contemporaneo composto solamente da artisti, senza animali", un modo interessante per sostenere la consapevolezza del contesto circense nel corso del gioco.
E quali grandi opere architettoniche le piacerebbe vedere in Lego Architecture? "Penso a edifici ispirati all'architettura di Zaha Hadid o Frank Gheri, che sono tutti anticonvenzionali. Non sono forme geometriche rigorose, prevalgono piani curvi e sarebbe una bella sfida realizzarle in Lego. Per esempio sarebbe una bella idea il Walt Disney Concert Hall di Los Angeles o il museo di Bilbao."
E si parla di edifici e strutture anche per il futuro di Andrea Lattanzi, che dopo la Baita ha provato a proporre anche La Palafitta, un tipo di edificio che mancava e che ha declinato all'italiana nella forma del Trabocco abruzzese. Difficile dire se sarà approvata, perché ci sono anche logiche di linea editoriale che guidano la selezione, ma Lattanzi proverà a ricandidarla almeno un'altra volta. "C'è la casa sull'albero, il faro, la Baita. Manca la palafitta" e saremmo felici di vederla nei negozi Lego.
Nella Baita di Andrea Lattanzi
É però interessante conoscere nello specifico anche il percorso che ha portato alla creazione della sua Baita. "Costruisco MOC (_My Own Creation, I set non ufficiali ndr) da anni, diciamo che non ho mai smesso da quando ero piccolo. Ho sempre cambiato e alternato cicli di costruzione. Qualche anno fa, più o meno nel 2018, ho iniziato a costruire case rurali, delle case particolari. La prima fu quella di Stringer Things, perché mi era piaciuta molto la baracca dello sceriffo Hopper e ho iniziato a costruire quella. Da lì ne ho costruite altre, andando a cercare esempi di case particolari in tutto il mondo, quindi la casa sull'albero, che però non ho fatto io se parliamo del set ufficiale, la palafitta e così via. Mi capitò un libro fotografico molto belle con case strane, soprattutto di Stati Uniti e Canada e ci ho trovato questa casa a forma di A. Me ne innamorai subito e mi sembrò perfetta per essere ricostruita in Lego. Poi informandomi ho scoperto che negli USA è un'icona, perché erano le seconde case degli Americani negli anni '50 e '60, quando col boom economico avevano più soldi e potevano andar via per il weekend. Erano case economiche da costruire, perché erano due tetti e un pavimento."_
Un ottimo spunto, un'ottima idea, sulla quale Lattanzi si mise subito all'opera "ma non con l'idea di candidarla dal programma Lego Ideas. Per me era una delle mie MOC che facevo la sera, perché ho un altro lavoro. Era l'autunno 2020, se non sbaglio, la presentai nella community, sui social, e fu un grande successo, così nel 2021 ho pensato di provare a candidarla e raggiunge i 10000 voti necessari in 40 giorni, che è un tempo quasi record" perché di solito un progetto può impiegare anche mesi per arrivare alla soglia di voti, indice di un gradimento di pubblico confermato anche dopo l'uscita.
Come tutto è iniziato
Nelle nostre chiacchierate non potevamo che incuriosirci anche sulle origini di questa passione per i Lego, che ovviamente condividiamo sin da giovane età. "Come tutti i bambini, ho iniziato con i mattoncini Lego" ci ha raccontato Andrea Lattanzi, "sono del '74 e ho un fratello del '69, quindi ho iniziato con i suoi. I primi Technic, i set Lego Space, poi sono iniziati ad arrivare anche i miei. Uno di quelli a cui sono più legato è il Castello Giallo, il 375, che è diventato anche un set iconico, infatti ho una foto del mio compleanno degli 8 anni con la torta e il Castello Giallo." Quindi una passione di bambino, ma non unica, perché ci confessa di aver giocato molto anche con i Playmobil. Non dissimile il percorso di Valentina Bima, che ricorda "il classico secchiello rosso degli anni '90 con i mattoncini misti. Da bambino è bello, con quei mattoncini riesci a divertirti ore, a costruire e ricostruire macchinine, case, edifici vari. Lo ricordo bene e ce l'ho ancora. Poi ho avuto vari set, dal castello ai Lego Technic."
La Dark Age che tutti viviamo
Prima di arrivare al periodo buio che tutti gli appassionati attraversano e che non sapevamo avesse un nome: la Dark Age. "Poi succede che nel percorso di un appassionato arriva quella che viene chiamata la Dark Age" ci ha spiegato Andrea Lattanzi, "quando in adolescenza ti dedichi ad altro, agli amici, allo studio, allo sport, e lasci da parte un po' i mattoncini. Ma ho avuto la fortuna di avere una casa in campagna in cui abbiamo conservato tutto. È rimasto tutto lì e quando ci tornavo anche durante l'università, andavo su in mansarda e sbirciavo" facendo nascere un po' di nostalgia, almeno fino a quando nel 2000 circa, complice internet, "ho iniziato a vedere le cose che facevano gli appassionati in giro per il mondo. Ed è stata proprio una scintilla, perché mai avrei pensato che ci fossero tanti appassionati che facevano delle MOC pazzesche."
Anche per la Bima c'è stato il periodo della Dark Age, quando "in adolescenza, al liceo, e poi all'università, ho accantonato quella passione per concentrarci nello studio. Ci sono tornata grazie a un regalo, quando mi è stata regalata la Casa sulla Cascata di Frank Lloyd Wright, che era uno degli edifici iconici dell'architettura moderna."
Scintille che hanno riacceso la fiamma della passione, come è successo anche a noi una volta presa la Ecto-1 dei Ghostbusters alcuni anni fa. Perché alcune passioni possono nascondersi in secondo piano, ma sono sempre pronte a riemergere. E quella dei Lego è una di quelle che riesce a farlo più di frequente, soprattuto quando si ha l'opportunità di confrontarsi con altri appassionati e designer in gamba come Andrea Lattanzi e Valentina Bima o Lucas Bolt che ha progettato il set di Dungeons & Dragons, un'altra splendida chiacchierata lucchese.