Andrea Lattanzi è uno di quegli attori che mantiene intatto l'entusiasmo per il proprio lavoro. È qualcosa di vivo e palpabile quando lo si ascolta parlare. Generoso e senza sovrastrutture. L'attore è stato ospite del 23° Festival del cinema di Porretta dove ha accompagnato la proiezione dell'opera prima di Gianluca Santoni, Io e il secco, per poi essere protagonista di un incontro con gli studenti dal titolo I mestieri del cinema: l'attore.
"Confrontarsi con i ragazzi è sempre qualcosa di meraviglioso. Sono schietti e onesti e ti fanno delle domande meravigliose. Ti danno molta energia. E di questo sono contento", commenta Lattanzi che nel film interpreta il Secco, un giovane uomo innocuo ma con un disperato bisogno di soldi che finge di accettare l'incarico del piccolo protagonista, Denny, deciso ad assoldare un killer per salvare sua madre dalla violenza del padre violento.
Io e il secco e la violenza di genere
Un film che ha iniziato il suo percorso ad Alice nella città del 2023 per poi aprire il Riviera Film Festival dove Andrea Lattanzi ha ricevuto i complimenti di Susan Sarandon, uno dei membri della giuria, che si è congratulata con l'attore affermando che la sua prova l'aveva ispirata. "Mi porto dietro tantissimo da questo film. Lo accompagno da maggio, ho girato tantissimo, ho incontrato molte persone. Anche a prescindere dall'incontro con Susan Sarandon che è stato stupendo e mi ha dato molta forza e conferme, l'incontro con altre mille persone mi ha regalato tanta soddisfazione. Vado in giro in lungo e in largo per amore di questo film, l'ho sposato e ci credo moltissimo. Mi ha arricchito molto", confessa Lattanzi.
Io e il secco è una grande opera prima, un film pieno zeppo di ironia, tenerezza e dolore. In primis quello del suo giovane protagonista che vive di riflesso le violenze subite da sua madre interpretata da Barbara Ronchi."Il film parla di temi importanti e mi sono chiesto: 'Chissà quanti ragazzi e persone lo hanno visto e sono rimasti lì in silenzio a vedere qualcosa che li ha toccati da vicino?'", riflette Lattanzi. "Agli incontri con il pubblico, specie con i più giovani, sottolineo sempre quanto la violenza sia sbagliata. Lo dico e lo dirò sempre, però mi domando quante persone ci sono lì in mezzo che non riescono ad affrontarla questa cosa. Bisogna che ci siano delle radici, bisogna vedere che cosa succede nelle famiglie di queste persone, lavorare nelle scuole".
"È tutto un percorso che richiede tempo e, a volte, ho l'impressione che ci sia superficialità nel raccontare queste cose. Se ne parla soltanto in determinati contesti. Ben venga la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Ma dovrebbe essere ogni giorno. Io ho avuto la fortuna nella mia vita di avere una super donna che è mia madre. Mi ha fatto conoscere l'amore e la delicatezza e l'ho vista lottare per me con tutte le sue forze".
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I "no" che costruiscono la carriera
La filmografia di Andrea Lattanzi è attraversata da un filo rosso che contraddistingue i suoi personaggi. Da Manuel a La svolta passando per Palazzo di giustizia, Grazie ragazzi e Io e il secco, l'attore ha compiuto scelte precise, legando il suo nome ad esordi o progetti caratterizzati da uno sguardo mai banale che le sue interpretazioni hanno saputo abbracciare ed elevare. Un percorso, frutto di scelte accurate, fatto anche di tanti "no" pronunciati dall'attore? "All'inizio della mia carriera sono stato io a ricevere tanti no. Ho studiato molto perché anche il talento ha bisogno di essere coltivato. Non ero molto apprezzato dai casting", ammette Lattanzi.
"Ricordo che, dieci anni fa, quando andavo a fare i provini poi chiamavano l'agenzia e dicevano che ero acerbo, che non andavo bene. Maturando mi sono ripreso la mia rivincita: tutti quei no mi mettevano ancora più fame. Era come stare sul ring, prendevo cazzotti e dicevo: 'Ok, continuo'. Alla fine ce l'ho fatta da solo, senza l'aiuto di nessuno. E crescendo ho capito che la carriera si costruisce anche con i "no".
"Ho fatto tante cose che mi sono servite e di cui vado fiero. Tutto quello che faccio lo amo. Se una cosa la scelgo di solito non me ne pento mai", continua l'attore. "Quando dici di "no" hai anche la paura di non lavorare più. Ma è con quelli che ti crei il tuo futuro e la tua strada. Non nego, però, che forse un paio di "no" sono stati affrettati. Si trattava di due progetti internazionali che ho rifiutato per amore del cinema italiano. Ma va bene lo stesso, arriveranno altri momenti. Ad esempio ora sono impegnato in un progetto top secret di cui non posso dire nulla".
I lati negativi dell'industria
Parte dell'industria da una decina d'anni, c'è qualcosa che l'attore cambierebbe? "Sono parecchie. Io, ad esempio, alcuni casting in vita mia non li ho mai visti. Lo trovo assurdo. Ma non solo per me, anche per tutti i ragazzi che vogliono iniziare", commenta Lattanzi. "Certe volte mi sembra ci siano sempre gli stessi che vengono chiamati e mi dispiace per i tanti ragazzi che fanno questo mestiere. Fortunatamente ormai sono arrivato a un punto in cui mi chiamano anche per via indiretta".
"E sogno un mondo dove i social vengano spenti. Stiamo andando verso una mediocrità intellettuale veramente molto preoccupante", aggiunge l'attore. "Non voglio fare l'intellettuale perché io anche li guardo, però secondo me bisogna scindere delle cose. Bisogna prendere chi sa fare veramente una determinata cosa e chi invece è fatto per fare altro. Se fai il content creator, fai il tuo lavoro. Le altre cose lasciale fare a chi la sa fare. Non me la prendo neanche tanto con loro, ma con chi li chiama".
Di piani B e tagli al cinema
In un settore instabile come quello dell'audiovisivo in cui moltissimi giovani attori di produzioni importanti decidono di portare avanti anche lavori che nulla hanno a che vedere con il cinema, Lattanzi si è ritrovato a pensare a un piano B? "C'è sempre stato nella mia testa. C'è tuttora. È un pensiero di mia personale fuga. Ci sono delle volte che ho pensato addirittura di mollare. Sembra sempre una lotta a mettersi davanti, a far vedere chi è il più forte, ad essere in competizione. Ma sono dell'idea che morirò facendo questo lavoro. È un amore enorme, immenso, che non posso spiegare".
"La mia determinazione non mi porterà mai a dire: 'Ho paura di stare fermo'. Un periodo di fermo può capitare a tutti, per tanti motivi. Ad esempio c'è stata una crisi enorme relativa al taglio dei fondi che tuttora non sappiamo che in direzione ci porterà. Si è sentita un po' per tutti. Tanti progetti partiranno nel 2025 forse, il cinema è stato messo in ginocchio. Tante produzioni piccole stanno chiedendo aiuto".
"È una cosa molto delicata di cui si parla poco. Mi chiedo come sia possibile che ci sta bene così. Le opere prime chissà quando le vedremo o come faranno i festival con film italiani", afferma Lattanzi. "Ci saranno ovviamente delle grandi produzioni, ma magari quei piccoli gioielli che trovavamo prima sarà molto difficile vederli in uscita entro due anni. È un anno che non faccio un incontro per il cinema. Le serie, invece, continuano la produzione. Ce ne sono tante che stanno andando bene. Per assurdo ci si lamentava tanto delle grandi piattaforme quando in questo momento stanno aiutando tanti lavoratori".