Andrea Bruschi, tra M e Lidia Poet: "Che bel momento per essere un attore"

Il set con Joe Wright, la musica e poi quel ruolo in Un mondo fantastico: la nostra intervista all'attore.

Andrea Bruschi. Foto di Silvia Menegon

Cinema, serialità, musica. Genovese, faccia d'attore, spirito internazionale. Tra il set ed il palco, Andrea Bruschi è considerabile interprete universale, per il suo sapere alternare produzioni - sia piccole che gigantesche - italiane o europee. Senza scordare poi il percorso da musicista, con ben tre album all'attivo (è leader del gruppo Marti). Gli spunti, con lui, insomma non mancano. Anche perché Bruschi, oltre essere protagonista da Un mondo fantastico di Michele Rovini (lo trovate su Prime Video) e di La legge di Lidia Poet, è nel cast della serie capolavoro M - Il figlio del Secolo di Joe Wright (su Sky e NOW dal 10 gennaio).

Andrea Bruschi Foto Posato
Andrea Bruschi in una foto di Silvia Menegon

Intervistandolo, partiamo proprio dallo show che adatta il romanzo di Antonio Scurati "La serie è una cosa monumentale. Segnerà uno spartiacque decisivo, perché è una delle serie italiane più importanti degli ultimi vent'anni. Girare in italiano e avere Joe Wright alla regia è stato qualcosa di molto particolare: lui cura tutto, atmosfera, attori. Un'opera forte, in tutti i sensi. Spero che nel futuro ci siano altre produzioni del genere per il contesto italiano. Lo dico da attore, ma anche da appassionato".

Andrea Bruschi, la nostra intervista

Vedendo M, effettivamente, viene il dubbio che oggi non sia più corretto distinguere serialità e cinema se, poi, è la qualità a fare la differenza. Per Bruschi: "M, come altre grandi serie, sono film di sei o dieci ore. Non mi piace la parola prodotto, e quindi scelgo di dire opera: la linea di demarcazione tra cinema e serie non c'è, come per Berlin Alexanderplatz di Fassbinder. Nel suo contesto, anche Lidia Poet ha un approccio cinematico".

Andrea Bruschi Ritratto
Un primo piano dell'attore

Ma qual è l'approccio di Andrea Bruschi rispetto ai copioni che riceve? "Il mio approccio è sempre lo stesso: vedere la storia. E capire quanto l'autore sia dentro a ciò che deve raccontare. È chiaro che quando ci sia approccia ad un lavoro, magari con Michael Mann (è nel cast di Ferrari ndr), sai che poi le aspettative non saranno disattese. Ho trovato in Mann una persona con una visione, e con registi così puoi proporre, ti senti ascoltato e valutato. Non ci sono situazioni gerarchiche. Non ti senti solo parte del meccanismo. Questo non ti frena. Per le opere prime o seconde, anche qui, cerco di capire cosa mi arriva dal progetto: è un flusso che puoi controllare fino ad un certo punto. È sempre stimolante conoscere i registi. Il cinema è un lavoro collettivo, basato sulla fiducia. Che sia una grande produzione o un film indipendente".

Un attore italiano in un film, Ferrari, aspramente criticato per aver utilizzato un cast (e un regista) americano. "La polemica di Venezia su Ferrari la capisco", continua Bruschi. "Sarebbe bello avere un attore italiano o un regista italiano per girare le nostre storie. È giusto. Dall'altra parte, nessuno ha approfondito che tutti i ruoli di contorno fossero italiani. Uno dei film americani con più attori italiani parlanti. Una polemica che ha svilito un po' il film...".

M - Il figlio del Secolo o del perché è "una macchina che uccide i fascisti"

Uno sguardo internazionale

Andrea Bruschi Lidia Poet Scena
Andrea Bruschi in Lidia Poet

Andrea Bruschi è un attore internazionale a tutto tondo. Una prospettiva diversa rispetto al passato, quando molti interpreti faticavano ad uscire fuori dai confini. "Adesso ci sono molte più occasioni. All'epoca, quando sono arrivato a Roma, c'era solo Don Matteo, La piovra e Un medico in famiglia. Penso al cast di Lidia Poet, a quello M, I Medici... Trovo attori e attrici preparatissimi. Il racconto oggi si è ampliato, e c'è molta più possibilità. Penso anche a L'amica geniale. Una fortuna per tutti, avendo in sé un racconto stimolante. Ma anche Il partigiano Johnny di Guido Chiesa, praticamente il mio esordio, aveva un cast grandioso e corale. Il nostro percorso era più esistenziale, diverso. Adesso l'approccio è cambiato. Il mondo è in cambiamento". E continua "Ci si lamenta che non esistono più i capolavori, ma per gli attori questo è un momento stimolante. Puoi arrivare nel cast di opere importanti. Chiaro, bisogna andare avanti e vedere lo spettro del tempo. Il giudizio del tempo è sempre fondamentale".

Il ruolo in Un mondo fantastico

Musica e cinema dicevamo, e un'ispirazione che calca il cambiamento anche artistico della nostra cultura e della nostra industria. "In Italia si facevano molto film, pochissime serie", racconta Bruschi. "Poi c'è stata un'apertura, è cambiato il modo di fare le cose. Ho sempre avuto un gusto anche straniero, crescendo negli anni Settanta e Ottanta, influenzato da personaggi come David Bowie. La musica che mi ha cambiato l'esistenza conteneva dentro tutto, dalla pittura alla poesia. Imparare bene l'inglese è stata una fonte di sperimentazione e fermento. Ricordo il punk quando ero piccolo. Un mondo che mi ha aperto la mente, portandomi a viaggiare. Mi pensavo europeo, non solo italiano. Quando ho iniziato a recitare e fare musica, mi sono ritrovato con degli strumenti nel mio bagaglio, avendo la chance di lavorare in certe produzioni. Riuscendo ad essere coinvolto in lavori internazionali".

Un Mondo Fantastico Scena Film
Una scena di Un mondo fantastico

Quella musica che Andrea Bruschi ritrova in Un mondo fantastico, in cui interpreta - guarda caso- un musicista squattrinato. "Sono contento che il film arrivi su Prime Video, avrà una seconda possibilità. Ha vinto il RIFF, è un buon titolo. Il regista è genovese come me, aveva in mente una storia scritta su mia misura, insieme a Diego Ribon. Abbiamo giocato con il fatto che suono, e che ho sempre cantato, dando una dimensione musicale al personaggio. Non è un personaggio biografico, ma ho voluto inserire alcune tracce che mi appartengono. Con Diego poi ci siamo trovati nel condividere la stessa musica. La musica, in fondo, definisce te stesso rispetto a ciò che ascolti. Abbiamo applicato queste logiche ai personaggi, ed è stato stimolante. Un film indipendente, con un occhio verso un cinema inglese, o alla Jarmusch ecco. Film che pescano nella cultura underground. È raro trovare film italiani che parlino di questo".