Anastasia, la recensione: la principessa russa rivive in un fantasy improbabile

La recensione di Anastasia, film che "trasporta di peso" la figlia dello zar in una cittadina americana degli anni '80, tra situazioni improbabili e il tentativo di far ritorno a casa. Disponibile su Sky e NOW.

Anastasia, la recensione: la principessa russa rivive in un fantasy improbabile

Anastasija Nikolaevna Romanova, meglio conosciuta da tutti semplicemente come Anastasia, è stata la quartogenita dell'imperatore Nicola II e dell'imperatrice Alessandra. Granduchessa di Russia, la ragazza fu vittima di una tragica fine così come il resto della sua famiglia, anche se alcune voci misero in giro un'ipotetica via di salvezza, mai storicamente documentata.

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Anastasia: Once Upon A Time, un'immagine

Il personaggio è comunque entrato nell'immaginario non soltanto degli appassionati di storia, ma anche del grande pubblico cinematografico: è stata interpretata da Ingrid Bergman nel film in carne e ossa del 1956 nonché protagonista di una popolare versione animata negli anni Novanta, oltre ad apparizioni più o meno secondarie in altre produzioni dedicate all'impero russo. In quest'occasione ci troviamo a parlare di Anastasia, tra le ultime pellicole vagamente ispirate alla figura di questa giovane sfortunata, in un'ottica fantastica che si rivolge esclusivamente ad una platea di bambini.

Avanti e indietro

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Anastasia: Once Upon A Time, un'immagine

L'impero dello Zar è prossimo alla fine e Lenin è a capo di una rivolta, facendo irruzione a palazzo durante una lussuosa festa alla quale stanno partecipando nobili e diplomatici. Vista la gravità della situazione, il mago Rasputin, consigliere di corte, apre un portale per permettere alla giovane Anastasia di trovare salvezza nel futuro: per la precisione la ragazzina si ritrova catapultata nel 1988, dove stringe amicizia con la coetanea Megan nell'attesa di comprendere come far ritorno a casa. Nel frattempo nel passato due mistici al servizio di Lenin riescono a ipnotizzare Rasputin, costringendolo a recarsi anch'esso avanti nel tempo con il compito di ritrovare la figlia dello zar e ricondurla da loro. Nel frattempo Anastasia si ambienta sempre di più nel ventesimo secolo, ma dovrà guardarsi da nuovi pericoli nel tentativo di ricongiungersi ai suoi cari.

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Un flop a più livelli

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Anastasia: Once Upon A Time, una foto del film

Certo il principale target è quello composto da un pubblico di bambini, ma ciò nonostante è difficile accettare le evidenti debolezze di una produzione raffazzonata e improbabile, che sembra effettivamente uscita da un'altra dimensione per quanto poco coerente e idonea agli standard odierni. Sia a livello narrativo che di messa in scena ci troviamo davanti a delle ingenuità abnormi, che rendono l'ora e mezzo di visione un vero e proprio calvario. Sin dalla gestione estetica del tutto, con costumi d'epoca il più delle volte ridicoli e un trucco ai minimi storici, con baffi e barbe finte che qualsiasi cosplayer avrebbe realizzato in maniera migliore con budget ben più ridotti, Anastasia mette in mostra tutti i suoi limiti, senza andare a contare la qualità degli effetti speciali, che sembrano una pallida copia dei già non certo eccelsi omologhi made in Nickelodeon.

Una storia senza capo né coda

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Anastasia: Once Upon A Time, una scena

Ma soprattutto a livello di sceneggiatura ci troviamo davanti a soluzioni cringe, non soltanto per quanto riguarda l'incipit che dà il via alla storia vera e propria - con tanto di Rasputin che passa da buono a cattivo in un battito di ciglia - ma anche nella gestione dei rapporti tra le due ragazzine protagoniste, infarcito di retorica nonché di gag e dialoghi spesso surreali. Già il fatto che Anastasia si ambienti senza troppi problemi in un futuro a lei così distante, priva del necessario stupore per i grattacieli o le macchine da lei mai viste prima - salvo stupirsi per un'altalena, esistente dal sedicesimo secolo a.C. - va contro ogni credibilità narrativa, con l'ulteriore scoglio linguistico superato immediatamente giacché si ritrova a parlare un inglese quasi perfetto: scelte idiomatiche simili sono sovente necessarie quando si ha a che fare con personaggi provenienti da un altro Paese, ma in questo caso non si prova nemmeno a contestualizzare il tutto.

Di male in peggio

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Anastasia: Once Upon A Time, una scena del film

Che dire di quando Rasputin si cimenta in una sfida di breakdance con due rapper o non riesce a staccarsi dal videogioco Contra, o ancora nella citazione forzata a classici degli anni '80 come la saga di Ritorno al futuro o Dirty Dancing - Balli proibiti (1987)? O ancora dell'epilogo, con un incontro che rimescola ulteriormente la legge dei paradossi ad uso e consumo di un ideale lieto fine? Dagli spaghetti scambiati per vermi e mangiati con le mani alla festa di Halloween ovviamente propizia al corso degli eventi, da pregiudizi più o meno evidenti sulla cultura russa - il film batte d'altronde bandiera americana - alle biciclette d'ordinanza ormai rilanciate da Stranger Things, il regista e sceneggiatore Blake Harris, già autore di una discutibile rivisitazione di un classico quale La sirenetta - The Little Mermaid (2018), non ne azzecca una, tra luoghi comuni e stereotipi esili e inermi che non riescono mai a divertire o intrattenere. Piccola curiosità in chiusura per i fan di Superman e Game of Thrones: nelle improbabili vesti dello zar Nicola II troviamo infatti un Brandon Routh totalmente fuori parte, mentre a vestire i panni di Anastasia è un'ancora acerba Emily Carey, interprete della giovane Alicent Hightower in House of the Dragon.

Conclusioni

La giovane Anastasia, figlia dello zar, viene salvata da Rasputin quando il palazzo imperiale viene assaltato dai rivoluzionari di Lenin: tramite un portale dimensionale, il mago di corte la spedisce negli anni '80 nella cittadina americana di Madison. Lì la protagonista stringe amicizia con la coetanea Megan, solitaria e introversa, e insieme a lei vivrà un'incredibile avventura nel tentativo di far ritorno a casa. Come vi abbiamo raccontato nella recensione di Anastasia, ci troviamo davanti ad una rivisitazione della storia in chiave fantastica e indirizzata ad un pubblico di piccoli spettatori. Anche questi però, ormai abituati a produzioni ben più smaliziate, potrebbero rimanere delusi da un film di sovente ridicolo e imbarazzante, tra gag e battute che "giocano" con l'intelligenza di chi guarda e una messa in scena povera, sia a livello registico che di effetti speciali. Completa il tutto un cast non all'altezza, con il make-up che rischia di complicare ulteriormente le cose in maniera involontariamente grottesca.

Movieplayer.it
1.5/5
Voto medio
1.1/5

Perché ci piace

  • Niente da segnalare.

Cosa non va

  • Recitazione, messa in scena ed effetti speciali ai minimi storici.
  • Una sceneggiatura ridicola e assurda anche contestualizzata al filone fantastico, tra gag e battute involontariamente cringe.