Recensione Settimo Cielo (2008)

La vecchiaia trova una garbata trasposizione al cinema, in un'opera che sa esprimerne i dubbi e le paure, ma anche il coraggio e la vitalità, suggerendo come non sia mai troppo tardi per dare una svolta alla propria vita.

Amore e sesso nella terza età

Il sesso in età avanzata sembra essere ancora un argomento tabù al cinema. Marianne Faithfull aveva provato a sdoganarlo a colpi di mano nel bello e toccante Irina Palm, mantenendo però un certo pudore nella sua esposizione e senza comunque lasciar passare alcun coinvolgimento nella sua messa in pratica. Ci pensa così il tedesco Settimo cielo a dimostrare come la passione non abbia età e sia pronta a travolgere quando meno la si aspetti, come capita ai protagonisti del film: lui in corsa per gli ottant'anni, lei poco oltre i sessanta e sposata con un altro uomo da trenta. Una scusa, un incontro, il brivido dell'eccitazione che percorre i corpi e la telecamera che immortala implacabile l'intesa sessuale di due corpi affaticati dalla vecchiaia, dal grasso, dalle rughe. Per una volta la perfezione resta fuori campo, la verità di un tempo che sfiorisce senza mutilare il desiderio entra prepotentemente nello schermo, offrendo finalmente la possibilità di un confronto con una categoria poco frequentata al cinema, quella degli anziani ancora affamati di amore e piacere.

A caratterizzare la messa in scena è un profondo realismo ricercato dalla camera a mano di Andreas Dresen, perennemente alla ricerca dei volti dei protagonisti, per svelarne le ansie e le paure che si posano nei solchi delle loro rughe. Il suo scopo è coglierne tutta la normalità, interessandosi ai bisogni di quel range d'età troppo spesso taciuto perché evidentemente considerato di poco appeal. La storia non si scosta perciò più di tanto da un tipico dramma che ruota attorno al tradimento, con l'inedita variabile della senilità, e in questo risiede il limite più grande del film: ricalcando la solita struttura del tormentato distacco dalle certezze di una vita, per vivere l'entusiasmo di un nuovo amore, si paga lo scotto di una certa monotonia d'insieme che non trova riscatto neppure nei dialoghi, non sempre brillanti. C'è però grande umanità nel caos di emozioni nuove che attraversano i personaggi e quel brivido inattaccabile del miracolo di un nuovo inizio.
Seppure mai incisivo nel colpire le nostre di emozioni, Settimo cielo sa conquistarsi le nostre simpatie grazie a un parco attori capace di performance di grande naturalezza, mai esagerate o fuori tono, che sanno dar conto della discrezione del sesso, ma anche dell'impeto che lo caratterizza. Interessante è poi il discorso sui rischi da prendersi alla 'fine di una vita': abbandonare la serenità raggiunta, la sicurezza di un marito devoto, di una casa, di una routine nemmeno tanto soffocante, per lanciarsi nella scommessa di un nuovo amore? In questo senso, la direzione che prende l'opera di Dresen è coraggiosa ed esaltante, ma la svirgolata tragica del finale appare superflua, stonata nell'asciuttezza generale del film. La vecchiaia trova però una garbata trasposizione al cinema, in un lavoro che sa esprimerne i dubbi e le paure, ma anche il coraggio e la vitalità, suggerendo come non sia mai troppo tardi per dare una svolta alla propria vita.