Mia è un'autrice di successo la cui carriera sta andando a gonfie vele, con i suoi libri che vendono migliaia di copie. Lo stesso non si può dire per la sua vita sentimentale, visto che passa da un'avventura all'altra e non ha ancora messo la testa a posto, nonostante sia ormai nel range degli "anta". Un giorno una sua amica le presenta Emil, un affascinante papà single, e pur a scoppio ritardato tra i due scocca la proverbiale scintilla.
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In Amore a Copenhagen, inizialmente Mia gestisce con una certa dimestichezza il ruolo di mamma bonus dei due figli dell'uomo, con cui stringe un solido rapporto, ma comincia a sognare di avere un pargolo tutto suo. La coppia decide così di comune accordo di avere un altro bambino, ma l'impresa si rivela più ardua del previsto, al punto che i due le tentano tutte pur di realizzare il loro intento. Ma in questa ricerca sempre più ossessiva, il loro stesso amore rischia di pagarne il prezzo...
Amore a Copenhagen: quando volano le cicogne
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Il cuore del racconto è proprio sul legame sempre più travagliato tra i due protagonisti, con soprattutto la figura di Mia che comincia a essere progressivamente consumata dal desiderio di maternità, anche per il timore che si avvicini il cosiddetto punto di non ritorno. E quella che parte come una commedia romantica relativamente classica si trasforma così in qualcosa di più complesso e inaspettato.
Una narrazione va detto non sempre riuscita, ma a cui va dato il merito di aver provato a uscire dal seminato per tentare un approccio più "sporco" al genere, andando a infilare in sceneggiatura tematiche sensibili e profonde che trovano un corrispettivo nella realtà, schivando il pericolo di una favoletta romantica che pur il titolo Amore a Copenhagen poteva suggerire - e che probabilmente è il principale motivo del primo posto tra i film più visti su Netflix.
Sogni di donna
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Il voice-over di Mia, che spesso sfrutta anche i libri dal sapor autobiografico che sta scrivendo, ci accompagna così nella mente di questa donna pronta a tutto pur di diventare madre, rischiando di sacrificare la sua sanità psicofisica e la stessa relazione con l'uomo che ama. A tratti emergono echi, in una versione più commerciale, di un recente cult scandinavo quale il norvegese La persona peggiore del mondo del 2021, qui rimasticati in un'ottica più leggera e aperta al lieto fine, come richiesto dal grande pubblico streaming.
Si trattano argomenti complessi, dall'aborto alla fecondazione assistita, dall'omogenitorialità alla menopausa, in un crescendo di sensazioni ed emozioni vissute attraverso lo sguardo della protagonista, che si trova o essa stessa o testimone di situazioni più o meno verosimili.
Cose riuscite e altre meno
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Amore a Copenhagen funziona quindi nella sua commistione di temi, ma a tratti l'equilibrio non trova il giusto mix tra tragedia e commedia, apparendo qua e là sbilanciato, nevrotico proprio come il personaggio di Mia, che in più occasioni sembra prossima a perdere la bussola. La coppia di registe formata da Louise Mieritz e Ditte Hansen, popolari attrici in patria passate dietro la macchina da presa e qui all'esordio in un lungometraggio, ha adottato uno sguardo tipicamente femminile, con il quale molte donne potranno ritrovarsi per aver vissuto - direttamente o meno - simili situazioni.
Va di fatto che il contorno di figure maschili è per lo più accessorio, a cominciare proprio da Emil, anche se va detto l'alchimia tra i due interpreti Joachim Fjelstrup e Rosalinde Mynster è palpabile e in grado di supportare bene i sali e scendi emotivi di un racconto che non fa sconti, tra momenti leggeri e altri più drammatici, pur scadendo a tratti in qualche caduta di stile e di tono evitabile, inutilmente gratuita e pensata per essere forse più vendibile al target dello streaming.
Conclusioni
Dopo aver conosciuto quello che potrebbe essere l'uomo della sua vita, già padre divorziato di due bambini, la protagonista desidera con tutta se stessa avere un figlio tutto suo prima che sia troppo tardi. Ma quando molteplici tentativi vanno a vuoto, la relazione stessa si complica inevitabilmente. Parte all'insegna della leggerezza Amore a Copenhagen, con la voce fuori campo che sembra prospettare una classica rom-com contemporanea, salvo addentrarsi progressivamente in territori più rischiosi e che hanno solide basi nella realtà. Il film ha comunque una sua nevrotica personalità, anche se appare indeciso tra l'indole commerciale e lo sguardo d'autore, tra soluzioni gratuite e altre più incisive.
Perché ci piace
- Si trattano temi sensibili con una certa lucidità.
- Buona l'alchimia tra i protagonisti.
- Leggerezza e dramma convivono a tratti bene...
Cosa non va
- ...e a tratti meno.
- Narrazione e messa in scena appaiono sbilanciati.