Dopo aver partecipato alla 78esima edizione della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, Damiano e Fabio D'Innocenzo tornano in sala dal 13 dicembre con America Latina, opera terza da loro sempre diretta e scritta. Girato a Latina, il film vede come protagonista Elio Germano, che torna a lavorare con i fratelli dopo il successo di Favolacce.
L'attore interpreta Massimo, dentista che ama la sua famiglia, ha una moglie e due figlie, con cui vive in una insolita villetta a tre piani con tanto di piscina e cani. Un giorno come tanti l'uomo scende in cantina e la sua vita cambia per sempre. Povero di dialoghi e ricco di immagini fatte soprattutto di riflessi e giochi di luci e ombre, America Latina è un viaggio nella mente del suo protagonista.
Ne abbiamo parlato con i fratelli D'Innocenzo, incontrati al Lido di Venezia: tra le loro fonti di ispirazione i registi hanno citato anche il lavoro del fumettista Don Rosa, autore di La Saga di Paperon de' Paperoni.
La video intervista a Damiano e Fabio D'Innocenzo
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Avete detto che una delle vostre fonti di ispirazione è stata Don Rosa: come ha influito il lavoro del fumettista sul vostro?
Fabio D'Innocenzo: Per noi Don Rosa è stato un'ispirazione. Seguendolo abbiamo disegnato tutte le inquadrature del film. Se sfogli i nostri storyboard vedi il film in anteprima, con quei colori, quelle angolazioni, distorsioni. Tutto quello che è poi reso attraverso la percezione. Per noi è fondamentale il rapporto con l'immagine, c'è un dialogo pressoché perenne. Noi sappiamo che se una scena può essere sorretta solo dall'immagine, senza l'uso dei dialoghi, è una scena potente. Noi spesso al montaggio vediamo le scene senza dialogo, per capire se funzionano o no. Sei avvolto da una cornice molto importante, che chiaramente è fonte di studio da parte di tutta la troupe: cerchiamo di dare i consigli giusti affinché ciò avvenga.
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Secondo voi perché nel 2022 un uomo che piange è ancora una cosa sconvolgente?
Damiano D'Innocenzo: Perché più andiamo avanti più ci si irretisce nell'essere umani. Essere delle persone con dei sentimenti non solo performativi viene vista come una cosa idiota. Sul perché non lo so. Con i nostri film, con le nostre poesie, con le nostre fotografie cerchiamo di smascherare invece un lato di dolcezza, di stranezza, di sbaglio. Che poi sono le cose che io amo nelle persone. Anche tu adesso che tieni il treppiedi, con difficoltà, con la punta del piede che un po' trema: questo è importante. Questo rende interessante la vita. È sempre lì sul dettaglio. Penso che non siamo più abituati a guardare il dettaglio quindi non ci sorprende paradossalmente più il pianto perché non è sorretto da qualcosa che arriva prima, ovvero l'avvicinamento al pianto, uno sguardo che ti chiede aiuto. Quello non lo sappiamo intendere. E quindi vediamo uno che piange ma senza un pregresso che l'ha portato al pianto e ci sembra uno stupido. Invece siamo noi che non siamo stati bravi a capire che stava per piangere.
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Mi ha colpito la scena in cui il personaggio di Sara Ciocca si inventa un modo acrobatico per bere l'acqua, mentre quello di Germano può bere quanto vuole e lasciare le bottiglie in giro. La rappresentazione del privilegio. Non avete nemmeno tagliato il ruttino. Come ci avete lavorato?
Fabio D'Innocenzo: Il ruttino è frutto dell'apparato digerente di Sara Ciocca! È una cosa che ci ha proposto. Ci ha detto: "Mi verrà naturale farlo". E noi le abbiamo detto: "Fallo! È bellissimo". Non dovrebbe esserci in un thriller qualcosa che ti fa sorridere. Rispetto al modo peculiare di bere della bambina rappresenta ciò che noi amiamo al cinema: anche noi, usando una metafora, siamo costretti a bere in quel modo. Anche noi siamo costretti a lavorare con la creatività in maniera profonda e necessaria. Per noi il cinema deve continuare a essere la fonte principale della fantasia. Sono felice che esistano altri tipi di cinema, però dobbiamo raccontare storie. Le storie devono essere originali, dobbiamo cercare di tirare fuori la creatività. Visto che il cinema è la forma d'arte più complessa, più definitiva. Quindi viva la creatività anche nel bere e nel vivere.