Alien - Romulus, la recensione: il ritorno di una saga che può avere ancora tanto da dire

Fede Alvarez ci porta a bordo della Romulus per una nuova spaventosa incursione nel mondo di Alien: un buon film che carica sulle spalle di Cailee Spaeny una grande responsabilità, che la giovane attrice dimostra di saper reggere.

L'immagine promozionale di Alien: Romulus

Non possiamo dire che Alien: Romulus sia una sorpresa, perché un po' ce la aspettavamo che fosse un buon film sin dalle prime notizie, le prime immagini, il primo trailer, in un cammino di consapevolezza che si andava via via a comporre. Possiamo però dire, da amanti della saga inaugurata nel 1979 da Ridley Scott, che è stato una gioia, un nuovo punto di partenza da cui iniziare il cammino verso un futuro che può essere ricco e interessante. Incassi permettendo, perché oggi è sempre quella l'incognita con cui tutti devono scontrarsi, anche quando la qualità c'è, come in questo caso.

Alien Romulus Cailee Spaeny In Un Primo Piano
Cailee Spaeny in una scena del film

L'intuizione di Fede Alvarez, regista e sceneggiatore con la collaborazione di Rodo Sayagues, è buona e non ci stupisce che abbia convinto da subito Scott a produrre il film: si torna indietro, andandosi a collocare con coraggio e ambizione tra i primi due capitoli della saga, quelli di Ridley Scott e James Cameron, costruendo non un classico sequel ma un midquel, ovvero una storia che va a riempire un buco, uno spazio narrativo lasciato vuoto da altri capitoli di una storia già scritta. E non lo fa solo a livello cronologico, ma di fatto anche a livello di impostazione del racconto e scelte tematiche.

Alien: Romulus: di nuovo nello spazio profondo, dove nessuno può sentirci urlare

Alien Romulus Cailee Spaeny Scena Azione
Cailee Spaeny in un momento d'azione di Alien: Romulus

Alvarez ci riporta laddove tutto è iniziato: nello spazio profondo, su una stazione spaziale abbandonata che un gruppo di giovani colonizzatori decide di esplorare alla ricerca di risorse per inseguire il proprio sogno di staccarsi dagli obblighi contrattuali verso la multinazionale che dà loro lavoro. Un sogno che diventa incubo quando iniziano a trovare indizi di quanto è accaduto sulla Romulus, tra equipaggio decimato e i soliti interessi aziendali da perseguire, e si trovano faccia a faccia con quella forma di vita perfetta e letale che abbiamo imparato a conoscere e temere dai film precedenti.

Con Cailee Spaeny a bordo della Romulus

Come nel 1979, Alvarez mette un personaggio femminile al centro dell'azione, ma non va a cercare la sovrapposizione diretta con quello che ha rappresentato la Ripley di Sigourney Weaver. Non avrebbe avuto senso, perché il contesto in cui la storia ci viene raccontata, quello del mondo che ci circonda, è diverso da quello degli anni in cui il primo film arrivava nelle sale: la Rain Carradine di Cailee Spaeny è un personaggio che va ad occupare una posizione differente sia in quanto a fascia d'età che estrazione sociale e gerarchica nell'economia del gruppo in cui si muove, ma è ugualmente forte e determinata e arriva per vie diverse a ottenere lo stesso solido confronto con l'alieno.

Alien Romulus Cailee Spaeny David Jonsson
Cailee Spaeny con David Jonsson in una scena del midquel

Una scelta che funziona sia per costruzione narrativa che per la prova della giovane interprete, che il pubblico sta imparando pian piano ad apprezzare in ruoli diversi tra loro nel corso di questa primavera/estate: da Priscilla al servizio di Sofia Coppola alla Civil War di Garland e ora Alien, tre ruoli in cui Cailee ha gettato le basi di un futuro che si prospetta radioso.

Tra Ridley Scott e James Cameron

Se il cast e i personaggi convincono, al netto di un ritorno che non vi anticipiamo ma che avremmo evitato (ne parleremo sicuramente in seguito e in sede diversa dalla recensione), è soprattutto il lavoro di Alvarez alla regia ad averci convinti: il riferimento diretto sul piano narrativo è il primo Alien di Ridley Scott, qui in veste di convinto produttore, ma è evidente quanto Fede Alvarez ami e apprezzi la saga, quanto l'abbia studiata per ammiccare anche a capitoli successivi al primo. C'è qualcosa del sequel capolavoro di Cameron, ci sono intuizioni che vengono dal terzo film di Fincher, e di riflesso dal quarto e bistrattato da molti La Clonazione, c'è consapevolezza di quanto è venuto anche in seguito.

Alien Romulus 4
Un'immagine suggestiva del film di Fede Alvarez

La sua regia è solida, al servizio del racconto e della tensione, ma senza rinunciare a mettere in campo delle idee visive interessanti che supportano la storia senza rubare la scena. È regia cinematografica nel senso più puro e vero del termine, un qualcosa che di rado ci capita di vedere in produzioni di questa portata, in cui si cerca di non colorare fuori dai margini imposti dalla produzione senza rischiare sbavature. Sarà per personalità importante o per la sicurezza di avere Scott a supportarlo sul fronte produttivo, ma Alvarez osa e convince nel costruire il miglior film di Alien dopo i due capolavori che avevano inaugurato la saga. E non è un caso che si vada a mettere proprio lì in mezzo, dal punto di vista narrativo e cronologico, come a rivendicare un posto che gli spetta di diritto.

Conclusioni

Fede Alvarez riporta la saga alle origini con Alien: Romulus, costruendo un capitolo di mezzo che è di fatto un nuovo punto di partenza da cui tracciare la via per il futuro. Il suo è un film solido per costruzione e tensione, ricco di idee di regia che guidano lo spettatore a bordo della nave spaziale che gli dà il titolo per affrontare il pericolo dello xenomorfo insieme a Cailee Spaeny e gli altri membri del cast. Si guarda al passato e lo si omaggia, ma si pensa in modo concreto al futuro.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
4.5/5

Perché ci piace

  • L’intuizione di andarsi a collocare tra i primi film della saga.
  • La regia di Fede Alvarez, solida nella tensione, ricca di spunti visivi.
  • Cailee Spaeny che regge il confronto con la Ripley di Sigourney Weaver.
  • Il fascino e pericolo dello xenomorfo, usato con intelligenza dallo script.

Cosa non va

  • Un ritorno che non ci ha convinti particolarmente, ma è peccato da poco.