Uscito nelle sale due anni fa e colpevolmente ignorato, adesso Alice, Darling sta per fortuna trovando gloria su Amazon Prime Video dove è appena sbarcato in streaming. L'esordio alla regia di Mary Nighy (figlia dell'attore Bill Nighy e dell'attrice Diana Quick) è infatti decisamente interessante per l'originale scelta di come mettere in scena una sofferta storia di relazione tossica e amore malato attraverso i meccanismi del thriller psicologico.

Fulcro del film la bravura nei panni di Alice di Anna Kendrick, qui in un'inedita veste drammatica, introspettiva e tormentata, ma attorno alla protagonista sono perfettamente complementari Wunmi Mosaku e Kaniehtiio Horn nei panni delle sue amiche, mentre Charlie Carrick riesce a trasmettere abbastanza bene la serpeggiante violenza mentale che opera sulla fidanzata mascherata da un'apparente cordialità e da una gentilezza che l'uomo ostenta anche nelle occasioni pubbliche.
La vacanza con le amiche è una fuga da una relazione tossica

In Alice, Darling la protagonista decide di trascorrere una settimana di vacanza assieme alle sue grandi amiche Tess e Sophie per il compleanno della prima. Non rivela però la sua vera destinazione al fidanzato, l'affascinante artista newyorchese Simon, anzi la sua è quasi una fuga per qualche giorno da un rapporto difficile sul piano psicologico, una sorta di trappola che la blocca emotivamente e la rende timorosa nei confronti dell'uomo. Durante la vacanza, mentre nella zona fervono le ricerche di una ragazza sparita, i suoi problemi emergono e si fanno sempre più evidenti alle amiche, che la portano a riflettere su quella che a tutti gli effetti è una relazione tossica. Le negano anche l'uso del cellulare sul quale l'uomo continua a tormentarla, così Alice può cercare di ritrovare se stessa e liberarsi da quella dipendenza, ma un giorno nella casa delle vacanze si presenta Simon.
Il tumulto interiore e le inquietudini di Anna Kendrick
Come già accennato, Alice, Darling poggia tutto sulle spallucce fisicamente gracili ma in realtà robuste di Anna Kendrick, abile a trasmettere tutta l'inquietudine che la pervade attraverso brevissimi flash visivi, ben calibrati e sempre coadiuvati da una colonna sonora azzeccata, e precisi segnali di incertezza: si strappa nervosamente i capelli, ha diverse paranoie alimentari, è costretta dal fidanzato a farsi selfie sexy quando è in giro da sola, ma soprattutto quando pensa a lui lo fa con timore. Emerge in sostanza un rapporto malato nel quale lei è sempre vogliosa di essere all'altezza ma, conscia che non lo sarà mai, vive un eterno senso di colpa.

All'inizio non conosciamo bene il perché della sua ansia e della sua insicurezza, e l'aspetto curioso e riuscito del film è che anche lo spettatore impara attraverso il suo angosciante tumulto interiore a capire la verità che si nasconde dietro l'elegante apparenza. Un lavoro sul mondo interiore ben realizzato dalla regista attraverso primissimi piani, espressioni nervose e un linguaggio del corpo ricco di sfumature, tutti fattori molto più importanti di mille parole.
Uno straziante viaggio emotivo

Il viaggio emotivo di Alice ci accompagna in modo straziante, lo spettatore soffre con lei per le sue mille manie in realtà indotte da una sottomissione strisciante che la porta ad annullarsi in un percorso autodistruttivo. Una violenza mentale che ha ripercussioni gigantesche sulla sua serenità, perché l'abuso psicologico è più sottile, sicuramente meno evidente di quello fisico perché non lascia segni sul corpo, ma non per questo meno devastante e doloroso. Simon la manipola, la umilia, la vuole isolare dalle amiche che minacciano il suo rapporto esclusivo che si nasconde dietro modi gentili, ma in realtà è quello di un padrone con una schiava. Questa è sicuramente la parte in cui il film riesce meglio.
Abusi psicologici e solidarietà femminile

Qualche sbavatura in questo buon lavoro va però registrata. La scomparsa di una ragazza nella zona che tanto colpisce Alice, pur simbolicamente molto forte, risulta una sottotrama po' slegata dal contesto. Ci sono anche momenti morti e cali di tono nella parte centrale, che per fortuna non appesantiscono molto considerata la breve durata del film. E in fondo anche il personaggio di Simon meritava un approfondimento maggiore sul piano psicologico perché in certi aspetti resta troppo vago e superficiale, soprattutto nel suo rapporto con le amiche di Alice. Ma per il resto il film resta un efficace ritratto di abuso psicologico, nel quale emerge l'importanza dell'amicizia e della solidarietà femminile. E soprattutto riesce a costruire con abilità, grazie anche al lavoro della montatrice Gareth C. Scales, un costante stato di ansia e suspence che culminerà in un pre finale ad alta tensione.
Conclusioni
Il thriller psicologico diretto dall’esordiente figlia d’arte Mary Nighy è un efficace e ansiogeno ritratto di un amore malato nel quale la protagonista, interpretata da un’ottima Anna Kendrick, è intrappolata nella gabbia di un rapporto tossico con il suo fidanzato dal quale è incapace di liberarsi. Le verrà in soccorso la solidarietà femminile.
Perché ci piace
- Anna Kendrick è brava a trasmettere le inquietudini della protagonista.
- La regia riesce ad accompagnare lo spettatore nel tumulto interiore di Alice.
- La violenza mentale è resa con dettagli molto efficaci.
- Il costante clima di ansia e tensione.
Cosa non va
- Qualche caduta di ritmo nella parte centrale.
- La sottotrama della ragazza scomparsa risulta un po’ slegata dal contesto.