La famiglia, le donne, i figli, osservati dal punto di vista maschile e per di più ambientato nell'eclettica New York: è questo l'argomento di 4 padri single (ben tre dei quali di origine italiana), film per la tv prodotto da Indiana film, la casa di produzione fondata da Gabriele Muccino, per RTI, che andrà in onda giovedì 15 gennaio 2009 su Canale 5. Oltre ad una produzione blasonata, il film, che nelle speranze dei realizzatori costituisce in realtà l'episodio pilota di una futura miniserie (ma tutto dipenderà dalla reazione del pubblico, sia italiano che internazionale, dato che il film è sotto esame da alcuni network statunitensi), vanta un cast di sicuro interesse, che annovera, fra gli altri, Alessandro Gassman e Francesco Quinn, che insieme al Direttore Fiction Mediaset Giancarlo Scheri e ai produttori Marco Cohen e Fabrizio Donvito hanno risposto alle domande e alle curiosità dei giornalisti.
Come mai Muccino non ha voluto curare anche la regia del film?
Giancarlo Scheri: Perchè nello stesso periodo era impegnato nella realizzazione di Sette anime. Anche oggi non ha potuto essere presente perchè sta seguendo la promozione del film in Inghilterra.
Qualche curiosità sulla lavorazione del film, sui cambiamenti della sceneggiatura?Fabrizio Donvito: La sceneggiatura ha subito diversi rimaneggiamenti, anche da parte del regista, Paolo Monico, anch'egli italiano trapiantato a New York. Abbiamo fatto molte prove e in corso d'opera gli attori si sono adeguati l'uno all'altro. Abbiamo seguito il "metodo americano", ovvero realizzare l'ultima stesura appena prima di girare, dopo che si è formata la giusta amalgama. In America comunque la cosa più difficile è sempre arrivare al primo ciak.
Marco Cohen: Intanto perchè tutto va pagato un mese prima di iniziare le riprese.
Fabrizio Donvito: Ma soprattutto perchè prima devi essere accettato dalle varie sigle sindacali. Loro poi sono una macchina che funziona, precissisima. E' stata una sfida riuscire a mischiare gli italiani, creativi nel risolvere i problemi, che sanno improvvisare, e gli americani, metodici e organizzatissimi.
Quindi gli italiani, più flessibili, hanno portato leggerezza alla lavorazione, ma questa precisione degli americani è un bene o no?
Fabrizio Donvito: Quello americano è un metodo diverso. Loro hanno tutto schematizzato, preciso. Gli italiani invece intervengono anche sulle cose che non competerebbero strettamente a loro, risolvendo a volte i problemi su cui ci si incaglierebbe per eccessiva burocrazia. Un aneddoto: Marco una volta è stato quasi picchiato da un addetto alle scene per aver spostato una scala senza averne il compito. Lo scenografo Tonino Zera ha aiutato ad amalgamare questi due diversi sistemi di lavoro.
Ci sono state modifiche sostanziali alla sceneggiatura originale?Marco Cohen: Non c'è mai stato un vero disaccordo, ma Muccino ha voluto dare più attenzione agli aspetti legati alla famiglia, mentre originariamente, nella scrittura di Liz Tuccillo [anche sceneggiatrice di Sex & the City, n.d.r.], la storia era incentrata quasi esclusivamente sulle coppie.
Giancarlo Scheri: La vera sfida è stata proprio farlo diventare un prodotto per la famiglia, e sulla famiglia.
Le commedie romantiche di solito parlano di donne. Qui per la prima volta vediamo degli uomini a riflettere sui problemi della coppia, ma forse rimanendo un po' in superficie, limitandosi a berci su una birra. Cosa ne pensate?
Alessandro Gassman: Innanzi tutto colgo l'occasione per ringraziare tutti coloro che mi hanno permesso di partecipare a questo bellissimo progetto. Poi ovviamente le amicizie maschili sono diverse da quelle femminili, mantengono il loro aspetto ludico più a lungo. Divertirsi insieme rinsalda le amicizie, e pertanto anche la descrizione di questi rapporti deve essere rispettosa di questa diversità. Francesco poi ha fatto un lavoro straordinario anche nell'interpretare il proprio rapporto con la famiglia.
Francesco Quinn: A me girare questo film è piaciuto molto perchè solitamente recito in inglese o americano. Il tema poi è molto attuale, anche per quel che riguarda la mia vita. Questa commedia ha un po' del tragico, soprattutto per il pubblico italiano: in America di divorzi ce ne sono 400 al giorno solo dove vivo io! E' stata una vera sfida il cercare di realizzare una serie capace di saltare il mare, anche perchè capire la mentalità del padre single e farla vedere non è stato per niente facile.
Alessandro Gassman: Mi viene il dubbio che forse siamo stati convocati per questo film perchè abbiamo avuto dei genitori che sono stati sposati giusto quelle 3-400 volte...
Francesco Quinn: Prendendo spunto da Sex & the City seguiamo delle orme grandi, ma noi diciamo anche di più. Prendere una birra in compagnia è più profondo di fare shopping.
Quanto è forte il tocco di una donna e quanto quello di Muccino in questa storia? C'è un po' de L'ultimo bacio, un po' di come vi vedono le donne. Insomma, siete davvero così incasinati?
Francesco Quinn: Io, molto.
Alessandro Gassman: Il mio personaggio invece è molto diverso da me, ma molti miei amici sono effettivamente così, e in America il fenomeno è molto acuito. Io avevo già recitato in America, ma mai in una commedia, e Monico ci ha fatto provare molto, dandomi la possibilità di improvvisare in una lingua non mia. Fare tutto prima delle riprese aiuta ad andare rapidamente avanti nella lavorazione vera e propria, che infatti è durata cinque settimane, in linea con le produzioni italiane.
Come definiresti il tuo personaggio?Alessandro Gassman: Come dice anche lui stesso nel film, è un fallito, un cattivo marito e un cattivo padre. Noi questo non lo vediamo, ma essendo italiano trapiantato in America ha dovuto adattarsi a un paese diverso, e poi con quella ex moglie un po' tiranna non deve aver avuto vita facile. E anche questo nuovo rapporto che vive nel film, difficilmente durerà...
Tutti questi uomini sono molto donne-dipendenti. La vostra generazione è davvero così?
Francesco Quinn: Il tema del film in realtà è l'italiano fuori dal suo mondo. Noi italiani siamo mammoni, il mio personaggio poi... Nella donna cerca la moglie-madre, e scopre troppo tardi che ciò non è possibile. Questo succede spesso agli italiani che sposano donne americane [ride]... Questa mancanza di indipendenza è dovuta al nostro essere stati troppo coccolati, e in questo modo si torna anche ad essere bambini.
Alessandro Gassman: Io sono il vero padre zerbino con i miei figli, però ho avuto una madre francese, quindi non mi riconosco in questo modello. I miei amici invece sono davvero abbastanza "spaventati" nei confronti delle donne. Qui poi siamo in una commedia, quindi si è volutamente spinto sulle situazioni buffe, ridicole. Poi siamo tutti dipendenti dalle donne, io non potrei concepire la mia vita senza donne.
Gli altri interpreti hanno un passato di teatro e fiction?
Marco Cohen: Alcuni provengono dal teatro, come l'attrice che interpreta Maria, che adesso è a Broadway in una commedia con Whoopi Goldberg, mentre Jennifer Esposito, il nuovo amore del personaggio di Alessandro, ha lavorato in Crash. Altri provengono dal cinema indipendente, ma la grande soddisfazione è stata che più di cinquemila persone si sono presentate al casting.
Anche il regista proviene dal teatro?Alessandro Gassman: Monico è stata una grande sorpresa. Tutti noi conoscevamo la sua grande abilità tecnica, perchè aveva lavorato parecchio con la pubblicità, ma la sua maggior dote è quella di saper lavorare benissimo con gli attori. Lui stesso si è detto molto contento di aver potuto lavorare con dei professionisti, rispetto ai modelli e alle modelle con cui opera di solito, e anch'io sono stato molto contento di aver lavorato con lui.
Giancarlo Scheri: Poi spesso c'è anche molta difficoltà nel fare i provini in Italia, mentre in America anche i grandi attori si sottopongono volentieri ai provini.
Alessandro Gassman: Per quanto mi riguarda le cose migliori che ho fatto sono sempre state quelle per cui ho fatto un provino. Perchè va bene l'esperienza, ma la cosa più importante è l'avere attinenza con il personaggio.
La serie avrà lo stesso cast del film?
Giancarlo Scheri: Si, e ovviamente ci saranno anche delle aggiunte. Per adesso sono previste altre sei puntate, ovvero dodici episodi da cinquanta minuti.
Alessandro, da quando ti sei sentito libero di non essere più considerato "figlio di"?
Alessandro Gassman: Soprattutto per merito del teatro: adesso sono direttore del Teatro Stabile dell'Abruzzo, e questo mi ha permesso di fare quello che mi interessa davvero. Poi sono stati importanti gli incontri: quello con Moretti per Caos Calmo, quello per questo film; più si va avanti e più si può dare ascolto ai propri gusti, si fanno scelte più personali, ci si allontana dall'esempio. Poi è chiaro che i geni sono quelli, rimangono le somiglianze, i modi di fare.
Dove sarai in scena?
Alessandro Gassman: Adesso in Toscana, poi saremo a Roma e a Napoli. Abbiamo anche vinto il Biglietto d'Oro con questo spettacolo patrocinato da Emergency.
Il rapporto tra Italia e Usa per quanto riguarda lo spettacolo è di odio/amore? L'esclusione di Gomorra dalla corsa per gli Oscar dà da pensare.
Francesco Quinn: E' più complicato di così. Gli americani amano l'Italia, e io stesso cerco di diffondere la cultura italiana. Vedo quanto agli americani piacciano le cose italiane, ma nel cinema si tratta di gusti, non c'entra il fatto che Gomorra fosse un film italiano. A me è piaciuto tantissimo, non sembrava nemmeno che gli attori stessero recitando, ma gli americani questi aspetti dell'Italia non li conoscono, e hanno preso il film quasi come un documentario. E' una tragedia che la grandezza del film non sia stata riconosciuta, ma gli americani sono anche pigri, e per lo spettatore medio un film con i sottotitoli è impossibile.
Vivi in Toscana [si fa riferimento all'accento dell'attore]?Francesco Quinn: No, io vado molto in bicicletta. E visto che lo faccio con amici toscani da tantissimo tempo... Io poi faccio molti accenti: ho fatto il texano, e ho fatto più terroristi arabi io di chiunque altro... Infatti alla dogana mi lanciano sempre certe occhiate!
Hai detto che non faresti mai un remake di un film di tuo padre, tranne nel caso de La strada. Chi vorresti al tuo fianco?
Francesco Quinn: Io vorrei Alessandro nel ruolo di Zampanò! A parte gli scherzi, più invecchio e più assomiglio a mio padre. Una volta sono entrato in un ristorante in cui proiettavano La strada, e quando alzarono il volume sentii la voce di Arnoldo Foa, che ha sempre doppiato, benissimo, mio padre. Però è anche un peccato, perchè io conosco tutte le sottigliezze del modo di parlare di mio padre, e questo film si potrebbe fare anche in inglese, perchè il suo è un tema sempre attuale.