Albatross, Giulio Base: "Con Almerigo Grilz ho voluto creare un cortocircuito"

Il regista e il protagonista Francesco Centorame raccontano com'è stato dirigere e interpretare un film su una figura comunque controversa. E sul giornalismo Base dice "Non lo vedo così libero come vorrei". In sala.

Giulio Base e Francesco Centorame

La storia vera di Almerigo Grilz raccontata da Giulio Base in Albatross. Griltz, figura semi-sconosciuta. Militante politico pendente a destra (molto a destra), giornalista, reporter, inviato di guerra. Nato a Trieste e morto a Caia, in Mozambico, con la cinepresa in mano. Ad interpretarlo, Francesco Centorame. Dietro il film, una lettura su cosa sia il giornalismo. O, almeno, su cosa dovrebbe essere. Lo stesso giornalismo che, in Italia, fatica a seguire una certa oggettività.

Albatross Francesco Centorame Photo Credit Roberto Moretto Jr Studio Immagine
Albatross: Francesco Centorame in un'immagine del film

"Fare il film è stato un salto mortale", ci dice Giulio Base, "Perché da una parte abbiamo raccontato una figura delicata, raccontando però il giornalismo. È un tema anche cinematografico, se pensiamo a Quarto potere di Orson Welles. Ad essere sincero, il giornalismo non lo vedo così libero come mi piacerebbe, perché ho la sensazione che si parte da polarizzazioni cognitive un po' rigide, senza aprirsi alla verità. Sempre per citare Orson Welles.... 'F for Fake', no? La percezione del mondo è di per sé un falso. Ognuno di noi la vede a modo suo. La prassi riconosciuta è che i fatti siano separati dalle opinioni. Figuriamoci per un regista, che non ha nemmeno l'obbligo della verità".

Albatross: intervista a Giulio Base e Francesco Centorame

Sul tema, interviene anche Francesco Centorame, dicendo che "Io credo che ci siano molti più filtri, andando a studiare i giornalisti di quell'epoca rispetto a quelli moderni. Oggi devi stare molto più attento, devi essere molto più filtrato. Prima c'era una libertà diversa, forse. Però, devo essere onesto intellettualmente: di giornalismo non me ne occupo, faccio altro. Quindi posso solo dire che dovrebbe esserci forse quella voglia lì di contrastare individualmente delle lotte di potere, di andare oltre".

L'attore, che sfoggia l'accento triestino, racconta poi qual è stato l'aspetto più complicato nell'interpretare Grilz. "C'erano delle differenze fisiche su cui abbiamo cercato di lavorare, però poi la bellezza di questo lavoro è che devi comprendere l'essenza. In quello penso che abbiamo fatto un buon lavoro, rivedendo anche il girato e rivedendo, riascoltando e rileggendo testimonianze. Forse la difficoltà più grande è stata proprio nel voler restituire qualcosa di concreto che possa rimanere al pubblico, dato che poi ci sono tante parti ostiche di questo personaggio. Restituire la verità... Giulio fa dire in maniera molto corretta che la verità ha tante facce. Secondo me il nostro compito, la cosa più complicata, era restituire queste tante facce".

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Una dichiarazione d'intenti

Albatross Francesco Centorame Photo Credit Roberto Moretto Jr Studio Fotografia
Albatross: Francesco Centomare in un momento del film

C'è una scena in Albatross decisamente importante: lo stesso Giulio Base si è ritagliato un cameo, esplicando al pubblico l'oggettività di chi fosse, politicamente parlando, Almerigo Grilz. "Questo copione l'ho scritto in molto tempo. E quando c'era una versione quasi definitiva mi sono accorto che era sbilanciato. Mi sono accorto che il pubblico, in quel momento, avrebbe potuto archiviare il personaggio come un eroe, invece volevo creare un cortocircuito. E il cortocircuito avrebbe avuto ancora più senso se fosse stato sottolineato in maniera meta-cinefotografica, se raccontato da chi poi il film l'ha scritto e lo ha diretto. Quindi, sottolineando il fatto che volevamo dire chiaramente 'non c'è reticenza, non c'è rimozione'. Qui non c'è propaganda, qui c'è cinema, qui c'è complessità".

La vita sul campo

Grilz, al netto della sua ideologia, ha vissuto sul campo, morendo colpito da una pallottola vagante. Una vita oltre gli schemi, di certo lontana dagli agi e dal comfort. "Ho riflettuto tantissimo su questo", spiega il regista. "Sono andato a trovare una persona di famiglia che era missionario in Africa. E lì mi sono accorto quanto fossi un uomo piccolo rispetto a chi ha deciso di dedicare la sua vita a dei bambini che muoiono di fame. Con Almerico ho avuto un po' la stessa sensazione. Con la mia macchina da presa sto cercando di raccontare la verità, lui con la sua telecamera stava cercando la verità, l'ha cercata talmente tanto che ha rischiato la vita, e anzi l'ha persa. Quindi sicuramente è un aspetto sul quale ho riflettuto e ancora rifletto".

La zona di comfort, tuttavia, non appartiene solo ai reporter. Per Francesco Centorame, "Anche noi facciamo tante cose che mettono in difficoltà. Ci sono tanti aspetti della nostra vita che, per fortuna, magari in pubblico non vengono raccontati. È un lavoro che ti coinvolge nella vita. Bisogna mettersi a disposizione, in qualche modo, con la propria vita. Quindi sì, è vero, abbiamo dei grossi privilegi, però... Però ci mettiamo in gioco, tanto".