Con la recensione di Against the Ice, co-produzione fra Danimarca e Islanda che arriva su Netflix dopo essere stata presentata fuori concorso all'edizione 2022 della Berlinale, si torna ai tempi delle esplorazioni, dei viaggi dall'esito incerto, del clima avventuroso in territori non del tutto noti. Si torna in zona artica, agli inizi del Novecento, con una storia vera legata alla questione groenlandese, molto cara al protagonista Nikolaj Coster-Waldau, che in questa sede è anche produttore e sceneggiatore: sua moglie, l'attrice e cantante Nukâka, viene dalla Groenlandia, e con questo film lui rende omaggio a una terra e una cultura a cui è molto legato, traendo ispirazione dalla vicenda reale di due uomini che si recarono in quelle (all'epoca) lande desolate per ribadire il legame tra l'isola e il regno di Danimarca, che continua tuttora in modo pacifico: la Groenlandia è ufficialmente territorio danese, ma con abbondanti dosi di autonomia, tant'è che dal 2009 il groenlandese è l'unica lingua ufficiale (anche se il danese continua ad essere usato in maniera informale nella vita di tutti i giorni, data la percentuale di immigrati dal continente).
Due uomini in mezzo ai ghiacci
Against the Ice è ambientato nel 1910, all'epoca delle grandi spedizioni polari: la Groenlandia è una colonia danese, ma c'è una disputa con gli Stati Uniti riguardo una fetta di territorio che, stando agli americani, sarebbe un'isola a parte e quindi libera da colonizzare separatamente. Una precedente missione navale, tra il 1906 e il 1908, ha avuto un esito indeterminato, poiché è stato rinvenuto il cadavere di uno solo dei tre uomini inoltratisi nel cuore della Groenlandia, e non si sa quali fossero le conclusioni a cui erano giunti circa il contenzioso con gli USA. Inizia quindi una seconda spedizione, capitanata dal veterano Ejnar Mikkelsen (Nikolaj Coster-Waldau), il quale decide di non mettere a rischio l'intero equipaggio e chiede che una sola persona si offra volontaria per accompagnarlo. Ad accettare la proposta è il meccanico islandese Iver P. Iversen (Joe Cole), malgrado la scarsa esperienza, e i due partono con le loro slitte alla ricerca di indizi tra i ghiacci. Mikkelsen ha stimato che ci vorrà qualche mese, per l'andata e il ritorno, ma il clima, la fauna e altri fattori potrebbero compromettere il tutto, e il governo danese, nella persona del ministro Neergaard (Charles Dance), non ha per forza a cuore la sorte di chi è partito a bordo della Alabama...
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Epico isolamento
La regia è stata affidata a Peter Flinth, veterano del piccolo schermo scandinavo (ha all'attivo episodi delle avventure di Kurt Wallander e Annika Bengtzon, due dei personaggi più popolari della letteratura poliziesca nordica) che ha anche firmato l'adattamento del ciclo di Arn, nota serie di romanzi ambientati ai tempi delle crociate. Si passa dalle sabbie ai ghiacci, e dalle grandi battaglie a un racconto più ridotto (il grosso del minutaggio è dedicato esclusivamente al duo principale), ma con lo stesso afflato epico, aumentato dall'uso di vere location innevate, tra Groenlandia e Islanda, con un impatto visivo non indifferente in epoca di cambiamenti climatici (nel 2021 c'è stato il primo caso ufficiale di pioggia sulle vette ghiacciate groenlandesi). È un omaggio sincero e sentito a un'epoca più pacifica (per certi versi è difficile non pensare, in un contesto contemporaneo, al rapporto ben diverso tra altri paesi che sono stati legati in termini di annessione territoriale), ma anche un thriller molto moderno, dei nostri tempi, con un altro tipo di minaccia che a tratti costringe i nostri eroi a stare al coperto e uscire il meno possibile.
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È un'operazione dal sapore internazionale, come si può evincere dall'uso della lingua inglese e di alcuni attori non nordici (Flinth dice di aver scelto Cole perché lui, come Iversen, non conosceva la Groenlandia), ma si percepisce anche lo spirito scandinavo, in particolare nella performance sofferta di Coster-Waldau, che domina lo schermo con uno stoicismo lontano anni luce dall'arroganza dei suoi personaggi più noti. Spogliato di ogni frammento di personalità eroica, diventa il vero avatar del pubblico, alle prese con qualcosa di familiare (nel nostro caso, un'avventura dal sapore classico in ambiente ostile) ma allo stesso tempo capace di rimanere meravigliato dinanzi alla vastità di quella terra candida e incontaminata, il cui impatto visivo ed emotivo rimane potente anche in formato "ridotto" su Netflix, che con questo film regala uno dei suoi titoli di genere più soddisfacenti.
Conclusioni
Chiudiamo la recensione di Against the Ice, sottolineando come dramma danese porti su Netflix la coinvolgente storia vera di una spedizione tra i ghiacci, con un grande Nikolaj Coster-Waldau nel ruolo principale.
Perché ci piace
- Gli ambienti contribuiscono al fascino inquietante dell'avventura.
- I due attori principali sono un binomio efficace.
- L'uso minimo della CGI è ammirevole.
Cosa non va
- La lingua inglese incide un minimo sull'autenticità scandinava dell'operazione.