Affiatate e unite, lungo un percorso di scoperte e di rivelazioni, legandosi al valore assoluto di una commedia fatta col cuore. Antonia Liskova, Laura Chiatti, Jun Ichikawa, Chiara Francini tornano ad essere dirette da Francesco Apolloni nel sequel Addio al nubilato 2 - L'isola che non c'è, arrivato in streaming su Prime Video. A tre anni dal primo capitolo, le quattro attrici riprendono i loro ruoli, per un film emotivamente riuscito (come vi abbiamo raccontato nella nostra recensione). Tutto inizia quando Eleonora (Liskova) viene lasciata sull'altare. Il viaggio di nozze, dunque, si trasforma in un road movie in cui le quattro si ritroveranno a guidare fino al confine con la Slovenia, fermandosi però in una casa-famiglia di Gorizia dove incontrano un gruppo di "bambini sperduti".
Jun Ichikawa: "Oggi c'è bisogno delle favole"
Una commedia on-the-road girata col cuore, Addio al nubilato 2, che riflette poi sul concetto di apparenza, di verità, di sostanza. Come spiega Jun Ichikawa durante la nostra intervista: "Guardare dentro noi stessi è un'impresa che vale una vita. E forse nemmeno una vita basta. È più facile, quindi, dare la colpa all'altro. Questa è una commedia che parla di responsabilità, di quanto abbiamo paura di tutto, di quanto la maternità può fare paura, pensando ai pericoli che può vivere un bambino. Nel film ci sono un gruppo di bambini veri, e noi siamo in qualche modo al servizio di questi ragazzi splendidi. La storia è la loro". Anche perché oggi si tende ad apparire, più che ad essere: "Siamo vittime della tecnologia. I social danno una parvenza di ciò che non siamo. Ci ritroviamo ad essere individuali, incapaci di creare relazioni. Dobbiamo re-imparare tutto questo. Non è facile, anche perché siamo dentro una sorta di Grande Fratello forzato".
In Addio al nubilato 2 c'è Peter Pan a tracciare la rotta, ma quanto sono fondamentali, oggi, le favole? "Le favole sono educative. Abbiamo bisogno delle favole", prosegue Jun Ichikawa. "Cantando dietro i paraventi di Ermanno Olmi, il mio primo film, era proprio una favola. Abbiamo bisogno di tante cose, ma tutti vogliamo tornare ad essere bambini, rivivendo la spensieratezza. Cerchiamo la nostra Isola che non c'è, cerchiamo fuggire ma non ci riusciamo. In realtà forse non c'è bisogno di questo, e magari prendere tutto più leggermente, come se fosse un gioco. Se non giochiamo che vita è?". Nel film, si cita il karma-yoga come metodo di relax, ma cos'è che rilassa Jun? "Medito molto, sono buddista. Mi porto dietro un retaggio culturale giapponese, e cerco di esserne ambasciatrice. È celebre per la sua calma e la sua fermezza. Ora ancora di più, visto che sono diventata mamma. Cerco di imparare da mia figlia una forma di calma, oltre il vertice degli impegni. Del resto il tempo passa per tutti".
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Antonia Liskova: "L'immaginazione è fondamentale"
Per Antonia Liskova, invece, c'è solo un modo per riallineare i chakra "Restauro i mobili. Carta vetrata, chiodi... Mi sfogo benissimo. Sfascio e rimonto i mobili. Poi c'è la lettura. Oggi si è persa, e abbiamo perso l'immaginazione, perché l'immaginazione è indotta dalle serie, dai film. Se non stimoliamo questo, poi non ci saranno nemmeno più le idee", spiega a Movieplayer.it, facendo poi riferimento al concetto di verità, che muove il sequel di Francesco Apolloni: "Ammettere di aver commesso degli errori comporta un'analisi, dare colpa agli altri ti fa uscire pulito. Mettersi in discussione è un processo lungo, e magari poi non devi commettere le stesso errore. Darsi le risposte è complicato, perché le risposte non ci piacciono. Ci costruiamo giorno per giorno una gabbia, un personaggio. Ma non è possibile piacere a tutti. Si preferisce essere giudicati per ciò che non siamo, del resto il giudizio è sul ruolo che ti dai. Siamo vittime dei nostri avatar".
Chiara Francini: "La verità porta alla felicità"
Ovviamente, protagonista assoluta di Addio al nubilato 2 anche Chiara Francini, con il suo humour caustico e irresistibile. L'abbiamo incontrata durante il press day di presentazione, chiedendo anche a lei come si vive in una società dedita all'apparenza "Sì, il più grande atto di violenza contro noi stesso è mentirci. La verità porta alla felicità. Soprattutto per le donne, è importante analizzarsi, capire le proprie paure, prendersi le proprie responsabilità. Così, magari, si ha meno paura. La verità è un punto di partenza, e quando parti poi sembra tutto più facile. Soprattutto in una società così filtrata. Mostrarsi sembra un atto di coraggio".