È un mix di altre serie quello che porta alla recensione di Acapulco, la nuova romantic comedy latina con Eugenio Derbez, anche produttore esecutivo, dall'8 ottobre su Apple Tv+. Una comedy che ha tante anime e una doppia lingua, spagnolo e inglese, proprio come il protagonista Máximo Gallardo, che conosciamo da adulto ai giorni nostri interpretato dallo stesso Derbez e da ventenne negli anni '80 col volto e la simpatica voce di Enrique Arrizon.
Sogno di Acapulco
Màximo ha un sogno: lavorare nel resort più alla moda di Acapulco, Las Colinas, che il suo mentore Don Pablo (Damián Alcázar) ha costruito iniziando dal niente. Quando riesce a ottenere un posto come cabana boy, non gli sembra vero, ma allo stesso tempo genera degli attriti in famiglia dove la madre vedova non approva, perché pensa sia un luogo che porta alla dissolutezza. Questo perché i clienti sono spesso bianchi e ricchi e anche parte dei proprietari lo è - una biondissima Jessica Collins col figlio altrettanto biondo e un po' tonto col volto di Chord Overstreet (che bello rivederlo dopo Glee). Sarà proprio questo incrocio di tentazioni e il dover bilanciare i tanti nuovi aspetti della propria vita la sfida maggiore per Màximo e ciò che genera il racconto di questa storia.
Ispirata a "How to Be A Latin Lover" - il film di 3Pas Studios e Pantelion Filmsal che ha riscosso grande successo al botteghino - Acapulco è creata da Austin Winsberg (la mente dietro Lo straordinario mondo di Zoey), Eduardo Cisneros e Jason Shuman, con Winsberg come showrunner. In questo nuovo show troviamo tutta la dolcezza, il romanticismo e la varietà di generi di Zoey, mescolata all'anima latina della storia. Una storia che salta continuamente tra presente e passato, con lo stesso schema narrativo che fece la fortuna - e la pazienza dei fan - di E alla fine arriva mamma. Inizia così il racconto di una grande storia epica, in questo caso non tanto di come Màximo conobbe la sua futura moglie, ma di come realizzò il proprio sogno di una vita migliore per se e la sua famiglia, una storia che l'uomo racconta al nipote in occasione del suo compleanno. Si trovano in una villa con jet e maggiordomo privati, ma per arrivare lì cosa avrà fatto Max negli anni?
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Personaggi variopinti
È a questo che serve lo show, a scoprire insieme ai personaggi il percorso che li ha portati a quel punto della vita, con continue incursioni del narratore onnisciente - che ad un certo punto diventeranno due. Lo spirito generale è quello della commedia romantica e, dato lo "scontro di culture" fra bianchi e latini e lo "scontro fra classi" sociali, ricorda le atmosfere di Jane the Virgin - una serie fin troppo sottovalutata nelle sue capacità narrative - compreso il narratore impiccione. Tanti sono poi i personaggi che colorano il mondo di Max, ognuno con le proprie idiosincrasie e una caratterizzazione che abbraccia gli stereotipi rendendoli vivaci e meno banali. Così come tinta di colori pastello è la fotografia della serie, e con una simmetria quasi "wes andersoniana" in alcune inquadrature e scenografie.
Tra i variopinti personaggi che popolano la vita del protagonista troviamo il migliore amico di Màximo Memo (Fernando Carsa), il pool boy egocentrico dell'hotel Hector (Rafael Cebrián), la receptionist coi sogni da stilista Julia (Camila Perez), la sorella adolescente ribelle Sarape (Regina Reynoso) e la madre religiosa Nora (Vanessa Bauche) con problemi alla vista di Max. Senza dimenticare il barista dell'hotel, sempre a conoscenza di tutto, o il duo canoro che allieta gli ospiti con versioni in spagnolo di celebri canzoni americane di quel periodo. Il tono leggero del racconto non manca di far riflettere sulle tematiche come l'integrazione e il confronto fra culture e disparità sociali e di giocare con la struttura narrativa e temporale. Tante anime può voler dire arricchimento e non confusione per un serial, ed è proprio il caso di Acapulco. Sperando di poter continuare ad ascoltare la storia della vita di Màximo Gallardo.
Conclusioni
Chiudiamo la recensione di Acapulco felici che Apple Tv+ nel suo sempre più folto e interessante catalogo proponga anche una romantic comedy riuscita, che naviga tra gli stereotipi e i cliché di genere cercando di ribaltarli, raccontando una storia divertente, romantica e che fa presto affezionare a tutti i personaggi, e questo è merito della penna di Austin Winsberg. Una serie che fino al finale è legata alla struttura generalista, complice l’appuntamento settimanale della piattaforma, e che ci fa sperare in un prosieguo.
Perché ci piace
- La struttura narrativa che è un mix delle parti più riuscite di How I Met Your Mother e Jane the Virgin.
- Il narratore onnisciente e impiccione.
- Il mix linguistico e il tono leggero che non mancano di far riflettere.
- La fotografia e la scenografia che ricordano Wes Anderson.
Cosa non va
- Forse alcune tematiche potevano essere maggiormente approfondite.
- Il finale aperto da generalista potrebbe far storcere il naso a qualcuno.