Recensione Fa' la cosa sbagliata - The Wackness (2008)

Jonathan Levine parte da premesse vagamente deprimenti per costruire una sorta di dark comedy basata sulle interpretazioni: quelle di un Josh Peck bravo ad esprimere disagio e insicurezza e di un Ben Kingsley gigione e hippie fuori tempo massimo.

A Summer in New York

1994, la Grande Mela. Il neoeletto sindaco Rudolph Giuliani sta inaugurando le prime misure restrittive che sembrano accanirsi sui più giovani e che si scagliano contro graffiti, musica ad alto volume e consumo di alcool. Ma i ragazzi di New York accendono incuranti i loro spinelli e si esaltano ascoltanto il rap di Notorious B.I.G., il fenomeno musicale del momento.
In questo contesto si muove Luke Shapiro (Josh Peck), diciassettenne appena diplomato che non sa bene che fare di sé stesso nelle settimane che lo separano dalla partenza per il college, visto che non ha amici e soprattutto non ha una ragazza. Ha però un'attività abbastanza lucrosa - spaccia marijuana a coetanei e non - ma sta mettendo i suoi guadagni da parte per gli studi e per aiutare i genitori, il cui matrimonio sta attraversando un momento di crisi a causa di difficoltà finanziarie. Nel frattempo, scambia grammi di cannabis per delle sessioni di terapia con il dottor Squires (Ben Kingsley), il patrigno di una bellissima compagna di scuola che Luke, con il suo senso di inadeguatezza e il suo sciagurato taglio di capelli, non osa approcciare.

Jonathan Levine, regista e sceneggiatore di questo Fa' la cosa sbagliata - The Wackness, parte da queste premesse vagamente deprimenti per costruire una sorta di dark comedy basata sulle interpretazioni - anche perché non ha molte altre frecce al suo arco. Josh Peck, nel ruolo del giovane Luke, è effettivamente una scommessa vinta, volendo dimenticare il taglio di capelli: il disagio e l'insicurezza che esprime creano un immediato legame con lo spettatore, che Peck riesce a mantenere al proprio fianco anche nell'incedere non proprio trascinante della narrazione. Altrettanta simpatia si cattiva un Ben Kingsley gigione e hippie fuori tempo massimo che, alle prese con un matrimonio scivolato nel gelo, sogna di avere di nuovo l'età del suo paziente. La loro bizzarra amicizia regala sviluppi da manuale del rapporto mentore-protetto, ma anche alcuni momenti di genuino divertimento, fino ad un finale in cui i ruoli sono capovolti - anche professionalmente! - e in cui i due improbabili amiconi si consegnano l'un l'altro una confortante dose di speranza.
Non privo di ingenuità stilistiche e di pecche di scrittura - come il chiamare in causa in maniera ossessiva il povero Giuliani, invisibile e inerme nemesi dei protagonisti - The Wackness ha dunque il suo punto di forza nell'alchimia tra Sir Kingsley e Peck, mentre gli altri personaggi - genitori e figli, fornitori e junkies - si limitano a popolare l'arazzo furbescamente intessuto da Levine. Ma a sollevare il film c'è almeno un'altra carta vincente: un commento musicale d'epoca che permette di apprezzare le capacità affabulatorie ed evocative dei giganti dell'hip hop, e di calarsi con successo nell'atmosfera fumosa e irrequieta della New York di quindici anni fa.

Movieplayer.it

3.0/5