A no happy-end comedy
Ti odio, ti lascio, ti... sulla carta dovrebbe essere una commedia romantica. E in effetti la struttura che ci si aspetterebbe è quella delle situazioni equivoche all'interno di una coppia che, pur essendosi lasciata, è costretta a vivere nella stessa casa.
Ma in realtà la costruzione del film non si incentra sulla battuta, sulla catena di equivoci che una situazione del genere potrebbe generare. Lo svolgimento del plot è abbastanza realista, e delinea dinamiche del tutto ordinarie per un uomo e una donna costretti a una convivenza forzata.
Le coppie che si aspettassero da questo film una serata serena all'insegna del lieto fine con tanto di bacio interminabile e musica di sottofondo, rimarranno deluse.
Jennifer Aniston e Vince Vaughn rappresentano una normalissima coppia in difficoltà che affronta una crisi (forse) irrimediabile.
Il muoversi su un palcoscenico patinato e artefatto (la bella casa, la galleria d'arte), unito ad alcuni elementi pittoreschi (l'"orgoglio polacco", l'impresa familiare di turismo), non riescono di certo ad ammantare il film di quella atmosfera di spensieratezza e leggerezza che una commedia made in Hollywood solitamente offre.
Eppure il film cerca in tutti i modi di darsi una cifra esilarante, lasciando ciononostante piuttosto perplessi. Non c'è un vero balzo in avanti, non ci si solleva mai da una mediocrità diffusa. Il tipizzato incontro tra una tradizione di borghesia aristocratica di lei, e il popolarismo di lui, non offre quei risultati esilaranti che una costruzione differente di tutta l'atmosfera del plot avrebbe generato.
Manca sicuramente una "prima donna". La Aniston cinguetta qua e là, e non si può dire che manchi d'ironia e di verve, ma non pone di certo al servizio della telecamera un carisma eccezionale. Lo stesso si può tranquillamente dire di Vaughn, troppo poco caratterista per trascinare il film.
Handicap che si percepisce tanto più che tutta la pellicola si incentra sul rapporto relazionale tra i due protagonisti, uscendo al di fuori del fulcro dell'azione solamente in pochi casi.
La gestione che il regista fa delle sequenze ricorda molto quella di un telefilm: campi fissi sugli esterni degli ambienti in cui si svolge l'azione, per poi costruire dei semplici campo/controcampo per disegnare i dialoghi tra i personaggi.
Tutti questi aspetti non aiutano a far rimanere impressa una storia che, per gli amanti della commedia romantica, sarà una brutta delusione, ma che potrebbe riservare qualche piacevole sorpresa a coloro che del buonismo e dell'happy-end non fanno una propria bandiera.