Negli ultimi tempi abbiamo spesso parlato delle difficoltà produttive in atto nel nostro paese, dopo le nuove regole per il Tax Credit lanciate lo scorso anno. Abbiamo sentito e ci siamo confrontati con i rappresentati delle maestranze che si sono riunite e interfacciate con il Ministero per mettere in piedi un dialogo e uscire dalla situazione attuale, che sta di fatto bloccando molte produzioni. Ci siamo resi conto, però, colpevolmente, di aver ignorato un altro importante aspetto di quello che è l'audiovisivo italiano: gli eventi, i festival, tutti quei luoghi di incontro che permettono di raggiungere il pubblico sul territorio, coinvolgerlo, creare consapevolezza delle tante sfumature e la ricchezza del mondo che quotidianamente vi raccontiamo anche su Movieplayer.

La suggestione per allargare il discorso ci arriva da una realtà che ben conosciamo e seguiamo con passione, il 24Frame Future Film Festival di Bologna, e abbiamo subito colto l'occasione per farci raccontare dal suo Direttore Generale, Andrea Minetto, il clima d'incertezza in cui stanno operando. Loro come tanti altri eventi disseminati sul territorio. "C'è stata tanta attenzione sul Tax Credit" ci ha detto infatti, "ma un silenzio totale, assordante, sui festival. I luoghi più sperimentali, dove i film hanno il primo contatto col pubblico. Nessuno ne parla."
Il silenzio sui festival e il ritardo sul 2025
Partiamo da un punto: in Italia ci sono tantissimi festival ed eventi su tutto il territorio. Leggendo viene naturale pensare a Venezia, Roma, Torino, ma andiamo oltre questi grandi eventi, che hanno dinamiche e budget completamente differenti. Parliamo di quelli che operano direttamente sul territorio di riferimento, che fungono da aggregatori per delle comunità, che permettono al pubblico di ogni luogo in Italia di partecipare ed entrare in contatto con il mondo che segue da lontano o scoprire qualcosa di nuovo. Eventi che sono radicati sul territorio, che col pubblico dialogano. Strumenti per parlare "in maniera diversa, più informale, quindi più attrattiva e passionale, di prodotti culturali."

E su questi, ci fa notare Andrea Minetto, c'è stata pochissima attenzione rispetto a quanto si è parlato delle problematiche produttive. "C'è stata pochissima attenzione sui festival, intesi come strumenti di diffusione di cultura sul territorio, ma anche come strumenti di promozione stessa di quei prodotti che sono stati finanziati anche dallo Stato stesso. Infatti in bando che sostiene l'attività dei festival in Italia si chiama Bando Promozione ed è questa la cosa assurda, l'allarme che volevo lanciare: sul 2025 non è stato ancora pubblicato. Normalmente i bandi vengono pubblicati un anno prima, anche gli enti locali ormai lo fanno: anche se si arriva in corsa, vengono allocate delle risorse, vengono date delle linee guida progettuali su cui i festival devono lavorare e fare la propria attività. Ora siamo a metà anno e ancora non è stato pubblicato il Bando 2025. Ci troviamo nella situazione paradossale che non siamo più neanche a parlare di ritardi nell'erogazione, che è il tipico annoso problema italiano, ma del fatto che ci mancano i criteri su cui progettare i prodotti che andrebbero finanziati."
La difficoltà di operare

A rendere ancor più paradossale la situazione è che molti di questi prodotti "sono già stati fatti, si sono già realizzati. Come facciamo a progettare, a finanziare, delle cose che in verità sono già accadute, per cui è già stato fatto un pensiero culturale e intellettuale?" È il caso proprio di 24Frame, la cui edizione 2025 si è tenuta lo scorso aprile, anticipata rispetto alla classica collocazione autunnale per venire incontro a esigenze anche della Regione. "Noi siamo in particolare difficoltà, però una situazione che riguarda anche altri festival che sono su maggio e giugno, come è il caso del Biografilm". Un ulteriore livello di difficoltà rispetto al passato, perché si sta operando non solo senza risposte, ma senza i criteri su cui basare le domande. "Noi abbiamo realizzato un festival di animazione dedicato al gioco, ma magari verrà fuori un criterio completamente diverso per ottenere i finanziamenti e quindi non avrei neanche potuto immaginare una progettazione legata a un altro tema."
Il motivo dei ritardi
Ci chiediamo il motivo di questi ritardi, che secondo Andrea Minetto dipendono "diversità di vedute. Ci sono dei temi che non trovato d'accordo le persone che sono deputate a dare gli indirizzi politici e dall'altra i dirigenti, la parte amministrativa, che deve tradurre in pratica tali indirizzi." A questo si aggiunge il problema della commissione che non è stata ancora rinnovata, quindi la mancanza di una funzione politica e amministrativa per operare sul settore, un tema forte per Minetto, perché "dà ai festival la possibilità di essere ascoltati, di avere delle audizioni. Le commissioni non possono valutare i progetti solo sulla base di ciò che viene scritto su carta, ma devono poter incontrare gli operatori. Questo è un tema molto dibattuto che evidentemente non sta trovando una sintesi."

Anche perché a questo si somma "il tema principale dei criteri che si stabiliscono per dare i finanziamenti. Faccio un esempio: adesso ci sono dei criteri di sbarramento totalmente discrezionali che evitano successivamente la valutazione invece su criteri quantitativi e concreti, come ad esempio la storicità, il numero dei film, il bilanciamento economico e finanziario, i criteri di sostenibilità ambientale. Si fa una prima selezione totalmente discrezionale e alcuni criteri invece concreti, che potrebbero invece avere o meno una qualità riscontrabile, veritiera, non vengono neanche valutati, perché c'è uno sbarramento." Altro aspetto problematico è la composizione della commissione: "C'è una commissione che va avanti da tantissimi anni, quindi c'è il rischio che si creino delle situazioni opache, dove i festival più grandi, con più potere, con più forza politica o con più agganci, riescono poi ad essere valutati in una maniera diversa."
L'incertezza presente, il problema di programmare il futuro
E se c'è incertezza sul presente, inevitabile avere problemi nell'immaginare il futuro, nel programmare, che dovrebbe essere la base di ogni evento che voglia costruire un percorso, tematico e di offerta, oltre che di crescita. "Esattamente questo è il punto. In mancanza di certezza di strumenti, non dico di certezza di finanziamento perché nulla è dovuto a priori, in mancanza di politiche culturali adeguate, i festival, che sono un organismo complesso e non degli eventi che nascono e muoiono nel giro di pochi mesi, non riescono a programmare. In questo momento ad esempio anche un festival come quello che dirigo da tre edizioni, che sostanzialmente è cresciuto, si è ricreato una buona reputazione e ha degli investimenti forti da parte della cooperativa DOC, si trova in una difficoltà incredibile. Non riesce più a programmare il futuro, perché non c'è certezza di una strategia, di una politica culturale."

Eppure il 24Frame è un evento consolidato, con una storia. "Il nostro è un festival che è di nicchia, nonostante l'animazione sia comunque diffusa in tutti i comparti, dalla pubblicità all'intrattenimento ad altre situazioni; è un festival particolare perché cerca di tenere il B2B insieme alla parte invece consumer e quindi uno di quei festival che più avrebbero bisogno di un aiuto per svolgere la funzione culturale e di promozione dei film e dei prodotti d'animazione, ma se non hanno una certezza di calendario, una certezza di finanziamento, la progettualità non può essere realizzata. In questo momento il grido d'allarme è che si mette in crisi la sopravvivenza stessa, perché non tutti hanno la fortuna di avere una grande cooperativa alle spalle, e anche questa dopo tre anni di investimento non riesce più a mantenere questa direzione. Gli enti locali fanno sempre più fatica perché hanno dei tagli di bilancio enormi, ma la promozione della cultura è un diritto costituzionale, quindi è lo Stato in primis, il Governo centrale, che deve in qualche modo sostenerlo."
L'evento gestito da Minetto ha in ogni caso un ottimo rapporto con gli enti locali ed è giusto sottolinearlo perché "bisogna citare anche le cose positive e non solo lamentarsi. Da quando noi siamo entrati, da quando l'Emilia-Romagna mette a disposizione dei bandi e dei fondi triennali, la salute e la logica progettuale dei festival, di qualsiasi festival, non il mio, non quelli di cinema, ma di tutti i festival culturali, godono di una sicurezza e di una possibilità progettuale e organizzativa decisamente migliore e più strutturata. Questo vuol dire assicurare contratti più sani e più sostenibili alle persone, usare i soldi pubblici in una maniera migliore, fare più cose perché hai la certezza di una programmazione a lungo termine, investire sull'acquisto di materiali, stringere dei rapporti con gli sponsor e con i partner più a lungo termine. Questa progettualità è fondamentale nella costruzione dei prodotti culturali come i festival."
L'importanza del confronto
Non è ovviamente una situazione che riguarda solo 24Frame, ma condivisa da tanti eventi sul territorio. "Siamo in contatto grazie alla nostra associazione di settore che è l'AFIC, l'associazione dei festival di cinema italiano che raccoglie oltre 110 festival di tutti i tipi, su tutto il territorio. E credo che quest'anno molti festival non sopravviveranno perché non abbiamo mai avuto una situazione di questo tipo. Già l'anno scorso, sul 2024, c'erano stati dei ritardi di comunicazione e di erogazione incredibili, gli stessi fondi avevano scontentato tantissimi festival. In Italia si fanno circa 500 festival l'anno e di questi la metà fa domanda e di questa metà che fa domanda circa 150 festival e 50 rassegne vengono finanziati, quindi solo un 200 vengono finanziati. Ci scambiamo delle mail drammatiche, con persone che non ricevono stipendi da anni, fornitori che non vengono pagati. Nonostante esempi come il nostro, che hanno una gestione economica oculata, un buon rapporto con le istituzioni locali, una buona gestione organizzativa, un prodotto che in qualche modo interessa."

E data la situazione, allo stato attuale le richieste sono essenzialmente due: __"le urgenze principali sono l'uscita dei bandi e la revisione dei criteri." E ovviamente un dialogo, che "è purtroppo molto altalenante e solo con alcuni componenti della macchina statale. Abbiamo un buon dialogo come associazione di categoria con la parte amministrativa, con la direzione generale del Dottor Borrelli, un po' più difficile con la parte politica." È necessario far capire che "i festival giocano nel sistema italiano della promozione cinematografica un ruolo importante, perché sono il luogo in cui i film vengono visti, dove si discute, si elabora, dove ci si confronta." Il boxoffice che commentiamo abitualmente ci dice proprio che manca l'abitudine alla scoperta. "Se non si stimola questa abitudine a scoprire qualcosa di nuovo in una dimensione sociale, tutto il sistema si impoverisce."_ E i dati ci dicono che è proprio quello che sta succedendo ed è necessario intervenire a tutti i livelli per far ripartire una macchina che continua a subire brusche frenate ogni volta che cerca di ripartire.