Nel 2008 Antonio Campos ha realizzato Afterschool, un inquietante scorcio nella vita di un adolescente, Robert, che per caso riprende sulla sua videocamera la tragica morte di due gemelle per overdose di droga nei corridoi del prestigioso istituto privato frequentato dalle vittime e dallo stesso protagonista. Incaricato dal preside di realizzare un cortometraggio sull'accaduto, in modo da aiutare i compagni di corso a elaborare il trauma subito, Robert s'imbarca nel progetto di buona lena, ma ben presto la realizzazione del video diventa una discesa inarrestabile nella morsa della paranoia e malessere che impregna l'atmosfera che lo circonda, a partire dalla sua stessa stanza che si trasforma in un covo di sospetti e timori. Contrariamente a un certo tipo di film che ha per soggetto l'adolescenza, il regista ha volutamente evitato un montaggio spasmodico di immagini e suoni, lasciando carta bianca agli attori di esplorare le inquietudini suscitate dagli interrogativi esposti nella vicenda, rendendo protagoniste le reazioni dei personaggi a quanto accade sullo schermo. Per usare le parole di Campos, l'obiettivo che si è prefissato mentre scriveva il soggetto era quello di raccontare una storia che lasciasse lo spettatore in preda a un tumulto di emozioni e domande su ciò che aveva visto: "Il mio unico sogno è che lo spettatore riesca ad entrare nello spirito di Afterschool con una visione aperta e se ne allontani con una serie di interrogativi sul mondo e sulla natura di questo ragazzo".
Il film sembra ricordare le esperienze del Cinema Diretto e un certo tipo di documentarismo Americano degli anni '60. Quanto è stato influenzato da questo tipo di cinema?
Era nelle sue intenzioni creare un film sulla Youtube Generation o si tratta semplicemente di un lavoro focalizzato sull'adolescenza e sui temi legati a questo periodo della natura umana?
Antonio Campos: Non chiamerei Afterschool un film sulla Youtube Generation. E' un film su un ragazzo che sta crescendo e per raccontare la storia di qualsiasi adolescente oggi, la tecnologia con cui interagisce tutti i giorni è qualcosa che bisogna integrare nella storia.
Nel film la scuola è dipinta come un ambiente chiuso, autoreferenziale, incapace di affrontare l'aspetto tragico della vita quando gli si presenta davanti. Era nelle sue intenzioni criticare il sistema scolastico statunitense? Antonio Campos: Era mia intenzione esaminare il tipo di scuola mostrato nel film, gli istituti privati accessibili ai privilegiati, dove le apparenze e la percezione sono estremamente importanti.
A un certo punto il preside parla della morte delle due ragazze, facendo una sorta di ammissione di colpa collettiva. Dice "Tutti noi gli abbiamo venduto della droga". E' corretto interpretare quest'affermazione come una assoluzione di comodo? Siamo tutti colpevoli, quindi nessuno lo è?
Antonio Campos: Si, direi che si può interpretare in questo modo.
C'è un'enorme differenza tra il video realizzato da Robert e quello ri-montato in seguito, che appare fasullo e artificioso: è una dichiarazione sul potere mistificante delle immagini, anche delle più 'naturali' ?
C'è qualcosa di biografico nel personaggio di Robert?
Antonio Campos: In apparenza ero molto diverso da Robert quando ero un teenager, per lo più. Ma Robert impersona molte delle mie insicurezze, confusione e ansie di quando avevo quell'età.
Il film ha un tono abbastanza pessimista, ma diversamente dallo stereotipo abbracciato da molti filmmaker, la tecnologia non è accusata di essere la causa di tutti i mali. E' forse arrivata il momento di assolvere Internet come fonte di tutti i mali adolescenziali?
Antonio Campos: Si, la verità è che le persone sono responsabili di ciò che fanno. Ma internet e i nuovi media sono uno strumento che loro possono usare. Non credo che questo 'trend' sparirà presto nell'industria cinematografica visto che la tecnologia non sta scomparendo e che le persone continuano a sperimentare con essa. Personalmente non riesco a comprendere tutto ciò che ha che fare con la tecnologia oggi, sono più interessato a documentarla a modo mio e a porre domande. Alla fine un computer è solo un elettrodomestico, un ammasso di circuiti e fili, e internet non è altro che una stringa di informazioni in forma codificata. Sono solo gli esseri umani ad avere la capacità di fare del male agli altri e a loro stessi.
(Intervista realizzata in collaborazione con Sonia Della Ragione.)