Per qualche mattone di troppo
Cowboy, Indiano e Cavallo: questi i protagonisti di Panico al villaggio Stéphane Aubier e Vincent Patar, che provano a trascinare anche il pubblico del grande schermo nel mondo isterico e delirante di un apparentemente normale, ma in verità tutt'altro che tale, villaggio di giocattoli, già molto amato in patria dove è protagonista di una serie di culto. Nomi ovvi per protagonisti che di banale hanno poco e niente, a cominciare dalla scelta dei coinquilini: Indiano e Cowboy condividono infatti la stessa cameretta, e al mattino si litigano la pole position per il bagno mentre, serafico, Cavallo è impegnato nella prima delle sue tante docce quotidiane. Sarà proprio il compleanno dell'amico equino a dare il via a un'inarrestabile quanto surreale catena di eventi che vedranno i tre fare fronte a ogni genere di catastrofe: innanzi tutto un'ordinazione di mattoni sbagliata, che porterà Cowboy e Indiano a dover trovare un modo per utilizzare i loro cinquanta milioni di pezzi, e in seguito il furto delle mura della loro nuova casa, ricostruita dopo che la precedente aveva ceduto sotto l'ingente e inopinato carico di cui sopra.
I tre protagonisti sono lungi dall'essere gli unici individui un po' sopra le righe del loro mondo: ad accompagnarli nelle loro avventure ci saranno infatti un fattore con il vizio dell'alcol e un poliziotto dongiovanni, e mucche paracadutiste, maiali usati come proiettili, scienziati virtuosi del lancio di palle di neve.
La pellicola, per quanto ricca di momenti divertenti, risente però in parte del proprio stesso eclettismo: i registi, evidentemente abituati a un diverso formato temporale, spingono eccessivamente sulla scansione episodica e sullo scollamento tra le sequenze, evitando, forse in maniera deliberata, una fluidità narrativa che avrebbe invece giovato all'incisività della trama, e messo al riparo da una certa ripetitività strutturale, sebbene strumentale alla messa in scena dell'incorreggibile eccentricità dei personaggi.
Il tentativo dei due autori belgi di adattare la propria verve nonsense e paradossale alle esigenze del grande schermo rimane dunque in parte disatteso, ma pur con alcune sbavature Panico al villaggio diverte e convince, grazie al felice connubio tra la ormai strana fisicità e la ancor più originale personalità dei suoi protagonisti.