Rinascere tra le rovine
Nia Vardalos, diventata famosa grazie allo straordinario successo de Il mio grosso grasso matrimonio greco, colorata commedia di cui era sceneggiatrice oltre che star, è canadese di nascita, ma è al legame con sua terra d'origine che deve buona parte del suo successo - forse non colossale, ma duraturo - in ambito cinematografico: ed è in Grecia che la conduce questo My Life in Ruins (intitolato in italiano Le mie grosse grasse vacanze greche nell'evidente sforzo di richiamare il film del 2002), in cui veste i panni di una studiosa d'arte classica inventatasi per necessità guida turistica senza troppo entusiasmo, alle prese con un gruppo di vacanzieri che rappresentano tutti i più spregevoli cliché della categoria.
Tra il buffone che non fa ridere nessuno, la coppia di anziani rimbambiti, le divorziate in foia, gli americani volgari e arroganti, gli australiani inintellegibili e perennemente ciucchi, temperature roventi, motel dilapidati e un ribaldo tour director rivale, la bella Georgia tocca il fondo e decide di licenziarsi su due piedi. Nel frattempo, però, alcune dinamiche interne al chiassoso gruppo, e soprattutto l'interesse dimostrato nei suoi confronti dal silenzioso e piacente autista Poupi, sembrano indicarle la strada per il suo kefi: la gioia, la fiducia, la passione. Il film di Donald Petrie, basato su una sceneggiatura non certo a prova di bomba e infarcita di stereotipi - che risultano anche efficaci nel caso della caratterizzazione dei turisti ma lo sono molto meno nell'ambito del romance - ricorda effettivamente My Big Fat Greek Wedding per la satira culturale giocosa e lievissima di cui sono vittime, oltre agli stranieri in tour, i padroni di casa ("I greci hanno inventato l'arte, hanno fondato la democrazia e la filosofia. Poi hanno scoperto la pennichella") e per l'abilità nell'impiegare il fascino così brioso e poco convenzionale della Vardalos, in splendida forma a 47 anni. Alla luminosa Nia, però, Le mie grosse grasse vacanze greche affianca un altro asso: un Richard Dreyfuss decisamente in parte, che riesce a farci preoccupare per il suo stato di salute, a regalarci i momenti più riusciti e divertenti del film, e anche a bilanciare l'inevitabile sentimentalismo zuccheroso con una buona dose di sincera e toccante malinconia.Movieplayer.it
3.0/5