Principesse moderne, con problemi moderni
Il tempo delle favole sembra non esaurirsi mai: da secoli, gli stessi personaggi hanno fatto addormentare intere generazioni di bambini, li hanno fatti sognare e ispirati nei loro giochi. Ma questi classici si vedono da qualche tempo minacciati da un vasto esercito di successori: giocattoli animati, animali estinti parlanti, robottini post apocalittici mettono a repentaglio la loro supremazia sull'immaginario infantile, e allora la soluzione sembra essere una sola, ovvero quella di rimodernarsi. Forse fare breccia nel cuore di ragazzini che, prima di perdere tutti i denti da latte, hanno già cambiato diversi telefonini, è un'impresa troppo improba per principesse sognanti e coraggiosi cavalieri, buoni si, ma molto analogici. Quindi, persino nel reame della fantasia, a convivere con streghe e fatine ci sono le discoteche e le boutiques, i parrucchieri e i visagisti.
La dolce e premurosa Biancaneve, in questa versione, è un'adolescente che, più che agli impegni istituzionali, si dedica a quelli mondani: non c'è inaugurazione di locali vari a cui non abbia presieduto, e difficilmente torna a casa prima del canto del gallo, impensierendo il saggio padre, già provato dall'infelice condizione di genitore single. Per Biancaneve sarebbe comunque difficile emulare le gesta della defunta madre, la regina Grace, che con le sue opere di bene e la sua generosità verso tutti si era accattivata le simpatie del popolo. Le cose peggioreranno quando il re, per dare una raddrizzata alla scatenata figlia, deciderà di prendere moglie, scegliendo la perfida lady Vanity, una ragazza bruttina che però, grazie a uno specchio magico, ha assunto le splendide sembianze di Grace, al solo scopo di soddisfare la sua sete di potere. Il netto rifiuto di Biancaneve alle nozze non la fermerà: il morso della provvidenziale mela non servirà stavolta a far cadere in un profondissimo sonno la principessa, ma anzi la indurrà a sparlare di ogni abitante del regno, attirando lo sdegno e la collera generale. Esiliata dal proprio reame, farà però la conoscenza dei sette nani che, attraverso un trattamento urto, le impartiranno una severa lezione di vita.
Forse le ragazzine di oggi si identificheranno più facilmente nell'eroina di Biancaneve e gli 007 nani, piuttosto che in quella tramandata dalla tradizione, così come l'idea di ambientare la vicenda in un mondo in cui fanno da padrone pettegolezzo e snobismo contribuisce a renderla più vicina alla realtà e, quindi, comprensibile. D'altro canto si sa, le favole, sia quelle moderne che quelle più antiche, sono fatte anche per insegnare: è altrettanto vero, però, che un innesto forzato nell'attualità non implica per forza anche un maggiore apprezzamento da parte dei bambini, che anche più degli adulti sono attenti e di mente aperta, e non necessitano di imbeccate tanto superficiali. Tanto più che qui l'ammodernamento si limita all'uso di qualche oggetto tecnologico, mentre la stragrande maggioranza degli elementi sono quelli della tradizione: forse un maggiore coraggio avrebbe reso l'operazione più interessante, e offerto anche spunti di originalità alla vicenda, che invece soffre un po' di questo contrasto stridente. Inoltre, la qualità prettamente visiva della pellicola è ben lontana dall'eccellenza: i modelli poligonali sono fin troppo semplicistici, e le animazioni soffrono di una scarsa fluidità. Un risultato del tutto accettabile per un prodotto destinato all'home video, ma non certo esaltante se paragonato ad altre pellicole viste più o meno recentemente in sala. Le guest star del film, Antonella Clerici e Jerry Calà per la prima volta in veste di doppiatori, sicuramente contribuiscono a dare espressività e simpatia ai loro personaggi, sebbene la scelta di riesumare alcune celebri battute dell'attore siciliano sia opinabile.La crescita di Biancaneve, il distacco delle proprie ragioni individualistiche e la consapevolezza che la vera felicità passa attraverso l'impegno per gli altri, trasmettono un messaggio positivo, tanto per i più piccoli che per chi giovanissimo non lo è più. La godibilità di un film, però, si compone anche di altri fattori, magari più materiali, ma non per questo meno importanti: uno sforzo più consistente in questo senso avrebbe senz'altro migliorato il risultato complessivo.