Il grande revival 3D di questo movimentato 2009 approda anche alla 66. Mostra del cinema di Venezia grazie all'istancabile Joe Dante, che oltre a prestare la propria esperienza al ruolo di giurato, porta al Lido il nuovo cut del suo divertissement di studente di cinema The Movie Orgy e, appunto, il nuovissimo teen horror The Hole in 3D, che arriverà nelle sale italiane grazie a Medusa nella primavera del 2010.
Il film, basato su una realistica e piacevole scrittura dei personaggi, guarda con affetto ai classici del genere, ed è stato proprio questo elemento a conquistare l'interesse di questo pioniere dell'entertainment made in USA.
Joe Dante: Come potete immaginare, ricevo moltissime proposte in questo ambito, ma le sceneggiature sono quasi sempre mediocri. In questo caso invece mi sono trovato davanti a un ottimo progetto, con buoni personaggi che si esprimono come si parla nella vita reale. L'autore, Mark L. Smith, ha già firmato un buon successo come Vacancy e mi fa piacere vedere che la sua carriera è lanciatissima.
Come mai questa scelta di tornare all'horror così in controtendenza con gli slasher che vanno per la maggiore al momento? Joe Dante: In effetti nell'horror ultimamente abbiamo visto tutti i modi possibili in cui dilaniare il corpo umano, si fatica davvero a immaginarne degli altri. Io ho sempre preferito pellicole di carattere più psicologico. In questo caso, poi, si tratta di un film ideato per adattarsi anche a un pubblico molto giovane. Io poi amo molto i classici del genere, soprattutto quelli del periodo che va dagli anni '30 agli anni '80 - d'altronde io stesso ne ho realizzati diversi in quest'ultimo decennio. The Hole è un po' un nuovo Explorers, in cui i ragazzini, anziché andare nello spazio, esplorano un misterioso antro sotterraneo.
Il film non è stato scritto per essere in 3D, cosa le ha fatto pensare che fosse adatto ad essere realizzato con questa tecnologia? Joe Dante: Quando mi è stato proposto il progetto, sono stato io a fare presente che credevo si prestasse al 3D, senza molte speranze di essere assecondato. E invece, con mia meraviglia e con una mossa molto coraggiosa, lo studio decise di accogliere il mio suggerimento. Credo che il film si adatti all'uso del 3D, non quello classico degli oggetti che sembrano volare in direzione dello spettatore, ma nel senso opposto, quello di coinvolgere lo spettatore nell'azione, affinché si senta proprio lì in quello scantinato assieme ai ragazzi.Jeffrey Katzenberg ha dichiarato che secondo lui, a breve, tutti i film saranno in 3D. Lei come la pensa sull'argomento? Joe Dante: Lui è probabilmente il più grande promotore del 3D al mondo, è giusto che creda in quello che fa. Io non credo che tutti i film un giorno saranno in 3D, né che lo dovrebbero essere. Quella che credo che in qualche anno sarà interamente in 3D, non appena la tecnologia sarà disponibile, è la televisione: si realizzeranno in 3D anche i talk show e i reality, e naturalmente i film. A quel punto la novità si sarà esaurita, e i cineasti dovranno prodursi in opere di grande qualità per riportare gli spettatori nelle sale cinematografiche.
Se Joe Dante dovesse guardare nel buco, cosa gli apparirebbe? Quali sono le sue paure? Joe Dante: Da giovane avevo paure molto più colorite, col tempo ho iniziato a condividere quelle che abbiamo tutti, quelle sul nostro mondo e la nostra società. Facendo il giurato qui a Venezia mi sono reso conto di quanto sia presente nelle opere in concorso l'angoscia dei nostri tempi: ma è questo il compito del cinema. Purtroppo i film non cambiano il mondo, altrimenti dopo l'uscita de Il dottor Stranamore ci sarebbe stato il disarmo globale e la pace nel mondo.