La fede e i suoi paradossi
Miracolo al Lido. I primi applausi convinti della 66ma Mostra del Cinema di Venezia arrivano a sorpresa per Lourdes, il film scritto e diretto dall'austriaca Jessica Hausner che narra la storia di Christine, una giovane affetta da sclerosi multipla e immobilizzata da anni su una sedia a rotelle che decide ad un certo punto della sua vita di recarsi in pellegrinaggio a Lourdes. Arrivati nello splendido santuario situato nel cuore dei Pirenei tutto sembra andare come in ogni altro pellegrinaggio: ad ognuno la sua camera, la sua accompagnatrice personale e il suo tavolo, tutto organizzato al dettaglio e scandito da orari, visite guidate alle grotte e alle piscine senza dimenticare i bagni di purificazione. Durante una delle notti però Christine solleva la schiena dal letto, si alza e va in bagno con le sue gambe sotto lo sguardo attonito della sua compagna di stanza, un'anziana signora che a Lourdes si è recata non per guarire un male fisico ma le ferite di una vita trascorsa in solitudine. Al mattino la notizia del miracolo è già sulla bocca di tutti. Tra invidie, felicitazioni, scetticismi e riconoscimenti medici Christine per la prima volta nella sua vita assapora il gusto di essere protagonista, di essere al centro dell'attenzione di tutti, compresa quella di un uomo, una delle guardie dell'Ordine di Malta che sin dall'inizio del soggiorno ha sempre dimostrato un certo interesse nei suoi confronti. La felicità è finalmente ad un passo, basta solo allungare la mano ed afferrarla senza pensare a quanto durerà...
Applausi meritati per la Hausner e per questa sua delicata fiaba contemporanea sulla speranza e sulla felicità che arriva a cinque anni di distanza dall'horror claustrofobico Hotel (2004) del quale ha mantenuto a tratti le atmosfere asfissianti e la tensione emotiva, nonostante la colossale differenza di genere. In Lourdes un racconto dettagliato e a tratti crudele della quotidianità del pellegrinaggio nella terra dei miracoli di tanta gente diversa mostrato allo spettatore attraverso gli occhi di una giovane donna che immagina e sogna da sempre una vita normale, un uomo, una famiglia, una passeggiata in montagna. Una narrazione mai noiosa che si avvale per lo più di inquadrature a camera fissa in quasi totale assenza di movimento e di luci fredde che vanno a sottolineare la staticità della malattia come l'impotenza di chi giace e di chi assiste. Molti i temi toccati da Lourdes, ma su tutti quello dello scetticismo innato dell'essere umano anche di fronte all'evidenza, quello della felicità, o meglio dell'attesa della felicità, effimera e sfuggente quanto volatile, quello della solidarietà, non sempre spontanea e amorevole.
Fa sorridere il compatimento che si tramuta in invidia e pettegolezzo, la fede che si trasforma in burocrazia, la strategicità di preghiere e opere di bene, fanno quasi paura nel loro abbagliante candore le tende bianche dietro le quali si cela qualcosa di misterioso e straordinario che nessuno di noi riesce a spiegarsi. Condita con brillantezza dalla Hausner la sceneggiatura di Lourdes è ricca di sorprese, di velato umorismo grottesco, di ironia e di thrilling, un ottimo esordio in laguna per la cineasta austriaca che dagli inizi carriera ha sempre presentato tutti i suoi film a Cannes.
Carità e misericordia alternate ad una crudeltà a volte spiazzante contenuta in uno sguardo o in un gesto oppure in una parola, una storia toccante che commuove e fa sorridere, che va oltre la religione e la religiosità. La riuscita del film deve molto all'interpretazione straordinaria di Sylvie Testud, che a nostro avviso mette una seria ipoteca sul premio come Migliore Attrice della Mostra. Dio è libero nelle sue decisioni. Speriamo la giuria lo sia altrettanto.
Movieplayer.it
4.0/5