La sventura
Cinquant'anni fa Michelangelo Antonioni indagava l'incomunicabilità partendo dalla misteriosa sparizione di una donna tra gli scogli delle isole Eolie. Sembra proprio rifarsi a L'avventura Asghar Farhadi, regista iraniano piuttosto giovane (solo 36 i suoi anni) che nell'intenso About Elly, passato in concorso al 59. Festival di Berlino, torna sulle tracce del maestro organizzando per i protagonisti del suo film, un gruppo di amici trentenni, una gita sul Mar Caspio. L'occasione torna buona per l'incontro romantico tra un giovane divorziato, appena tornato dalla Germania, e una deliziosa maestrina che gli eventi riveleranno nascondere più di un segreto, perché quando la tragedia irrompe e manda in corto circuito le apparenze di cui si compone la vita quotidiana, l'essenza degli individui torna in superficie e si fa tempo di saldare i conti in sospeso.
Farhadi entra dentro di noi dalla fessura di una buca delle lettere. E' da lì che parte, infatti, questo suo trascinante viaggio nell'animo umano, che non solo esamina lo stato attuale delle dinamiche relazionali tra i due diversi sessi nell'Iran contemporaneo, ma ci illumina a un livello più generale sui meccanismi che intervengono nei rapporti interpersonali, quelli costruiti apparentemente su solide basi, ma che in realtà sono macchiati da dubbi, bugie, segreti. La stessa struttura del film rivela questa discordanza: se la prima parte si propone infatti come una commedia generazionale che si presta al confronto senza far danni, nella seconda la furia del mare arriva a mangiarsi tutta l'allegria e apre lo spazio a quella tragedia che lava via le maschere. Attorno alla scomparsa tra le onde della Elly del titolo spunteranno tra gli amici, come erba cattiva, tutta una serie di accuse, sospetti, insofferenze e nell'incapacità di comprendersi si farà strada, poco a poco, la verità. About Elly è un film che mantiene i brividi sulla pelle, nonostante si mostri come semplice ricerca. La tensione resta sempre alta in questo continuo e travolgente confronto tra i personaggi, lasciando stupiti per l'equilibrio col quale è costruita. La regia di Farhadi si fa spazio tra i protagonisti con un'abilità nella direzione degli attori davvero esemplare. Il magnetismo e la determinazione delle donne del film deve scontrarsi con la prepotenza e la fragilità degli uomini, e dal loro contrasto si impara per sé e per gli altri. Quando la macchina da presa si ferma poi sullo smarrimento che traspare dai volti dei protagonisti, in attesa che il mare restituisca quanto tolto, il film raggiunge vette emozionali di rara intensità. Scoprire simili perle nella lotteria di un festival è ogni volta illuminante.