The Hobbit resta in Nuova Zelanda

Il governo kiwi interviene con sgravi fiscali e nuovi accordi per preservare in loco la produzione delle due pellicole fantasy.

Il denaro è un ottimo deterrente per risolvere ogni tipo di problema. Ce lo dimostra la vicenda The Hobbit, conclusasi positivamente per la Nuova Zelanda dopo un pesante intervento del governo. A seguito del boicottaggio proclamato dai sindacati degli attori australiano e neozelandese, boicottaggio ritirato solo dopo una lunga trattativa, la Warner Bros. aveva espresso la volontà di spostare la produzione miliardaria dei due fantasy prodotti e diretti da Peter Jackson in un'altra nazione per evitare ulteriori problemi. L'Irlanda, vista la conformazione fisica del territorio, era ovviamente in pole position come possibile sostituto, per la gioia degli abitanti della nazione, tallonata da vicino da Scozia e Canada, ma alla fine il Primo Ministro John Key ha annunciato in una conferenza stampa che il governo neozelandese favorirà la produzione di The Hobbit ampliando i criteri per gli incentivi fiscali e permettendo alla Warner di risparmiare 15 milioni di dollari (7,5 milioni a pellicola). In più Key ha aggiunto di aver consolidato una partnership strategica a lungo termine con lo studio che permetterà alla Nuova Zelanda di ottenere un incredibile ritorno di immagine grazie alla visibilità fornita da The Hobbit. Il paese natale di Jackson ospiterà, inoltre, una delle prime anteprime mondiale delle pellicole fantasy.

"Sono felice del risultato ottenuto" ha spiegato John Key. "Mantenendo qui la produzione del due colossal su The Hobbit non solo riusciremo a salvaguardare i posti di lavoro di migliaia di neozelandesi, ma daremo un seguito al successo ottenuto con Il signore degli anelli promuovendo le meraviglie naturali della Nuova Zelanda su un palcoscenico mondiale".