Zoolander 2, anche i super modelli invecchiano

Le poche trovate veramente divertenti e l'umorismo troppo spesso grossolano rendono questo sequel una pallida ombra del primo Zoolander: un film che era riuscito a evocare un mondo.

Derek Zoolander (Ben Stiller) si è ritirato dalle passerelle da anni, dopo che il "Centro Derek Zoolander per i Bambini Che Non Sanno Leggere Bene e Che Vogliono Imparare a Fare Anche Tante Altre Cose Buone" è precipitato: i bastoncini e la colla usati per il plastico in miniatura si erano rivelati inadatti per la costruzione vera e propria. La moglie di Derek è morta per l'impatto con l'enorme scultura del libro, e Hansel (Owen Wilson) riporta cicatrici sul viso che preferisce coprire con un'ala dorata.

Zoolander 2: Ben Stiller, Owen Wilson e Penelope Cruz in una scena del film
Zoolander 2: Ben Stiller, Owen Wilson e Penelope Cruz in una scena del film

Derek gioca a fare l'ombroso montanaro eremita, ma tradisce la sua vanità con capelli e barba pretenziosi e alla moda, mentre Hansel fa yoga nel deserto e ha semplicemente trasferito il suo ridicolo stile New Age nella sua nuova vita indiana. Entrambi un giorno vengono raggiunti da un misterioso individuo che sembra materializzarsi dal nulla, e che insieme a Netflix porta loro qualcosa di troppo allettante per poter essere ignorato: un invito a un grande evento internazionale di moda nella monumentale Roma.

Ritorno alla moda

Zoolander 2: Ben Stiller e Owen Wilson in una scena del film
Zoolander 2: Ben Stiller e Owen Wilson in una scena del film

Così Derek, sotto la bufera, dice addio alla sua vita pseudo-selvaggia e sale su un'elegante automobile Uber per fare ritorno nella civiltà, mentre Hansel si congeda dal suo gruppo orgiastico (una sorta di fidanzata gelosa incarnata da tanti: donne, uomini e animali) dopo l'assurda scoperta che da tutti aspetta un figlio. Dopo anni, però, il mondo della moda non è più la rassicurante sfilata di espressioni tutte uguali, soltanto chiamate con un nome diverso: i social network imperano, e adesso i selfie, il blogging, il vlogging e l'anti-moda hanno soppiantato quell'universo in cui Derek e Hansel erano i miti indiscussi. Ora impietosamente additati come "Old" e "Lame" (che Derek, senza capire, legge "Lamé"), i due ex modelli poco svegli si trovano di nuovo al centro di un intrigo molto più grande di loro.

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Umorismo becero contro la geniale demenzialità "Frat Pack"

Zoolander 2: Penelope Cruz e Ben Stiller in una scena del film
Zoolander 2: Penelope Cruz e Ben Stiller in una scena del film

L'attraente agente speciale Valentina Valencia (Penelope Cruz), con le sue tutine sexy e le sue imprevedibili doti da supereroina, avvicina Derek e Hansel perché s'infiltrino nel mondo dell'alta moda e arrestino la nuova ondata di omicidi. Le innumerevoli popstar assassinate, fra cui Justin Bieber, l'attimo prima di morire si scattano un selfie posando con la celebre espressione di Derek, la Blue Steel. E quindi chi meglio di Derek può aiutare a risolvere il caso? "È gnocca. Io mi fido", gli sussurra Hansel con un'argomentazione secca e ineccepibile. E proprio l'avvenenza di Penelope Cruz entra subito a far parte della nuova cricca di protagonisti, e viene più volte rimarcata con un umorismo più affine al sexy-pecoreccio di gusto anacronistico che alla brillante comicità demenziale in stile Frat Pack.

Zoolander 2: Ben Stiller e Penelope Cruz in una scena del film
Zoolander 2: Ben Stiller e Penelope Cruz in una scena del film
Zoolander 2: Benedict Cumberbatch in una scena del film
Zoolander 2: Benedict Cumberbatch in una scena del film

Quella verve assurda che avevamo adorato nel primo film, e che in questo scialbo sequel si stinge a favore della ripetitività e di un mood volgaruccio. Così, se sghignazziamo davanti alle erezioni di Derek e alle curve della Cruz, potremmo addirittura ridere quando compare Benedict Cumberbatch in un'inedita versione transgender. Ma siamo molto lontani dalla genialità che, nel primo film, vedeva Derek tornare alle sue origini e volersi improvvisare minatore, o il suo duello con Hansel a colpi di sfilate e mossette modaiole. Qui ritroviamo Derek non più travestito da "sirenetto", bensì da essere metà uomo-metà mucca per lo spot del prodotto Aqua Vitae; ma i punti in cui riconosciamo con gioia il nostro adorabile cult demenziale sono pochi, e si concentrano soprattutto all'inizio.

Personaggi vecchi e nuovi

Zoolander 2: una irriconoscibile Kristen Wiig in una scena del film
Zoolander 2: una irriconoscibile Kristen Wiig in una scena del film

Alla fiacchezza della sceneggiatura non sopperiscono neanche i nuovi personaggi. Come il figlio grasso e intelligente di Derek, che delude il padre conformemente a un umorismo politically incorrect che nel film non sembra mai trovare la giusta quadratura, risultando annacquato o al limite del buon gusto. O come Alexanya Atoz, un'irriconoscibile Kristen Wiig nelle vesti della nuova regina della moda, talmente iniettata di Botox da non riuscire a farsi comprendere quando parla. Anche lo stilista hipster Don Atari, che si esprime a furia di contraddizioni disorientando Derek e Hansel, incarna bene certe velleità della nuova generazione social, ma esaurisce presto la sua vis comica, come avviene ad altre idee del film troppo spesso ribadite.

Zoolander 2: il character poster di Mugatu
Zoolander 2: il character poster di Mugatu

E la lunga carrellata di personaggi famosi che interpretano loro stessi purtroppo risulta pretestuosa: gli unici a essere sfruttati in modo genuinamente goliardico sono Kiefer Sutherland, che fa parte dell'orgia di Hansel, e Sting, mentore di Hansel fin dal primo film e, nella realtà, grande fan di Zoolander e per questo motivo presente nel sequel.
Forse l'evoluzione di Mugatu (Will Ferrell) ‒ nella sua fragile cattiveria buffa o inquietante a seconda delle circostanze, nella sua inventiva e nelle particolarissime perversioni, o nella trionfale uscita di prigione mentre si toglie la protesi muscolosa ‒ è l'aspetto del film in cui si rifugeranno i nostalgici di Zoolander: un cult che vorremmo comunque ricordare così com'è uscito nel 2001. Con quel sarcasmo, rivolto al fatuo mondo della moda, che ha tracciato un nuovo sentiero umoristico, crudele e mai offensivo. Con attori che sarebbero diventati icone, e definizioni (come "l'espressione Magnum", del tutto identica alla "Blue Steel") che sarebbero entrate nel lessico comune, e che dopo anni vengono ancora utilizzate come prese in giro, facendoci sentire bersagli e complici, vanesi e nerd, fan di quel mondo parallelo abitato da uomini che sembrano alieni. Un mondo fantastico ed esilarante, che solo il primo Zoolander è riuscito a evocare.

Movieplayer.it

2.0/5