Recensione Tickets (2004)

Dopo Eros, altri tre grandi registi contemporanei si riuniscono per realizzare un film ad episodi con un tema comune, ma anche questa volta il risultato è deludente.

Un treno per tre

Dopo Eros, altri tre grandi registi contemporanei si riuniscono per realizzare un film ad episodi con un tema comune, questa volta il viaggio in treno. Anche questa volta il risultato è deludente e nessuno dei tre registi riesce a sollevare le sorti di un'opera che comincia malissimo e finisce spesso col cadere nel ridicolo involontario.

Le tre storie sono interconnesse tra loro da alcuni personaggi che popolano le carrozze ristorante e passeggeri del treno su cui, noi spettatori, stiamo viaggiando.
Il primo episodio è quello firmato da Ermanno Olmi e, dispiace dirlo, è sicuramente il più peggiore dei tre: Carlo Delle Piane e Valeria Bruni Tedeschi sono spesso imbarazzanti nelle loro interpretazioni, la sceneggiatura dà l'impressione di non avere alcun senso e soprattutto una pochissima cura nei dialoghi, e se a questo aggiungiamo montaggio e regia approssimativi e sconnessi è evidente che il giudizio non può che essere molto negativo.

L'episodio di Abbas Kiarostami rispetto al precedente guadagna sicuramente in ironia e godibilità grazie anche alla relativa semplicità del plot che si contrappone alla visionarietà di Olmi. I problemi più gravi continuano a rimanere: gli attori, se pur migliori, sono sempre troppo poco incisivi mentre i dialoghi e le psicologie dei personaggi continuano ad essere risibili.

Ancora un leggero miglioramento c'è con Ken Loach e il suo episodio sui tre tifosi scozzesi che si trovano in difficoltà quando scoprono di aver perso il biglietto di viaggio. Anche qui è l'ironia a salvare almeno in parte il salvabile così come la bravura dei giovani attori (tra cui il Martin Compston già visto nello splendido Sweet Sixteeen), peccato che dove Loach riesce a recuperare qualche punto cade invece nel descrivere l'Italia utilizzado mille luoghi comuni e altrettante banalità. Nulla che non siamo già abituati a vedere, per carità, ma da Loach ci saremmo aspettati qualcosa in più.
E a pensarci bene sarebbe stato ben lecito aspettarsi molto di più non solo da tutti e tre i registi, ma dall'intera opera che invece appare svogliata e poco curata.

Movieplayer.it

1.0/5