Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, analisi del finale: la Saga è finita, ma la storia vivrà in eterno

La nostra analisi del finale di Star Wars: L'Ascesa di Skywalker e delle sue implicazioni per il futuro della saga creata da George Lucas.

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Star Wars: The Rise of Skywalker - L'abbraccio tra Daisy Ridley e Carrie Fisher nel primo teaser

"A Natale la Saga finirà, la storia vivrà in eterno". Così recitava il trailer finale di Star Wars: L'Ascesa di Skywalker, uscito a fine ottobre, confermando quello che la Lucasfilm aveva affermato da mesi: l'Episodio IX del franchise ideato da George Lucas segna la fine della cosiddetta Skywalker Saga, vale a dire la storyline del conflitto tra Jedi e Sith che portò alla fine della Repubblica e all'ascesa dell'Impero Galattico. Il brand stesso andrà avanti, tra cinema (salvo aggiornamenti inattesi a gennaio, il prossimo lungometraggio arriverà nelle sale alla fine del 2022) e Disney+, ma il filone principale, quello della guerra nata in seguito al colpo di stato di Sheev Palpatine alias Darth Sidious, non farà più parte della progressione narrativa dell'universo lucasiano. Il nuovo film, di cui abbiamo parlato nella recensione di Star Wars: L'Ascesa di Skywalker, conferma questa cosa, e ne parliamo in questa analisi del finale, in modo abbastanza definitivo, e così facendo pone le basi per un futuro molto interessante. Attenzione, spoiler !

'Nulla fermerà il ritorno dei Sith!'

Uno degli elementi principali di Star Wars: L'Ascesa di Skywalker era stato confermato ad aprile con l'uscita del primo trailer: la battuta "Nessuno se ne va mai veramente", pronunciata da Luke Skywalker, era accompagnata dalla celebre risata di Palpatine, e nei minuti successivi arrivò da J.J. Abrams stesso l'ufficialità del ritorno in scena dell'Imperatore, teoricamente morto alla fine de Il ritorno dello Jedi.

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Star Wars: The Rise of Skywalker - Un'immagine suggestiva del primo teaser

Un ritorno che in realtà era facilmente intuibile, anche senza la spiegazione di Abrams legata all'atto finale di una sorta di partita a scacchi tra Jedi e Sith: da un lato, la trilogia prequel aveva suggerito (con conferma esplicita di George Lucas) che Sheev fosse stato l'apprendista di Darth Plagueis, il Sith che sapeva sconfiggere la morte (cosa a cui Palpatine allude nella prima sequenza dell'Episodio IX, affermando che il Lato Oscuro dà accesso a poteri che molti considererebbero innaturali); dall'altro, già nel 2015, nei romanzi ufficiali che raccontano l'antefatto di Star Wars: Il risveglio della forza, si era parlato delle Regioni Ignote come sede di ciò che rimaneva dell'Impero e del Primo Ordine come parte del piano di riserva di Darth Sidious. E anche senza queste considerazioni, la conclusione logica era una sola: porre termine alla Skywalker Saga significava far sì che la guerra che seguiamo dal 1977 arrivasse a un capolinea definitivo. E con essa, inevitabilmente, anche un altro elemento essenziale del franchise.

'La Forza sarà con te, per sempre'

Ne avevamo parlato già ai tempi di Star Wars: Gli ultimi Jedi, dove si tornava a un concetto più democratico della Forza, prescindendo da elementi dinastici e quant'altro. All'epoca, facendo un paragone tra il contenuto della Saga e il franchise stesso, scrivemmo "La Forza non è per pochi eletti, così come non lo è Star Wars." Lo diceva Obi-Wan Kenobi già nel 1977, descrivendo quell'elemento misterioso come ciò che ci unisce tutti, e Star Wars Rebels ha precisato che prima della caduta della Repubblica esistevano circa 10.000 Jedi, cifra che contraddice qualunque teoria sull'elitismo della Forza (considerando che, con l'eccezione di Anakin Skywalker, nessun rappresentante del Lato Chiaro ha mai avuto figli nel canone del franchise).

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Star Wars: L'Ascesa di Skywalker, Daisy Ridley in un'immagine del film

In apparenza, l'Episodio IX è un passo indietro, con la rivelazione che Rey è la nipote di Palpatine, ma se osserviamo il quadro complessivo Abrams preserva la filosofia proposta da Rian Johnson: il concetto democratico è espresso da Finn e Jannah, due individui guidati dalla Forza pur non essendo particolarmente sensibili a essa, e nella battaglia finale l'intervento decisivo è di persone normali, unite dal sentore che la fine della guerra sia vicina. E per questo motivo il film poteva finire in un unico modo, con l'eliminazione delle due fazioni: niente più Jedi e Sith, o meglio, niente più Lato Chiaro e Lato Oscuro.

Star Wars, Rian Johnson e il futuro della saga: prossimamente in una galassia lontana lontana

'Due diventano uno'

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Star Wars: L'Ascesa di Skywalker: una scena con Daisy Ridley

"È ora che i Jedi finiscano", disse Luke Skywalker nell'Episodio VIII, disilluso da una vita di insegnamenti che, anni addietro, portarono all'ascesa di Palpatine, in grado di manipolare gli eventi senza che nessuno se ne accorgesse. Rey, discendente dell'Imperatore ma cresciuta in circostanze che le hanno dato un'indole naturalmente benevola, applica quel credo eliminando il conflitto millenario tra le due componenti della Forza. Palpatine, che aveva previsto tutto nei minimi dettagli, muore definitivamente per mano di due delle sue creazioni (dato che Ben Solo è il nipote di Anakin, la cui nascita fu il frutto dei poteri di Darth Sidious). I Sith si estinguono grazie all'intervento degli ultimi Jedi, e con il sacrificio finale di Ben, che usa la Forza rimasta per rianimare Rey, cessa di esistere anche la dinastia degli Skywalker. Rimane solo Rey, via di mezzo tra i due Lati, che respinge il proprio retaggio Sith ma rinuncia anche alla ricostituzione dell'Ordine dei Jedi. C'è solo lei, sola su Tatooine, dove seppellisce le spade laser dei suoi mentori e sceglie l'appellativo Skywalker, presumibilmente ritirandosi a vita privata in un luogo dove nessuno verrà a cercarla.

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E adesso?

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Star Wars: L'Ascesa di Skywalker: una scena del film

Con la scelta finale di Rey è stato raggiunto il vero equilibrio nella Forza: niente più conflitto tra due schieramenti che a loro modo sono estremi in egual misura, ma solo quell'unica entità che ci lega in modi misteriosi attraverso l'intera galassia. E proprio lì si cela la chiave del futuro del franchise, chiuso il capitolo Skywalker. Ne aveva parlato Rian Johnson, suggerendo che il suo prossimo film ambientato in quell'universo (ammesso che venga realizzato, dato che al momento non ci sono conferme ufficiali su quali lungometraggi entreranno effettivamente in produzione e chi li firmerà) sarebbe ambientato in un angolo sconosciuto della galassia lontana lontana, senza l'uso dei personaggi storici della Saga. Ancora più che nel 2017, le strade possibili sono ora davvero infinite, se si vuole rimanere nel presente: la guerra è finita, Jedi e Sith non ci sono più. Rimangono le persone normali, quelle che si sono ribellate all'Impero venendo da ogni parte dell'universo conosciuto, senza possedere capacità speciali. A unirli erano solo la speranza, concetto-chiave del franchise sin dalla sua genesi, e la Forza. E quest'ultima sarà con noi, in un modo o nell'altro, quando le nuove iterazioni del brand arriveranno nelle sale. E sarà con noi per sempre.