Sharknado: La trilogia-fenomeno all’insegna del trash

A cosa è dovuto il successo di Sharknado, capace di emergere dal semi-dimenticatoio di The Asylum e divenire un autentico fenomeno di culto?

A qualcuno piace crossover

Come abbiamo già avuto modo di dire parlando della serie TV Z Nation, la casa di produzione/distribuzione The Asylum, fondata nel 1997, si è fatta notare, a partire dal 2005, grazie alla pratica del mockbuster, vale a dire una versione a basso - anzi, bassissimo - costo dei blockbuster che escono più volte all'anno nei cinema di tutto il mondo (è quasi sorprendente scoprire che i primi due film distribuiti dalla Asylum erano un adattamento teatrale e una commedia romantica inglese con protagonista Colin Firth).

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Sharknado 2: prevista pioggia di squali
Sharknado 2: prevista pioggia di squali

A partire dall'uscita di H.G. Wells' War of the Worlds (ufficialmente basato sul romanzo di Wells, ma palesemente concepito per approfittare del successo de La guerra dei mondi di Steven Spielberg), la casa di produzione è diventata una fabbrica di sogni dal budget ridotto, non sempre senza problemi sul piano legale: nel 2012, Age of the Hobbits fu inizialmente bloccato per via di una causa intentata dai produttori della trilogia de Lo Hobbit; fu poi distribuito due mesi dopo la data prevista in origine, con il titolo Clash of the Empires.

Sharknado - una scena del film
Sharknado - una scena del film

L'altro filone popolare della Asylum è quello dei crossover fra vari mostri sempre più improbabili, volutamente basati sulla tradizione dei film di serie B prodotti da Roger Corman (il quale ha collaborato con il canale televisivo SyFy, partner della Asylum, per la realizzazione di pellicole come Sharktopus). Tra queste "perle" di dubbio gusto possiamo menzionare 2-Headed Shark Attack, Mega Python vs. Gatoroid e Mega Shark vs. Mecha Shark. Oltre alle premesse demenziali e al reparto visivo modesto, soprattutto per quanto riguarda gli effetti speciali, questi film hanno in comune la presenza di attori di culto, per lo più relegati a questo tipo di produzioni: Christopher Judge (Stargate SG-1), Carmen Electra, Robert Picardo (Star Trek Voyager) e Danny Trejo.

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Il caso Sharknado

Sharknado 2: Biz Markie in una scena
Sharknado 2: Biz Markie in una scena

Il che ci porta a Sharknado, il film di Anthony C. Ferrante che, dopo essere andato in onda su SyFy l'11 luglio 2013, è riuscito a tramutarsi in autentico fenomeno di culto, generando due seguiti: Sharknado 2: The Second One, andato in onda nell'estate del 2014, e Sharknado 3: Oh Hell No!, trasmesso pochi giorni fa. Quest'ultimo si chiude addirittura con un cliffhanger il cui esito - mostrato in Sharknado 4, annunciato per luglio 2016 - sarà deciso dal pubblico tramite un sondaggio su Twitter. Un risultato impressionante per un prodotto che anche a detta dei suoi protagonisti non è un granché sul piano cinematografico: l'attore Ian Ziering, noto ad una certa generazione di telespettatori per essere stato Steve Sanders in Beverly Hills, 90210, ha ammesso in un'intervista d'aver accettato la parte principalmente per motivi finanziari (per poter usufruire dell'assicurazione malattia offerta dal sindacato degli attori, ciascun membro deve guadagnare una certa somma ogni anno).

Sharknado 2: pioggia di squali in una scena del film SyFy
Sharknado 2: pioggia di squali in una scena del film SyFy

Ed è proprio questa scarsa qualità a giocare a favore della pellicola, almeno secondo parte della critica: sul sito Rotten Tomatoes, che raccoglie le recensioni delle principali testate cartacee e online in lingua inglese, Sharknado ha una percentuale di recensioni positive pari all'82% (solo tre recensioni su diciassette sono stroncature). Il consenso generale lo definisce un film "fieramente, spudoratamente e gloriosamente senza cervello." In altre parole, talmente brutto che è bello. Un giudizio da prendere con le pinze, anche perché la maggior parte dei film presenti sul sito vantano almeno un centinaio di recensioni anziché una ventina scarsa, ma che mette in evidenza l'appeal basilare ma per alcuni efficace di quest'operazione volutamente folle, che continua ad evolversi con ogni episodio: se nel primo capitolo il tornado a base di squali infastidiva solo gli abitanti di Los Angeles, nel secondo si sposta a New York, mentre nel terzo tocca alla Florida (le riprese si sono svolte in parte al parco della Universal a Orlando) e addirittura lo spazio. Per il quarto episodio si parla di una possibile invasione globale.

Il futuro

Una scena del terzo Sharknado
Una scena del terzo Sharknado

Il successo di Sharknado ha dato vita ad un altro progetto altrettanto demenziale, Lavalantula, andato in onda su SyFy il 25 luglio di quest'anno. La pellicola parla di un'eruzione vulcanica a Los Angeles che fa emergere delle tarantole giganti che sputano lava (!), alle quali si deve opporre Steve Guttenberg, ai tempi protagonista di Scuola di polizia, che raccoglie quindi l'eredità di Ian Ziering (che appare in un cameo) e compagnia bella. Insomma, questo franchise sgangherato - che ora ha anche una sorta di spin-off - non andrà da nessuna parte, anche se è legittimo chiedersi cosa possano ancora inventarsi per evitare di risultare banali o prevedibili. D'altronde, dopo essere riusciti a scritturare David Hasselhoff nei panni di un astronauta della NASA, com'è possibile continuare?