Recensione Più buio di mezzanotte

Più buio di mezzanotte è un'opera prima che non manca di motivi di interesse, ma perde di focus per i troppi dettagli secondari aggiunti alla storia ed alcuni eccessi che ne limitano l'efficacia.

La notte è territorio di confine, è il momento in cui i margini della realtà si fanno confusi e smussati, si sovrappongono annullando le certezze. È per questo che la notte è il momento migliore per accogliere i disagi, avvolgendoli di buio e nascondendoli agli occhi dei tanti che preferiscono non vedere.

È nel buio della notte, quella di Catania, che trova rifugio Davide quando il malessere che ha dentro supera il limite del tollerabile. È lui, quattordicenne esile dai lineamenti femminili, il protagonista di Più buio di mezzanotte, e si tratta di una figura ispirata alla realtà, all'infanzia di Davide Cordova, in arte Fuxia, animatore del Muccassassina di Roma, amico del regista Sebastiano Riso che lo rende portante nell'economia del suo film d'esordio, sfruttando la sua esperienza di vita per raccontare dubbi, incertezze e confusione del difficile periodo di passaggio rappresentato dall'adolescenza.

L'età dei dubbi

Più buio di mezzanotte: Davide Capone e Micaela Ramazzoti in una scena
Più buio di mezzanotte: Davide Capone e Micaela Ramazzoti in una scena
Con il suo aspetto da ragazza, una voce incantevole ed il desiderio di diventare cantante vissuto nel segreto di una stanza tappezzata di immagini di David Bowie e icone degli anni '80, Davide è in crisi. Ha provato qualcosa di forte per un ragazzo ed è ormai difficile ignorare la natura della propria inclinazione sessuale. Difficile, però, anche accettarla, con un padre vecchio stampo ed un contesto sociale che non accetta l'omosessualità e le deviazioni da quella che viene considerata la normalità. Per questo scappa, lascia il telefono a terra e si immerge in un mondo che vive i suoi stessi dubbi. Conosce un ragazzo che si fa chiamare Rettore e, tramite lui, altri disadattati che bazzicano Villa Bellini, il parco più grande di Catania, entrando in contatto con l'underground della città, quel dedalo di strade e luoghi che proteggono ed accolgono quelli come lui. Da lì inizia un percorso che lo conduce lungo una vita al limite, fatta di furti e prostituzione, di drammi più o meno intensi e profondi, di continua e progressiva immersione in un mondo alternativo che vive di regole proprie.

La città nascosta

Più buio di mezzanotte: Davide Capone con Micaela Ramazzoti in una tenera scena
Più buio di mezzanotte: Davide Capone con Micaela Ramazzoti in una tenera scena
Non sbaglia il giovane regista Sebastiano Riso ad indicare nella città siciliana un altro protagonista della storia. È lui a renderla tale nell'importanza che le fa rivestire nel percorso di formazione che vive Davide. Ed è abile nel fotografarne ed enfatizzarne i contrasti, le sfumatura e la vitalità. Ma eccede nel mostrarne la vita parallela, i disagi ed i vizi: più di una volta fa quel passo di troppo che rischia di rendere macchiettistici i suoi personaggi, penalizzato anche da una recitazione non sempre di livello per quanto riguarda il cast di giovanissimi, non tanto nel protagonista Davide Capone, ma nei suoi comprimari (tra i "veterani", invece, Vincenzo Amato nel ruolo del padre di Davide, Micaela Ramazzotti in quello della madre e Pippo Delbono). Ma ha il coraggio di osare ed è un bene, è indice di personalità che andrà apprezzata ancora nelle opere future. C'è poco equilibrio nel racconto del dramma di Davide, nella progressiva degenerazione del mondo del ragazzo e della narrazione, che inizia più tradizionale per poi modularsi sui toni degli eventi narrati, e troppi spunti che si accavallano senza aver modo di approfondirli.

Conclusione

Più buio di mezzanotte è un'opera prima che non manca di motivi di interesse, ma perde di focus per i troppi dettagli secondari aggiunti alla storia ed alcuni eccessi che ne limitano l'efficacia.

Movieplayer.it

2.5/5