Recensione Parker (2013)

Jason Statham dà corpo e volto all'antieroe dei romanzi di Donald E. Westlake, che per la prima volta sullo schermo compare col suo vero nome in una storia adattata ufficialmente da un suo romanzo e non semplicemente ispirata al personaggio, come in Payback - La rivincita di Porter con Mel Gibson o Point Blank di John Boorman. Premesse interessanti per un ibrido tra action mvie e noir hard boiled, che nell'incertezza rischia di deludere su entrambi i fronti, nonostante la presenza di una sexy quanto superflua J.Lo.

La rivincita di Jason

A più di un anno di distanza dall'uscita nelle sale americane, arriva anche in Italia questo Parker, tratto da uno dei romanzi più celebri del prolifico scrittore Donald Westlake. L'antieroe creato dalla penna di Westlake, conosciuto appunto come Parker, criminale di professione con un codice d'onore impeccabile, pianificatore di furti impossibili, che non ruba ai bisognosi, uccide solo se è necessario e la cui passione è la vendetta, è il protagonista di due dozzine di thriller che hanno conquistato un vasto seguito di fan. Questo spiega forse il motivo per cui la neonata Indie Pictures, in cerca di titoli per arricchire il listino 2014, è andata a ripescare dal fondo dell'armadio questa pellicola passata a dire la verità piuttosto inosservata in patria e nel resto del mondo, tanto da sembrare quasi uno dei tanti prodotti di genere senza particolare ambizione destinati direttamente a cercare fortuna nel mercato dell'home video.

My name is Parker
Quello che costituisce evidentemente un ulteriore motivo di interesse, oltre al fatto di essere tratto da una franchise letteraria di successo, è che per la prima volta il personaggio di Parker arriva sullo schermo portando finalmente il suo nome: perché forse non tutti sanno che lo spietato criminale dal codice etico incrollabile è stato già più volte preso a modello per numerose pellicole ispirate alla serie, specialmente al primo romanzo The Hunter, tra cui ricordiamo Payback, dove il vendicatore Mel Gibson si chiamava Porter, oppure Senza un attimo di tregua, dove Lee Marvin si chiamava Walker. Questo perché Westlake non aveva mai voluto cedere agli studios i diritti del personaggio, cosa che ha fatto invece la di lui vedova dopo la morte dello scrittore avvenuta prematuramente nel 2008, per cui questo è il primo film dove il nome del personaggio viene utilizzato e la storia è l'adattamento ufficiale di un suo romanzo.

Fuoco a volontà

Il film è infatti tratto da Flashfire: fuoco a volontà, scritto da Westlake con lo pseudonimo di Richard Stark, primo della cosiddetta seconda serie di romanzi, cominciata dopo una pausa creativa di 23 anni, dove si nota una maturazione del personaggio e dei toni caratterizzati da maggiore calore e umanità rispetto a quelli più freddi da noir classico della prima collana. Meticoloso e spietato come al solito, troviamo Parker (Jason Statham) alle prese con l'ennesima rapina in cui viene coinvolto da Hurley (Nick Nolte), che lo convince ad unirsi ad una banda capitanata dal poco raccomandabile Melander (Michael Chiklis): ma stavolta qualcosa va storto, qualcuno dalla banda non rispetta le direttive e la rapina ha effetti collaterali mortali che coinvolgono degli innocenti. Inaccettabile per il rigoroso codice di Parker, che rifiuta la proposta di rinvestire il ricavato nel prossimo grande colpo della banda che a questo punto non potendolo avere come complice tenta di eliminarlo. Sopravvissuto all'agguato, il suo unico scopo sarà di vendicarsi degli uomini che lo hanno tradito: nella sfarzosa Palm Beach, aiutato da Leslie (Jennifer Lopez), una determinata quanto incasinata agente immobiliare, giungerà alla resa dei conti con la banda che ha in ballo una rapina da cinquanta milioni di dollari.

Killer e gentiluomo

Le radici che affondano nella letteratura di genere di successo, insieme alla presenza del ruvido Jason Statham, erano premesse interessanti per un curioso ibrido tra noir hard boiled e action movie, a metà tra revenge e heist movie, un potenziale B-Movie a base di rapine e violenza con confezione e cast di lusso insomma, visto anche la presenza di grido di J.Lo che fa comunque notizia. Purtroppo il film non riesce proprio a decollare e soprattutto ad avere una sua identità, indeciso tra momenti di azione non sempre riusciti e lunghi intermezzi verbosi che tolgono completamente ritmo alla narrazione: troppo noioso e poco movimentato per intrattenere come film d'azione, poco elegante e privo di tensione per risultare un noir avvincente. Troppi i difetti per un risultato né ironico né adrenalinico, tranne forse per un paio di scene più riuscite su tutte quella dell'agguato del killer in albergo. Oltretutto la regia classica del navigato settantenne Taylor Hackford, (Ufficiale e Gentiluomo, L'avvocato del Diavolo, Ray), mal si adatta al potenziale fracassone di Jason Statham, che sembra doversi limitare e perdere tempo in chiacchiere invece che agire come uno schiacciasassi da par suo, imbrigliato in una sceneggiatura zoppicante e improbabile, che rende le azioni del protagonista per la maggior parte immotivate e difficilmente credibili (ma perché ingegnarsi tanto se alla fine era così semplice entrare in casa dei cattivi e prenderli alle spalle...?).

Cockney cowboy

Eccessivamente lungo per la semplicità della storia, con dei buchi imperdonabili nello script come il personaggio di Nick Nolte che ad un certo punto sparisce senza motivo. Jennifer Lopez, oltre ad uno strip fronte-retro, aggiunge davvero poco al tutto, causa un personaggio piuttosto inutile per quanto simpatico e svampito, talmente forzato rispetto al resto della storia che sembra quasi l'abbiano inserito in un secondo momento, giusto per averla sul poster (ma perché inizia a flirtare con Parker? Non sembra esserne convinta neanche lei...); tra l'altro lui è anche fidanzato per cui non torna neanche buona almeno per un pizzico di banale romance. Le motivazioni che fanno fare e dire le cose ai protagonisti sono talmente poco credibili (come il cappellone da cowboy dell'inglesissimo Statham che prova a spacciarsi per texano, o la parrucca del travestimento da prete, quasi più finta dei trucchi di Bruce Willis in The Jackal) e supportate da dialoghi a volte davvero esasperanti, che alla fine neanche il desiderio di vendetta e il suo rigido codice di principi e morale, motore delle azioni di Parker, sembrano continuare ad essere tesi sostenibili. Si resta con la sensazione di generale inutilità e soprattutto di un'occasione di divertimento mancata, che è ancora peggio.

Movieplayer.it

2.0/5